La terra dei figli, di Gipi - anteprima 01Vi invitiamo a leggere la lunga e interessante intervista a Gipi che l’autore pisano ha rilasciato a Wired. La discussione parte dal gioco di carte che il fumettista sta contribuendo a realizzare, Bruti, si sposta sullo stile di vita appartato che l’artista notoriamente conduce da qualche anno, per poi spostarsi direttamente sul fumetto.

Pacinotti rivela infatti lo scheletro della trama del suo prossimo fumetto: La terra dei figli. Ecco cos’ha raccontato.

 

Sono 300 pagine, penso che sia impossibile che esca per novembre. A meno che non mi scopra dei superpoteri da qui a una settimana e smetta di mangiare e dormire.

In un primo momento lavoravo su tre storie. Ma è come per gli spermatozoi: ce ne sono tanti che si battono, e alla fine, inevitabilmente, solo uno arriva a destinazione. Credo che La terra dei figli alla fine l’abbia spuntata.

La storia è ambientata in un futuro imprecisato dove una società vera e propria non esiste più. È successo qualcosa, un evento che viene nominato soltanto come “la fine”. Gli uomini rimasti vivono di stenti, si organizzano in enclave o piccole tribù. La società civile come la conosciamo è una cosa da dimenticare.

In questo scenario seguiamo la storia di un padre con due ragazzini. La vicenda gira tutta attorno a loro. È la prima volta che una mia storia si basa tutta su una trama inventata, senza artifici di narrazione, voce off, poesia varia. C’è solo tempo e dialoghi ne La terra dei figli. Non ci sono neppure ellissi temporali. È una narrazione da maniaco, a passo uno. Per questo, anche per questo la storia sarà lunga.

Nella mia ambientazione non c’è niente. Un azzeramento totale della società. Chi seguiamo abita in una vecchia baracca da pesca su un lago. Pesci morti. Acqua. Due pannocchie. Non c’è più niente. Non c’è più una società. L’unico pensiero è di riuscire a mangiare prima di andare a dormire. La storia, però, gira tutta intorno alla questione padri e figli.

La città del decoroIncalzato dall’intervistatore, Gipi ha anche rilasciato un piccolo commento a La Città del Decoro, il fumetto che Zerocalcare ha realizzato per Repubblica.

Penso che forse Michele ha sbagliato a usare il suo talento per una operazione come quella. Il disegno è una cosa santa. Il talento è una cosa da proteggere. E quindi usarlo per una querelle con un blog, per quanto possa starti sul cazzo, lo vedo come uno spreco.

Ma questa è la voce del me invecchiato. Figurati che con gli anni sono anche guarito dall’essere di sinistra, quindi vedo le cose in modo meno chiaro e meno facile. Sono diventato schifosamente democratico e penso che chiunque, pure la peggiore delle merde debba avere diritto di dire la sua, anche se quello che dice ci fa ribrezzo.

Quindi penso che il blog Romafaschifo debba poter fare quello che fa. E credo che chi vuole criticarlo debba poterlo criticare. Però questo è un piano diverso dall’espressione artistica.

Non avrei usato una cosa santa come il disegno per una polemica di quel tipo.

Non mi ci sarei sporcato le matite. Ma lo dico ora, probabilmente da giovane avrei fatto lo stesso.

 

Fonte: Wired