Una chiacchierata tra colleghi. Il problema è che si tratta di due signori con qualcosa in comune, ed è ben più del taglio di capelli alla Yul Brynner a fine carriera. Warren Ellis e Grant Morrison sono due dei più influenti e apprezzati autori del fumetto mondiale degli ultimi venti anni. Ecco perché la loro piccola discussione pubblica alla British Library di Londra risulta piuttosto interessante, soprattutto nel contesto polemico che un loro terzo collega, ancor più influente e importante e a cui non garba moltissimo essere nominato a sproposito, ha posto in essere qualche mese fa. Morrison e Elis parlano di supereroi e, pressappoco, dicono quanto segue.

Tutt’altro che da sottovalutare la potenza narrativa degli eroi in costume secondo entrambi. Morrison non nasconde il fatto che la storia e lo stratificarsi di storie dei supereroi siano una delle componenti più interessanti, che lo hanno spinto a lavorare con essi nel tentativo di inserirsi in una tradizione decennale e contribuire a una vera e propria mitologia in costante cambiamento eppure con radici molto profone. Un aspetto, questo, che è stato cancellato da New 52 e dal reboot delle vicende degli eroi DC. Morrison ha digerito a fatica, pare.

Ellis si spinge ancor più lontano, paragonando i supereroi alla Commedia dell’Arte. Personaggi con caratteristiche fisse posti in situazioni fortemente codificate che, proprio sulla base di questa apparente rigidità, permettono allo scrittore di far emergere la propria personalità e il proprio stile in maniera differente da ogni altra forma di narrazione fumettistica. C’è stato anche spazio per il tema della rappresentazione della donna, piuttosto stereotipata nel genere: Ellis ha fatto alcune sarcastiche considerazioni sulla scarsa immaginazione dei primissimi autori di comics supereroistici, spesso chiusi in una stanza a lavorare per lunghe ore e con l’occasione imperdibile di disegnare un paio di gambe o un paio di tette.

Considerazioni anche sul cinema di genere. Ellis sostiene che i film tratti dai fumetti possano certamente fare rumore e attirare l’attenzione, ma non in maniera decisiva. Sono sempre le storie a fare la differenza, e storie di due sole ore hanno un effetto trascurabile sul pubblico. Più interessante invece il discorso sulle serie tv. L’autore di The Authority è molto curioso di vedere come le serie per Netflix della Marvel, dal respito ampio e ramificato, possano portare la forma narrativa cartacea dentro un contesto di piccolo schermo.

Interessanti anche le considerazioni di Grant Morrison sui supereroi come occasione di parlare di un possibile futuro dell’umanità: augurarsi che possa essere super-compassionevole o super-connessa o super-veloce. Indicare una via verso un modello positivo o non necessariamente tale per tutti gli uomini del mondo e per i lettori.

Una chiacchierata interessante tra due personalità decisamente non neutre del comicdom.

Fonte: Bleeding Cool