DIE, secondo Kieron Gillen, parla della fantasia in generale, dei suoi usi, del suo scopo, e i giochi di ruolo sono un ottimo modo per mettere in scena questi temi. Così come lo è la cultura nerd, da sempre sulla difensiva nei confronti di un mondo che non l’accettava fino in fondo. Oggi, però, i nerd hanno vinto.

 

DIE #1, anteprima 02

Gillen – Oltre a scrivere la storia, ho progettato dal niente un intero sistema di gioco. Il mio piano originale era di pubblicarlo come contenuti aggiuntivi, ma poi ho capito che rivelarlo anche solo in parte significava fornire degli spoiler importanti sui finali di alcuni numeri e del primo arco narrativo. Quindi, spero di farlo circolare in forma di PDF, a un certo punto della pubblicazione della storia. Vi permette, di fatto, di giocare la vostra versione personale del primo arco in un paio di sessioni di gioco.

Le sessioni di prova, per ora, sono andate bene. Oltre a rendere questa cosa interessante per i giocatori, sono anche consapevole del fatto che ci saranno un sacco di lettori comuni, che non conoscono i giochi di ruolo, che potrebbero voler provare. Proprio come DIE, sto cercando di rendere le regole del gioco annesso accessibili a tutti e, contemporaneamente, emotivamente potenti.

Hans – Molti dei personaggi sono ispirati ai miei amici o anche a me stessa. Per lo più, cerco di immedesimarmi in ognuno e di disegnarlo come mi sembra più giusto. Il mio stile è molto intuitivo e ho imparato a seguire il mio istinto. A essere onesta, il mio processo creativo è un casino. Niente ha un aspetto compiuto sinché non lo uso a tutti gli effetti. I miei schizzi sono orribili e i miei pensieri caotici, ma alla fine tutto trova un equilibrio. Per questo fumetto in particolare, ho usato un po’ di riferimenti pop della mia infanzia, soprattutto per gli abiti, ispirati un po’ a Legend.

Gillen – Una delle grandi idee di Stephanie è che uno dei protagonisti fosse uno di quei metallari sensibili che trovi nelle scuole d’arte, che disegnano intricate tavole fantasy invece di fare i compiti. Si tratta di una persona che conosco benissimo, ma che non ho mai visto nella cultura pop. Il mondo post-Spinal Tap e post-Fusi di Testa ha creato un’idea del metallaro alla Bill e Ted. Ma ben poche persone reali sono rappresentate da quel tipo di persona.

 

Non solo la cultura metal, ma anche l’estetica degli anni Novanta è stata centrale nel dare a DIE l’aspetto che vedremo sulla pagina. Un lavoro che Gillen stesso confessa essere complesso, voler tenere insieme moltissimi aspetti diversi, che, nelle sue intenzioni, vuole apparire come un “Jumanji gotico”.

Sicuramente, uno dei titoli su cui punteremo gli occhi con maggiore interesse, non appena arriverà nelle librerie.

 

DIE #1, anteprima 03

 

 

Fonte: Hollywood Reporter