Quando lavori per “Amazing Spider-Man” o “Star Wars” hai tra le mani dei personaggi pensati crossmediali: come ti poni con questo modo di lavorare, con le diverse declinazioni degli eroi a seconda dei diversi media e con figure che hanno una grande storia alle spalle? E come cambia il lavoro in previsione di espansioni, nuove o ripetute, su altri media?

Darth Vader #25, copertina di Giuseppe Camuncoli ed Elia Bonetti

Per quanto mi riguarda, non cambia molto. Questi sono tutti spunti che vengono dall’alto, delle direttive decise dai comitati creativi della Marvel per capire se qualche iterazione su altri media possa diventare un fumetto o viceversa. Tutto sommato noi disegnatori abbiamo poca voce in capitolo, ancor meno degli sceneggiatori, e veniamo chiamati magari per studiare il nuovo design di un personaggio. Per esempio, su “Darth Vader” mi sono divertito a creare personaggi, oggetti, location, jedi… la stessa cosa che ho fatto su “Amazing Spider-Man” e su altre serie, pur sapendo che quello è un ambito totalmente diverso.

Al di là della veste grafica, come nei casi di “Clone Wars”, più per bambini, e delle versioni Lego, l’universo di “Star Wars” mantiene una compattezza e una coerenza molto diversa rispetto all’Universo Marvel, dove ci sono talmente tanti personaggi e versioni differenti legate a rilanci, rivoluzioni e cambiamenti avvenuti nel tempo che garantisce maggior libertà di movimento. Con “Star Wars” è sempre tutto molto più ragionato e misurato.

La serie di Vader che ho portato a termine ha avuto fine dopo venticinque numeri anche per non mettere troppa carne a fuoco, stesso discorso fatto per quella di Kieron Gillen e Salvador Larroca. Tutto diventa canone una volta realizzato, quindi ci si concentra su periodi limitati per raccontare belle storie senza alterare più di tanto l’assetto generale della serie.

C’è qualche personaggio di tua ideazione a cui sei particolarmente legato? 

Darth Vader #1. anteprima 01

Su “Star Wars” ho avuto la possibilità di realizzare il character design degli Inquisitorius, gli inquisitori di “Clone Wars”, che non erano mai stati mostrati visivamente fino a quel momento. Il look è stato scelto da me in comune accordo con la Marvel e George Lucas. Quando esce il numero in cui debuttano e dopo due secondi su Wookiepedia c’è già una pagina su di loro, la sensazione è davvero stranissima!

Poi, c’è un jedi di mia creazione, Kirak Infil’a, sopravvissuto all’Ordine 66 e a cui Darth Vader ha strappato la spada. Nello specifico, questa è una rivelazione fatta durante la nostra serie: i sith non costruiscono le loro spade, devono strapparle a un Jedi con un atto di violenza facendo sanguinare il cristallo e rendendolo rosso. Inoltre, c’è un fucile alimentato a spade laser. Per carità, come tutto il resto è farina di Charles Soule! Ho realizzato questa scena in cui Jocasta Nu, l’archivista jedi vista – mi pare – in “Episodio II”, entra in scena con una serie di azioni spettacolari, pur essendo molto anziana. Trova questo fucile, le cui cartucce sono spade laser, che si alimenta dell’energia del Cristallo Kyber. È una delle cose che mi sono piaciute di più!

Per quanto riguarda “Ragnoverso”, ho avuto campo libero. In particolare durante la realizzazione di una splash page, descritta pressappoco così: “Inventati tutte le versioni alternative di Spider-Man che vuoi”, e lì, in piccole finestrelle ho inserito uno Spider-Man Rorschach, uno Corto Maltese… e anche uno Spider-Man Tex, ribattezzato poi Webslinger. Quest’ultimo in particolare è piaciuto molto a Dan Slott, al punto da infilarlo in una scena in cui cavalca velocemente su un grattacielo. Ora è stato ripreso anche in “Spider-Geddon”. Sono delle figatine che, tutto sommato, fanno sempre molto piacere.

Amazing Spider-Man #9, anteprima 01

Oltre a questo aspetto del tuo lavoro, un’altra componente importante è sicuramente legata all’insegnamento. In qualità di direttore artistico e docente della Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia, come si articola il tuo lavoro in questo frangente?

Abbiamo aperto il franchising con la sede di Roma, nel 2008, e il mio lavoro si articola in più fasi. Per quanto riguarda la direzione artistica, organizzo gli slot dedicati a ogni docente, ognuno della durata di tre mesi, così da avere sei docenti durante l’anno che possano confrontarsi con i ragazzi su una parte specifica di programma particolarmente congegnale a ogni professionista coinvolto. Penso sia fondamentale avere solo persone attualmente al lavoro nel mercato all’interno del corpo insegnanti, individui al corrente di quello che accade nell’intera industria.

Vault of Spiders #1, copertina di Giuseppe Camuncoli

Per quanto riguarda la docenza, al primo anno insegno storytelling. Avendo macinato tantissime tavole ed essendo la parte che più mi diverte, penso sia uno degli aspetti in cui posso dare di più. Per me, il fuoco sacro del Fumetto è scegliere le inquadrature, far scorrere le immagini, scandire la narrazione, e in questo penso di avere tanto da dare. Al terzo anno, quando gli studenti realizzano prove di portfolio per tutti i mercati di riferimento, francese, bonelliano e americano, mi occupo di quest’ultimo: realizzo un laboratorio didattico molto vicino alla realtà, così il singolo studente può capire se può essere o meno di suo interesse il mercato a cui vorrebbe dedicarsi.

Offro ai ragazzi la possibilità di lavorare su sceneggiature Marvel e DC Comics – editori sempre molto disponibili in tal senso – che gli fornisco direttamente io. Da “Spider-Gwen” a “Batman”, per mostrare la varietà del mercato. Oppure, se gli studenti non sono interessati a quel genere di lavoro, spiego loro come funziona il mercato dei creator owned: Image Comics, BOOM! Studios, IDW Publishing, ossia editori che offrono molta libertà. Alcuni ragazzi, se sono veloci, sperimentano entrambe le cose.

Il mio trimestre coincide volutamente con Mantova Comics, dove spesso e volentieri sono venuti editori americani, e lì molti miei ex studenti hanno avuto occasione di confrontarsi e, talvolta, cominciare a lavorare con loro. Ovviamente io non metto mai voce in capitolo, per un discorso di trasparenza e imparzialità. Vederli realizzarsi è la soddisfazione più grande, e credo che dargli consigli per trovare la propria strada sia davvero il massimo che si possa offrire. La scelta finale è sempre del ragazzo: è un futuro autore, quindi il docente deve anche capire quando fermarsi e lasciare che si prenda le proprie responsabilità.

Al primo anno è importante rispettare le consegne settimanali per migliorare e prendere le abitudini al ritmo, mentre al terzo anno è necessario dare il massimo sulle pagine richieste per le portfolio review, presentandosi nel modo migliore possibile. Considera che i ragazzi che, negli anni, sono finiti a lavorare per la Marvel sono quelli che di loro iniziativa hanno sempre lavorato di più, anche su due o tre sceneggiature, che hanno palesemente quel “fuoco sacro” e sono in grado di autogestirsi.

Darth Vader #1, anteprima 02

Ultima domanda: sei membro fondatore dell’Italian Job Studio: cosa puoi raccontarci di questa esperienza?

Diego Malara, Francesco Mattina, Stefano Caselli, Riccardo Burchielli e io siamo i fondatori dello studio, e continuiamo a esserne membri. Ognuno di noi vive in una città diversa, facciamo dei meeting su Skype e ci incontriamo tre o quattro volte l’anno, una scusa anche per ritrovarsi tra amici, fattore importantissimo. Abbiamo sempre avuto molta affinità e negli anni abbiamo lavorato prevalentemente su cose che con il fumetto c’entravano solo in maniera limitrofa, tranne rari casi, come “Highway to Hell”. Ci siamo mossi nel campo dell’animazione, dei videogiochi, del character design per serie televisive e Cinema. Un po’ per diversificare, un po’ perché ci piace, un po’ perché ormai tutto sarà sempre più connesso.

Attualmente siamo al lavoro su un progetto di cui non possiamo parlare, che ha tempistiche molto, molto lunghe, e che speriamo possa sbloccarsi molto presto. Il problema vero, in questi casi, sono solo gli incastri: avere la capacità di poter prevedere quanto tempo possa volerci per fare una cosa e rispettare quanto programmato, o comunque prevedere un piano B e un piano C. Tendenzialmente, sono ottimista e credo di poter portare a termine il lavoro nei modi e nei tempi concordati, però sono pronto e allenato a ragionare su soluzioni alternative rapide, efficaci e indolori per salvare la situazione.

Nel 1996 ho fatto l’animatore in un villaggio turistico, un’esperienza lavorativa che mi ha dato tantissimo a livello di problem solving: oltre alle attività giornaliere, c’erano sempre tre o quattro imprevisti a cui far fronte, personalmente o collettivamente. Questo mi ha dato strumenti utilissimi per la vita e per il lavoro.

 

Giuseppe Camuncoli