Veniamo a Sergio Bonelli Editore e a “Dylan Dog”: dopo l’egregio esordio con “La fiamma“, ci saranno altre occasioni di vedervi insieme sull’Indagatore dell’Incubo?

Caluri – Sì. Abbiamo un’idea che ci stuzzica parecchio, che è già stata approvata da Roberto Recchioni. Ma dovremo aspettare qualche anno, a causa dei lavori in corso, che ci stanno prendendo un bel po’ di tempo.

Pagani – Lavorare su “Dylan Dog” è stato incredibilmente divertente e stimolante, per cui, a Roberto piacendo (e con lui ci siamo sempre trovati benissimo), direi proprio di sì.

“La Fiamma” si rifà a uno degli aspetti più rappresentativi della creatura di Tiziano Sclavi, l’attenzione alle problematiche sociali, alle tendenze e ai costumi contemporanei: è questo il Dylan Dog che prediligete?

Nirvana Leaks – L’Ispettore Budda, pag. 24

Senza dubbio, anche perché è quello che conosciamo meglio e apprezziamo di più. “La Fiamma” è stato riconosciuto da molti come uno degli albi più sclaviani in questo senso, ma da altri è stato detestato in quanto – a detta loro – mancava l’orrore. Questa cosa ci ha fatto sorridere, perché in quelle 94 tavole abbiamo trattato, in maniera allegorica, di un orrore che è reale e concreto. Molto più che non zombi e fantasmi, che comunque nelle storie di Dylan non sono mai stati solo zombi e fantasmi.

Non capire questo vuol dire non aver mai compreso il personaggio. Un personaggio che, più che fornire risposte certe, e sicurezza granitica, solleva domande, insinua dubbi, innesca riflessioni, con buona pace degli habitué. A volte, leggendo certi commenti o certe critiche circa la gestione di “Dylan Dog”, sulla pagina del personaggio o su quella del curatore Roberto Recchioni, viene da chiedersi che fumetto abbiano letto per tutti questi anni, certi lettori.

Chiaramente vi seguiamo e apprezziamo anche separatamente, e sappiamo che Daniele è alle prese con una sceneggiatura di Gabriella Contu. Puoi svelarci qualcosa al riguardo?

Caluri – Quando mi è arrivata la sua sceneggiatura ho pensato che fosse un’autrice abbondantemente navigata, di cui non sapevo nulla per ignoranza mia. Quando mi hanno detto che era al suo esordio su “Dylan Dog” ci sono rimasto di sasso: ha scritto una sceneggiatura di ferro, asciutta e crudissima (come piace a me, e questo Roberto lo sa), senza sbavature o imperfezioni. E va in una direzione che, come accennavo prima, mi stimola molto. Perché ne farà incazzare tanti. Ma tanti. Per questo, e per come stiamo conducendo la storia, con Gabriella è scattata un’intesa immediata. E quand’è così, è festa.

Con Bruno Cannucciari, invece, Emiliano ha firmato l’ottimo “Kraken“. Bolle qualcos’altro in pentola insieme a lui o ad altri artisti?

Nirvana Leaks – L’Ispettore Budda, pag. 43

Pagani – Sì, dopo il grande successo di “Kraken”, io e Bruno realizzeremo un altro albo insieme. Abbiamo lavorato bene, ci siamo divertiti, abbiamo goduto nella realizzazione di ogni tavola e questo impegno, questa passione, si vedono – come hanno riconosciuto in tanti – anche nel risultato finale.

Siamo rimasti davvero contenti dell’accoglienza ricevuta, così come del fatto che, dopo nemmeno venti giorni dall’uscita, siamo stati contattati da Soleil per farne un’edizione francese.

Il nuovo volume tratterà di un’altra storia cupa, con ambientazioni e atmosfere completamente diverse rispetto a “Kraken”, ma ugualmente dense di mistero e angoscia, con particolare attenzione a certe dinamiche sociali che ci stanno particolarmente a cuore. Ho appena concluso la sceneggiatura e ne sono particolarmente contento, ma per il momento non posso né voglio dire altro.

Per caso avete un progetto nel cassetto oltre a quelli che abbiamo appena citato? Una volta accennaste al desiderio di realizzare una storia con un Diabolik più crudo, o comunque caratterizzato da un soggetto duro alla Garth Ennis…

Caluri – Eh, quello è un sogno che rimane. Accostare alla serie regolare una linea diversa, libera, in un contesto reale e con contenuti più maturi e violenti, considerando che “Diabolik” è un ladro e un assassino. Un po’ come Ennis ha fatto con il Punitore, per fare l’esempio più illustre. Ne parlammo anche con Mario Gomboli, ma non abbiamo ottenuto granché, ah ah ah!

Pagani – Sì, progetti nel cassetto ne abbiamo almeno due o tre e, piano piano, li stiamo portando avanti. Certo, realizzare un “Diabolik” (un solo albo) alla nostra maniera è un sogno che teniamo nel cassetto ormai da anni e che tiriamo fuori ad ogni intervista nella speranza che prima o poi qualcuno ci consenta di realizzarlo.

Essendo voi due degli attenti osservatori della realtà, vorremmo chiudere questa intervista chiedendovi un parere sulla paura che di questi tempi sembra farsi sempre più concreta: secondo voi, c’è un reale pericolo neofascista per l’Italia o è solo l’ennesima esagerazione dei media?

Caluri – Boh, “attenti osservatori della realtà”… come tanti altri, dai, con uno sguardo che fa l’altalena fra lo sgomento e il disincanto. Cerchiamo di informarci per quanto ci è possibile, cercando di tenere presente quali siano i limiti e le trappole di questa necessaria attività.

Quanto ai (neo)fascisti non mi sentirei di parlare di un pericolo, perché sono già realtà. E questo a prescindere dalla presenza di loro rappresentanti o meno in Parlamento. Fascista è un’ampia fetta della popolazione italiana, oltre ad ampi settori di uno Stato che, a differenza della Germania, non ha voluto fare i conti con quel suo orribile passato. Abbiamo preferito “pacificare” la nazione preferendo l’oblio, la distorsione delle informazioni, il revisionismo e l’insabbiamento a un processo come quello di Norimberga. Il risultato è che la Cassazione può distorcere la Legge Scelba interpretandola in modo scandaloso, come abbiamo visto pochi giorni fa, e quindi i fascisti si sentano legittimati a compiere azioni sempre più preoccupanti. Altro che esagerazione dei media.

Pagani – Il fascismo, così come il nazismo, nasce dall’ignoranza e il nostro è un Paese sempre più profondamente e orgogliosamente ignorante, per cui…

 

Emiliano Pagani e Daniele Caluri