Jeff Lemire è diventato un importante autore di fumetti scrivendo e disegnando storie personali che esaminano l’animo umano e infrangono i confini tra i generi con una forte potenza narrativa. Dal 2014, dopo aver terminato Sweet Toth e Trillium per la Vertigo, l’artista canadese si è concentrato sul suo lavoro di sceneggiatore, dividendosi tra titoli creator-owned come Descender per Image Comics e Black Hammer per Dark Horse, e comics supereroistici quali Extraordinary X-Men e Old Man Logan per la Marvel.

Ma in tutto ciò, Lemire ha anche disegnato un paio di progetti: A.D.: After Death di Scott Snyder – in partenza a novembre – e Roughneck, graphic novel che vedrà la luce nella primavera 2017 e già annunciata per l’Italia da BAO Publishing. Ma c’è un altro fumetto a cui l’autore ha lavorato “in segreto” come autore completo per Image: Royal City, serie che dovrebbe esordire il prossimo marzo e che dovrebbe coprire una ventina di numeri.

Il sito americano Comic Book Resources ha potuto leggere in anteprima il primo numero, già completato e ha intervistato l’autore per scoprire qualcosa in più.

 

Ho adorato il primo numero di Royal City e al momento sto guardando Bloodline su Netflix. Perché ci piace tanto osservare opere di finzione incentrate su famiglie disfunzionali?

Jeff LemirRoyal Citye – [ride] Quando racconti storie di famiglie, ci sono sempre tutte queste sottotrame interne. Non puoi fuggire dalla tua famiglia anche se non ti piace e questo crea legami e tensioni dai quali non ti puoi separare. L’ho sempre trovato un aspetto interessante, non credo esista una famiglia perfetta. I membri della famiglia Pike di sicuro si amano reciprocamente, ma come in ogni famiglia ci sono un sacco di questioni irrisolte e eventi passati che rendono tutto più complesso di quanto dovrebbe essere.

Nel primo numero l’intento è quello di introdurre la famiglia e la cittadina, ma ti ritrovi immediatamente catapultato nelle loro dinamiche. Non vediamo la famiglia formarsi dall’inizio a Royal City, non vediamo i ragazzi crescere; la vicenda inizia con i figli già adulti e ci sono molte storie mai narrate che approfondirò con il prosieguo della serie. Farò rivelazioni attraverso uno strumento con cui mi piace giocare, i salti temporali, perciò racconterò la storia nel passato e nel presente; è qualcosa che ho già fatto in Essex County e Il Saldatore Subacqueo, ed è uno dei miei stratagemmi narrativi preferiti. Questa serie regolare mi permetterà di sviluppare questa tecnica sul lungo termine.

Non voglio svelare troppo, visto che mancano ancora nove mesi al lancio della serie, ma c’è una frase grandiosa nella prima pagina che sancisce in modo piuttosto chiaro che “Qui le cose sono differenti”.

Lemire – C’è un confine sottile nel quale puoi rientrare – e penso di esserci rimasto in passato con il Saldatore e Essex – facendo accadere cose magiche o fantastiche, ma senza farle diventare sovrannaturali. Le persone usano il termine “realismo magico”. Ci sono cose straordinarie, incredibili, ma non sono sovrannaturali o fantascientifiche. Sono parte della vita di tutti i giorni, sono più l’espressione poetica di ciò che succede ai personaggi. Royal City ha un’ambientazione realistica, una città industriale in rovina, ma c’è qualcosa di strano e forse anche magico che riguarda la famiglia Pike, e più avanti anche l’intera città.

Il primo numero è un albo di 40 pagine soddisfacente anche come storia autoconclusiva. È come un meraviglioso e strano episodio di Ai confini della realtà, con un finale spettacolare.

Royal CityLemire – Grazie. Facendo un lavoro del genere, voglio ricompensare i lettori ogni mese, il più possibile. Voglio mantenere un pubblico mensile e non solo lettori casuali che aspettano i colpi di scena e le rivelazioni; lo capisco, ma preferisco costruire un gruppo di fedeli lettori di Royal City, rendendo l’esperienza speciale per chi seguirà la serie. Specialmente nel primo numero, ho voluto inserire molti elementi della storia per catturare il lettore in questo mondo.

Ogni albo di Royal City conterrà del materiale che poi non sarà inserito nell’eventuale raccolta in volume. Perciò il primo albo numero avrà 40 pagine di storia, più alcuni contenuti speciali e retroscena che immergeranno il lettore nella vicenda. Manterrò il tutto all’abbordabile prezzo che avrebbe un fumetto di 20 pagine e spero che questo attiri molte persone. Vorrei inserire materiale aggiuntivo ogni mese. Solitamente i fumetti Image hanno 22 pagine di storia, qualche contenuto extra e della pubblicità, ma voglio provare a usare tutte le 32 pagine a mia disposizione e fare in modo che siano interamente dedicate a Royal City, senza alcuna inserzione pubblicitaria.

Per esempio, nel primo numero ci sarà un quotidiano conservato da uno dei figli sin dagli anni ’90, quando era un adolescente. Il secondo numero conterrà le recensioni del romanzo di Patrick pubblicate sul New York Times. Saranno elementi che riveleranno alcuni momenti del suo passato e come i suoi libri siano stati ben accolti nel corso della carriera. Facendo questo, il materiale che poi non sarà raccolto in volume contribuirà mensilmente a costruire la storia della famiglia; voglio rendere importante la pubblicazione mensile, così che i lettori non possano aspettare di acquistare solo la raccolta in volume.

Mi fa piacere che tu abbia citato Patrick Pipe, perché ti avrei chiesto di parlarmi di lui. Lo hai definito “il tuo doppelgänger al contrario”.

Royal CityLemire – Sì, penso ci sia un po’ di me in ogni personaggio della famiglia, anche se in modo esagerato, una versione estremizzata di me. Pat è la figura con cui posso fare paragoni più facilmente: ha la mia stessa età, è cresciuto in un piccolo paese per poi trasferirsi in una grande città, come me, e si scoprirà che la sua carriera è molto simile alla mia. Ha lavorato come cuoco e nel frattempo ha continuato a scrivere, fino a quando non ha raggiunto il successo con il suo romanzo intitolato Royal City, ambientato nella sua città natale, come ho fatto io con Essex County. Poi la sua carriera è scesa in picchiata, e questo grazie al cielo a me non è ancora successo. [ride]

Una volta raggiunto il successo prende delle cattive scelte artistiche e si perde nell’essere diventato una celebrità. Quando lo conosciamo è alla disperata ricerca di un modo per tornare in vetta, ha grossi problemi economici e il suo matrimonio non va per il verso giusto. È come sarei io se avessi fatto quelle scelte sbagliate dopo Essex County, ma fortunatamente la mia vita è andata nella direzione opposta. Però è divertente esplorare come sarebbero potuto andare le cose, il lato oscuro degli eventi.

Io leggerei un libro intitolato “Teste di canoa”.

Lemire – [ride] Nessun altro lo ha fatto. O almeno, a nessuno è piaciuto. È il suo secondo romanzo con un accoglienza negativa, e non riesco a immaginare come avrebbe potuto essere altrimenti, con un titolo così.

In coda a uno degli albi potremo leggere un capitolo di Teste di canoa?

Lemire – Sono sicuro di sì. Ci saranno capitoli estratti da ognuno dei suoi libri.

Nelle tue storie hai esplorato molte storie familiari e più nello specifico relazioni padre-figlio. In Royal City c’è una madre al centro della vicenda.

Royal CityLemire – Giusto. Fin dall’inizio della mia carriera ho esplorato il rapporto padre-figlio, prima in Essex, poi nel Saldatore e in Sweet Tooth. Ho raccontato quel tipo di storie ma mi sono reso conto di non aver mai affrontato una reale relazione madre-figlio, perciò ho un sacco di possibilità da esplorare.

Patty è la figura matriarcale della famiglia, in ogni senso. È una figura molto forte con una grande personalità e col tempo scopriremo la sua influenza su tutta la famiglia. Vedremo ciò che è successo e qual è la sua storia; alcune sue scelte e il modo in cui ha trattato i suoi figli hanno causato molti problemi. Vuole che tutti stiano bene e che la famiglia funzioni, ma le sue azioni spesso faranno succedere l’esatto opposto.

A differenza delle figure paterne nelle mie opere precedenti, Peter non ha una personalità forte e dominante, è il contrario. È timido, mite e sovrastato da Patty.

Hai scritto e disegnato la serie e questo rende il progetto molto più intenso per te come autore.

Lemire – Sì, deve esserlo, dipende tutto da te. Ogni riga sulla pagina è nelle tue mani, l’opera entra a far parte di te. L’intero progetto diventa un processo unico, a differenza di qualcosa di suddiviso come quando collaboro con altri artisti. Qui sono completamente io, nel bene e nel male.

Nell’ultimo paio d’anni è sembrato che abbia più scritto che disegnato, ma la verità è che ho cominciato a disegnare più di quanto non abbia mai fatto prima. Solo che stavo realizzando graphic novel, quindi non uscivano sugli scaffali ogni mese; non è ancora uscito nulla, ma a partire da novembre con AD ci saranno tre mie graphic novel pubblicate in un lasso di 5-6 mesi.

Mi è mancato disegnare per una serie mensile, dopo aver concluso Sweeth Tooth. Mi piace perché mette alla prova la tua disciplina e vedi le tue tavole pubblicate di mese in mese, e non ogni 2 anni come per una graphic novel. Mi piace il feedback dei lettori e che ci siano persone che ogni mese vedono nuovi miei lavori. Penso di essere diventato un disegnatore migliore in questo paio d’anni, mentre lavoravo a queste graphic novel. Come per Trillium, mi occuperò anche della colorazione, è un atto d’amore: ci sei tu, solo in una stanza, e qualunque cosa metterai sul foglio sarà quello che il lettore riceverà. È tutto nelle tue mani, non ci sono editor o collaboratori, perciò è emozionante e spaventoso, ma lo adoro.

Royal CityPerché hai deciso di pubblicare Royal City con Image, invece che con Dark Horse o Vertigo?

Lemire – Il boom della Image nell’ultimo decennio, di cui fortunatamente sono stato parte con Descender e altre opere, è straordinario. Ha dato la possibilità ad autori come me di dedicarsi a progetti personali ed esplorare generi differenti; ora puoi trovare un pubblico per tutti i tipi di fumetti, non solo quelli di supereroi. E penso che sia grandioso. Mi sembra che molti stessero diventando dipendenti dal genere narrativo: “Quel tizio sta facendo un fumetto horror”, “Quell’autore sta realizzando una serie di fantascienza”. Puoi trovare un genere che ha già il suo pubblico di riferimento e fare qualcosa per loro, l’ho fatto anch’io con Descender. Non è qualcosa di cui vergognarsi, mi piacciono le storie di genere, adoro la fantascienza e l’horror, come chiunque altro. Penso però che ci sia un vasto pubblico là fuori che stia cercando qualcosa che non sia direttamente riconducibile a un genere o a un incipit forte.

Guardate come la televisione è cambiata nell’ultimo decennio, siamo entrati nella Golden Age della narrazione TV. Le emittenti via cavo e anche i canali tradizionali sono passati da una televisione più episodica a un approccio simile a un romanzo, con stagioni di telefilm che hanno un inizio e una fine, con risultati eccezionali. Non tutte sono opere di genere, ci sono anche forti drammi umani; ho sempre pensato che il fumetto avesse lo stesso potenziale e si vede spesso con le graphic novel, ma non si trova mai questo approccio nelle serie mensile, eccezione fatta per quando Love and Rockets era mensile, o per Strangers in Paradise di Terry Moore. Non ci sono stati molti drammi umani incentrati sulle vite delle persone, e questa è la principale sfida nel fare una serie di questo tipo a ritmo mensile.

Voglio fare qualcosa di simile a Essex County, ma su base mensile. Voglio affidarmi al formato seriale per realizzare ogni mese un capitolo di un lungo romanzo.

 

 

Fonte: CBR