Difficile non associare Loki all’omonima figura fumettistica dell’universo Marvel, o in tempi più recenti, all’interpretazione di Tom Hiddleston nel corrispondente universo cinematografico. Tuttavia, il dio degli inganni è in circolazione da ben prima del suo alter-ego a fumetti, e molte sono le versioni e le interpretazioni che lo hanno raffigurato in ogni media possibile. A queste sta per aggiungersene un’altra: una nuova interpretazione del figlio adottivo di Odino, realizzata da Eric Esquivel ai testi e Jerry Gaylord alle matite per i BOOM! Studios. La serie ai nastri di partenza si intitola Loki: Ragnarok & Roll e… sì, vede il dio degli inganni cacciato da Asgard ed esiliato sulla Terra (e questa non sarebbe una novità) mettere assieme un gruppo rock con cui fomentare una rivoluzione contro gli altri dei.

Un’interpretazione ironica e corrosiva, che non si terrà alla larga da temi come la politica e la religione, che Esquivel presenta con queste parole.

Per me Thor rappresenta il vecchio modo di fare le cose. È il figlio ottuso di un politico, Odino, le cui uniche abilità consistono nel parlare molto lentamente e nel massacrare i suoi nemici a martellate. In pratica è il George W. Bush degli dèi. Le abilità di Loki sono molto più sottili. È il Signore del Linguaggio. La bellezza dell’era moderna sta nel fatto che la parole finalmente hanno un impatto maggiore della violenza. Edward Snowden ha fatto più danni alla corruzione governativa con un’email di quanto avrebbe potuto fare chiunque con un fulmine. I giovani di Teheran hanno imparato a usare Twitter per mobilitare una protesta in grado di sovvertire un regime nel giro di pochi minuti. Provate a farlo con un martello.

È per questo che la storia di Loki continua a tramandarsi da secoli  e secoli: è universalmente accessibile. Narra cosa significhi essere un genio sottovalutato in una cultura che si dimostra più propensa a impazzire per una partita di calcio che per Magic: l’Adunanza. Loki è il più emarginato degli emarginati. La sua leggenda è la versione originale di “The Big Bang Theory”.

Esquivel non manca di ricorrere a sua volta a una buona dose di ironia e di parole taglienti se qualcuno gli accenna a un potenziale confronto tra il suo Loki e quello targato Marvel.

Credo che la Marvel abbia fatto un ottimo lavoro nel presentare Loki al grande pubblico. Ha usato tutta la potenza economica della Disney per fare un lavoro su grande scala, e di questo sono grato. Ma mi piace credere che il vero Loki, lassù da qualche parte ad Asgard, abbia visto gli Avengers e sia rimasto confuso quanto me dalle motivazioni della versione Marvel. Insomma, odia suo padre perché è un tiranno tracotante, quindi scende sulla Terra per diventare un tiranno ancora più tracotante? È tutta qui la sua motivazione? E Poi alla fine del film scopriamo che era tutto un piano di Thanos? Loki è finalmente libero dal giogo del padre e la prima cosa che fa è cercare un altro patriarca oppressivo da servire? È stato allora che Loki mi ha dato un colpetto sulla spalla e ha ingaggiato me e la mia squadra per raffigurarlo come è in realtà.

Chi desidera esplorare questa versione alternativa del dio degli inganni potrà seguire la miniserie Loki: Ragnarok and Roll a partire dal 12 febbraio.

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Fonte: Comic Book Resources