Non si fermano le notizie riguardo Superman e le novità sulla caratterizzazione dei personaggi che portano il nome dell’Uomo d’Acciaio. Dopo la rivelazione riguardo la sessualità di Jon Kent, figlio dell’originale, tocca a Clark essere toccato dal cambiamento, annunciato durante l’evento DC FanDome.

 

 

Superman better tomorrow

Si tratta della missione generalmente riconosciuta al personaggio, del suo motto programmatico: verità, giustizia e stile di vita americano (il corrispettivo italiano, in realtà variabile a seconda delle traduzioni di “american way”) sono i tre capisaldi che hanno caratterizzato Superman e i suoi obiettivi per la maggior parte della carriera del personaggio. La DC, che sta decisamente rinnovando e rimettendo al passo coi tempi il suo eroe più famoso e primigenio, ha però deciso di cambiare in parte direzione, sterzando verso un motto più inclusivo: verità, giustizia e un domani migliore.

Sono state le parole di Jim Lee, attualmente a capo della divisione editoriale della DC Comics, ad annunciare ai fan questa novità, che va incontro al desiderio di aggiornare il motto a quello che Superman è da decenni: il protettore del globo intero e non di una singola nazione e della sua visione del mondo. Quello dell’american way, dopotutto, è un elemento che fu aggiunto ai primi due durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la militanza antinazista era una bandiera irrinunciabile per il personaggio, cui fu assegnato il compito di rappresentare anche la visione americana della libertà.

Da tempo è in crisi, tuttavia, l’ identificazione di Superman con una prospettiva eminentemente a stelle e strisce. Caso emblematico quel che accadde nel 2011, su Action Comics #900, nella storia The Incident, di David S. Goyer, Miguel Sepulveda, Paul Mounts e Rob Leigh. A fronte di un incidente a Teheran che ha creato frizioni diplomatiche tra Iran e Stati Uniti, Superman si vide minacciare dalla NSA americana. Risultato? Clark, per nulla intenzionato a diventare un grimaldello geopolitico, rinunciò pubblicamente alla nazionalità americana, affermando con forza l’ampiezza sovranazionale della sua missione.

Una scelta che creò polemiche, ma che fu in qualche modo disinnescata da Goyer con queste argomentazioni. Superman non avrebbe fatto tutto questo solo per criticare il governo americano, ma per sollevarlo dalla responsabilità eventuale di suoi atti compromettenti in altri Paesi. Inoltre, la sua identità non era pubblica, all’epoca, pertanto Clark Kent restava ufficialmente americano. Inoltre, Jim Lee e il suo collega e pari di allora, Dan DiDio, scrissero una lettera al New York Post per riaffermare l’aderenza di Superman ai valori americani.

Anche il film del 2006, Superman Returns, diretto da Bryan Singer, aveva dato un piccolo colpo, notato da molti, all’equazione tra il personaggio e gli ideali U.S.A., nella scena in cui Perry White, direttore del Daily Planet, cita il motto in maniera incompleta: “Verità, giustizia e tutto il resto”. Una decisione che causò diverse proteste e interpretata dai più come un modo per rendere la pellicola più amichevole nei confronti del pubblico globale.

Recentemente, durante il rilancio di Future State, lo scrittore Phillip Kennedy Johnson aveva già anticipato un cambiamento che ora è ufficiale: secondo l’attuale visione della DC, nel mondo sempre più globalizzato di oggi e, aspetto non secondario, in un mercato altrettanto globale, l’american way non è più attuale. Un domani migliore, per tutti, per un pianeta Terra sempre più minacciato da pericoli che riguardano tutti quanti e che solo tramite la concordia e la collaborazione tra le potenze possono essere affrontati, pare più contemporaneo e adatto. La pandemia che ancora influisce sulle nostre vite è solo l’ultimo e il più evidente esempio.

 

 

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Fonte: CBR | CBR