Il prossimo 15 di aprile Astorina pubblicherà il primo dei tre appuntamenti speciali dell’anno, dedicati alla collana Il Grande Diabolik.
Il Grande Diabolik 1/2014 intitolato La vera storia dell’isola di King promette divertimento assicurato. L’albo infatti farà luce su un momento fondamentale del passato del protagonista, svelando l’identità di King, signore dell’isola sulla quale il Re del Terrore è cresciuto.

Di seguito il comunicato della casa editrice milanese, un magistrale sunto della storia di King e del passato di Diabolik di Mario Gomboli e una gustosa anteprima del volume firmato dal team creativo composto oltre che da Gomboli, dagli autori Tito Faraci, Giuseppe Palumbo, Giuseppe Di Bernardo e Jacopo Brandi.

 

IL GRANDE DIABOLIK 1/2014

La vera storia dell’isola di King
Forse Diabolik sta per scoprire chi era veramente King, il re dell’isola sulla quale è cresciuto, e come era diventato il capo di una accozzaglia di criminali geniali quanto spietati. Forse.

L’isola di King, lontana da qualsiasi rotta conosciuta, fu per quasi vent’anni la patria del giovane Diabolik, raccolto dai suoi abitanti su una scialuppa di salvataggio al largo della costa ancora bambino. Il giovane naufrago dimostrò sin da subito notevoli capacità di apprendimento. Negli anni seguenti, infatti, apprese le varie lingue parlate dagli abitanti dell’isola, ma anche le più disparate tecniche criminali da loro utilizzate durante le scorribande pianificate da King, capo indiscusso dell’isola.

Soggetto: Mario Gomboli e Tito Faraci
Sceneggiatura: Tito Faraci
Disegni: Giuseppe Palumbo
Disegni di collegamento: Giuseppe Di Bernardo e Jacopo Brandi
Copertina: Giuseppe Palumbo

196 pagine, formato 16,5 x 21,0 cm., 4,90 euro
Dal 15 aprile in tutte le edicole

 

King, il Re dell’isola

Così Diabolik, nella sua autobiografia, ricorda King e la sua isola:

“Tutto quello che so delle mie origini, o credo di sapere, è che sono stato fortunosamente recuperato dalla scialuppa di salvataggio di una nave, affondata al largo di una piccola isola nell’Oceano Orientale…
Negli anni ho imparato come il crimine, esercitato in modo geniale e sofisticato, può arricchire e dare potere a un uomo, in questo caso al temuto capo dell’isola. Tutti lo chiamavano, semplicemente ma con il massimo rispetto, King.
Non ho mai saputo neppure se quello fosse il suo vero nome. King non parlava mai di sé, della sua famiglia, delle sue amicizie o della sua vita prima di arrivare lì: usava l’alone di mistero intorno alla sua persona per controllare gli uomini che lavoravano per lui. Poiché nei paesi d’origine erano tutti ricercati, per molti l’isola era il solo posto in cui poter vivere liberi. Certo, alcuni si allontanavano per brevi trasferte, per compiere le loro azioni illecite in giro per il mondo…
Altri invece non lasciavano mai l’isola: per loro era un rifugio e al tempo stesso una prigione. King infatti non avrebbe mai permesso che trapelassero i risultati delle ricerche scientifiche che stavano portando avanti.
Solo in seguito mi sono accorto di quanto fosse anomalo il regno che King era riuscito a costruire, anomalo e al tempo stesso eccezionale.
Aveva avuto l’intuizione di mettere insieme un’equipe di persone validissime, indipendentemente dalle loro origini, da quello che avevano fatto prima o dal motivo per cui si erano rifugiate lì…
Ai miei occhi di ragazzino King appariva anziano, anche se, probabilmente, non aveva più di cinquant’anni. Alto e imponente, era affascinante con i suoi capelli candidi; i vestiti eleganti e l’atteggiamento altezzoso gli davano un’aria carismatica, che suscitava rispetto.
Tutto questo, oggi ne sono cosciente, poteva derivare solo da una grande esperienza…
Il mio arrivo sull’isola e i miei primi anni lì mi sono stati raccontati: ero troppo piccolo per averne conservato un ricordo, e non so se mi abbiano detto la verità oppure mi abbiano mentito…
Crescendo sull’isola ho visto come agivano King e i suoi uomini: non hanno mai esitato prima di uccidere qualcuno… Ma allora perché risparmiarmi? Un caso, un momento di pietà, un secondo fine che ancora mi appare oscuro? Lo ignoro…
Mi hanno detto che avevo all’incirca un anno e che sulla barca con me c’erano dei cadaveri, forse anche quelli dei miei genitori, ma chi fossero realmente non l’ho mai saputo. Se c’erano dei documenti che identificavano loro o me, di certo sono andati distrutti. Per questo non conosco il nome che mi è stato dato alla nascita…
Per tutto quel che riguarda le mie origini e la mia famiglia ho una sorta di diffidenza nell’indagare, devo ammetterlo. Se fosse ancora vivo, King mi direbbe che l’alone di mistero sul mio passato è servito a creare il giusto carisma.”

Questo abbiamo potuto leggere solo nel 2010. Prima di allora, tanti lettori e fan curiosi di conoscere le misteriose origini di Diabolik già dalle sue prime apparizioni in edicola dovettero aspettare ben sei anni, sino all’episodio Diabolik, chi sei? del 1968, quando Angela e Luciana Giussani decisero di dar loro soddisfazione.
Ma le Autrici scelsero una fonte d’ispirazione diversa da quella che le aveva portate a creare il Re del Terrore. Più che da Fantômas, Rocambole e Arsène Lupin, sembra che si lasciarono influenzare dalla lettura delle Tigri di Mompracem.
Infatti chi è King se non l’equivalente di un pirata che impera su un’isola spersa nei “mari del sud” e probabilmente, come Tortuga, non segnata dalle carte ufficiali?
E chi sono i suoi uomini se non una masnada raccogliticcia di banditi provenienti dai quattro angoli del mondo e affratellati dalla comune propensione al crimine?
Certo, sull’isola di King la tecnologia è moderna e non si accenna a duelli a colpi di sciabola o barili di rum… ma questo “aggiornamento” è analogo a quello operato dalle Giussani per trasformare le carrozze del feuilleton inizio secolo scorso nelle rombanti automobili degli episodi di Diabolik.
In compenso altri elementi richiamano le saghe salgariane: il naufragio, il piccolo orfano sopravvissuto, la pantera nera mangiatrice di uomini e uccisa dal grande cacciatore bianco.
Tutti i lettori affezionati conoscono perfettamente ogni dettaglio di quell’episodio e incitano gli autori a completarne la narrazione laddove era vaga o interrotta. Da qui la ricerca di spunti celati tra le righe, elementi capaci di suscitare – e magari soddisfare almeno in parte – la curiosità dei fan.
Così, ne Il tesoro di King (n. 10 del 1998); in Ritorno all’isola di King (n. 11 del 2002); in Gli anni perduti nel sangue (Il Grande Diabolik 1/2006) e successivamente in Io sono Diabolik (Il Grande Diabolik 1/2009) si è cercato di dare una risposta – sia pure incompleta – alla domanda: “Che cosa è successo dopo la morte del boss?”.
In L’ombra della luna (Il Grande Diabolik 1/2010) abbiamo poi visto il primo incontro tra Diabolik e la pantera nera da cui avrebbe preso il nome.
Altri aneddoti inediti sono anche apparsi in Contro un fantasma (n. 1 del 2002), nel racconto breve Vinca il migliore, apparso nel volume Diabolik visto da lontano (Astorina 2002), e in Un appello dal passato (n. 4 del 2006).
Ma molti sono ancora i misteri legati all’isola di King, e se alcuni, per espressa volontà delle sorelle Giussani, non saranno mai svelati, altri hanno stimolato gli autori a creare episodi inediti.
Come quello che vi accingete a leggere.

Mario Gomboli