Grazie a Edizioni BD, nel corso di Lucca Comics & Games 2017 abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Max Sarin, disegnatrice di Giant Days, la divertente sit-com a fumetti pubblicata negli Stati Uniti da BOOM! Studios di cui vi abbiamo recentemente proposto la nostra videorecensione.

Ringraziamo Daniel De Filippis per la collaborazione.

 

Ciao, Max, benvenuta a Lucca! Ci racconti come sei arrivata a disegnare “Giant Days”?

John Allison stava lavorando con Lissa Treiman, la quale ha comunicato ai BOOM! Studios che non avrebbe più continuato a disegnare “Giant Days”. John ne ha parlato con il mio insegnante Dan Berry, che gli ha suggerito di dare un’occhiata al mio Tumblr. A lui sono piaciuti i miei disegni e li ha mostrati ai responsabili dei BOOM! Studios, che la pensavano allo stesso modo. Mi hanno mandato due pagine di sceneggiatura per mettermi alla prova e grazie alle mie tavole mi hanno assunta all’istante.

Ricordo che stavo facendo le vacanze estive, ero ancora una studentessa universitaria. Il mio insegnante lavorava a livello professionale e – suggerendomi di mantenere la calma! – mi disse che alcune persone mi avrebbero contattato.

Avevi già letto “Giant Days” quando ti hanno contattato per sostituire Lissa Treiman?

No, non ne avevo mai sentito parlare, ma mi sono resa conto subito che era un’opera interessante. Conoscevo il lavoro di John per “Scary Go Round” [il webcomic da cui si è poi sviluppato “Giant Days” – NdR].

Mi hanno mandato i primi due numeri in formato digitale e mi sono piaciuti. Ho subito cominciato a sviluppare un mio approccio personale: nelle pagine di prova che ho realizzato, gli occhi erano più piccoli, ma più disegno “Giant Days” e più diventano grandi! Ora sembrano quelli di un manga, hanno le dimensioni di un piattino da tè.

Ti è stato chiesto di imitare lo stile di Lissa Treiman? Come hai affrontato il compito di inserirti sulla scia di una disegnatrice che i lettori avevano conosciuto nei primi numeri?

No, fin dall’inizio mi hanno detto di fare a modo mio. Ero entusiasta e spaventata allo stesso tempo. Ho fatto il grande errore di leggere i commenti online, molti lettori odiavano “questa nuova disegnatrice” e l’avevo presa davvero male. Fortunatamente ho degli amici che mi hanno suggerito di fregarmene e continuare a fare ciò che sapevo fare.

Non credo di potermi avvicinare al tratto di Lissa, ne sono stata tentata, ma è evidente che lei abbia esperienza nel campo dell’animazione, mentre il mio stile era più rigido, soprattutto all’inizio. Ora va meglio, ma mi sembra comunque “nervoso”, perché Lissa mi ha lasciato un incarico davvero grosso.

Invece a me sembra coerente, il cambio di stile è stato pressoché indolore. La differenza principale che ho riscontrato è stata un’inchiostrazione decisamente più leggera, con chine più sottili rispetto a quelle di Lissa.

Sì, sono molto parsimoniosa con le chine!

Come hai sviluppato il tuo stile? E quali sono state le tue fonti di ispirazione?

Sono cresciuta con i fumetti Marvel, “Lucky Luke”, “Tex Willer”, “Asterix”… anche se non traspare molto dai miei disegni. Non saprei, continuo a leggere e fare le mie cose. Anche quando guardo prodotti animati colgo quello che mi piacerebbe riproporre. “Steven Universe” è una grande fonte d’ispirazione, ad esempio; ma non voglio essere come qualcun altro, voglio semplicemente essere me stessa.

All’inizio volevo disegnare come Frank Miller. Ricordo di aver sperimentato anche con l’estetica manga, ma non faceva per me. Ora che ho accettato la presenza di tutti questi stili differenti, credo che il mio tratto sia migliorato.

Di questi tempi, le serie regolari hanno una continuity e cercano di sviluppare qualcosa che viene portato avanti nel tempo. Giant Days è un prodotto atipico, avendo una struttura da sit-com in cui ogni episodio è compiuto, godibile autonomamente. È qualcosa di cui discutete con lo sceneggiatore?

Penso dipenda dal background di John come fumettista sul web. Lo si nota dai suoi layout delle tavole: ogni pagina ha almeno una battuta a effetto, una differente ambientazione. È il suo modo di scrivere, è stato uno dei primi a fare webcomic alla fine degli anni Novanta, e ogni suo post doveva essere comprensibile.

Inoltre, nei primi dodici numeri John era convinto che “Giant Days” sarebbe stata una miniserie. In realtà, con il terzo volume (appena arrivato in Italia) inizieranno a svilupparsi anche delle sottotrame orizzontali.

Come pensa sia possibile che un fumetto con tre ragazze come protagoniste, una storia di cameratismo femminile realistica, per quanto umoristica e con momenti sopra le righe, sia scritta così bene da un uomo?

John comprende uno fatto straordinario: le donne sono persone. I gay sono persone, i transessuali sono persone: scrive di chiunque con il medesimo rispetto. Per me è lo stesso. Personaggi di razze diverse, o persino alieni, sono tutti persone.

Inoltre, dai prossimi numeri vedrete i personaggi caratterizzati sempre di più, a me piacerebbe vederli crescere ulteriormente, ma serve tempo: sono passati “solo” due anni da quando lavoro al fumetto.

Come ti è sembrata Lucca Comics & Games rispetto alle altre fiere in cui sei stata in giro il mondo?

Dannazione, ci sono così tante persone! Ci sono molti più fumetti, mi sembra che ci siano meno “elementi pop”, di solito vedo ovunque Spider-Man, Deadpool, Superman, Batman… i franchise cinematografici hanno la meglio e questo mi infastidisce.

Mi piace poter trovare fumetti locali, ho preso dei “Dylan Dog” originali! Non ho ancora visitato la zona dei fumetti indipendenti, voglio assolutamente andarci nei prossimi giorni. In Finlandia sono una fetta importante delle fiere, permette di comprendere cos’è veramente il sottobosco fumettistico di una nazione.

Inoltre è interessante vedere una città antica trasformarsi nel mondo dei fumetti, so che ad Angoulême succede lo stesso, ma non ho ancora avuto il piacere di andarci.

C’è un fumetto che vuoi consigliare ai nostri lettori, qualcosa che negli ultimi mesi ti ha conquistato particolarmente?

“Perkeros”. È un fumetto finlandese, tradotto in inglese “Sign No Evil”: una sit-com sulla scena delle band heavy-metal sataniste. È molto brillante. In Finlandia è sempre tutto scuro e freddo, quindi l’heavy-metal ha molto successo. È una perla, adoro il suo umorismo. Inoltre ci sono elementi misteriosi e sovrannaturali.