A Lucca Comics & Games 2017, abbiamo partecipato all’incontro riservato alla stampa con Kazuhide Tomonaga, animatore e regista di numerosi anime con protagonista Lupin III, il ladro gentiluomo ideato da Monkey Punch
.

Ad accompagnarlo nel suo viaggio, Shuehi Kato, coordinatore del progetto della serie italiana, non solo per quanto concerne la produzione, ma anche tutto ciò che riguarda il fatto che fosse ambientata nel nostro Paese, avendolo visitato diverse volte per documentarsi.

 

Siamo tutti fan di Lupin III, un personaggio iconico per tante generazioni, e lei ha contribuito a far accrescere questo mito. Com’è stato confrontarsi inizialmente con questo personaggio e com’è farlo quotidianamente ora che è molto più popolare?

Lupin Avventura ItalianaKazuhide Tomonaga  Quando conosciuto Lupin ero già animatore e mi sarebbe piaciuto lavorarci, ero molto contento quando poi ci sono riuscito. Ho cominciato con la seconda serie televisiva, e farlo ancora oggi per me è una grande emozione. Quando penso che ho disegnato Il Castello di Cagliostro, seguendo le indicazioni di Hayao Miyazaki, mentre oggi mi occupo del layout e della regia, mi sento molto soddisfatto, questo mi fa sentire cresciuto.

Ero entusiasta quando è spuntata l’idea di fare la quarta serie, sia per noi giapponesi, ma anche perché sapevo che a voi italiani sarebbe piaciuta molto. Per noi animatori era un mondo nuovo, una prova, ma anche un modo per far contenta tanta gente. Sapere che Lupin III è popolare in Giappone è normale, ma l’idea che gli italiani siano così tanto appassionati di Lupin mi sorprende molto. Quando sono venuto a Firenze, l’anno scorso, e mi sono reso conto di essere circondato da appassionati di Lupin, sono stato molto felice.

Stiamo già pensando alla prossima serie. Si vedrà più in là, ma sono sicuro che vi piacerà.

Shuehi Kato – C’erano già gli special e lo spin-off su Fujiko, ma iniziare una quarta serie con Lupin protagonista come nelle serie precedenti è più emozionante. Io, poi, sono sempre stato un grande fan di Tomonaga.

La nuova serie ambientata in Francia sarà la quarta (parte II) o una quinta serie? A che punto siete con la produzione?

Tomonaga – In questo momento è troppo difficile dirlo, è ancora un segreto. La vedrete presto, prestissimo. Tra poco lo potremo annunciare.

Lupin è molto famoso nel mondo e amato in Italia. Secondo lei che elementi sono riusciti a farlo sfondare così tanto in Italia quanto in Giappone?

Tomonaga – Anche io me lo chiedo… perché? Certamente ne sono felice. Credo sia uno stereotipo: è un personaggio latino, gli piacciono le donne, non sempre rispetta le regole, quindi è normale che piaccia anche a voi. Inoltre riesce a unire la serietà con la simpatia, è un misto di tutto. Ha successo tra un popolo che gli assomiglia.

Quest’anno si celebra il 50° anniversario del personaggio, come si fa a mantenere interessante così a lungo un personaggio come Lupin?

Kato – I personaggi esistono da cinquant’anni e sono quelli che conosciamo, ma oltre al cast ci sono anche gli autori. I primi artisti che hanno lavorato su Lupin, Jigen, Goemon, Fujiko e Zenigata hanno usato quello che avevano intorno, il loro gusto personale, qualcosa adatto a quei tempi; il nuovo Lupin invece viene realizzato dai giovani autori, che con l’aiuto dei veterani possono rinnovare il personaggio attraverso la loro visione del presente e portando storie originali, così da creare un mondo completamente nuovo.

Nella sua carriera ha lavorato al fianco di maestri del calibro di Hayao Miyazaki e Yasuo Otsuka: che ricordi conserva di queste importanti collaborazioni?



Tomonaga – Quando ero giovane, Miyazaki e Otsuka erano già dentro Toei Animation, li osservavo con attenzione mentre animavano con cura tutte le scene, dalle più tranquille a quelle più concitate, ed è uno dei motivi per cui amo così tanto quel periodo. Otsuka diceva che tutto il film è importante, ma come animatore devi sentire che la tua scena è particolarmente importante, ti è stata affidata quella e devi renderla grande. È una delle frasi più belle e uno degli insegnamenti più importanti.

C’è qualche possibilità che sia portato avanti anche il progetto live-action?


Tomonaga – Sarebbe molto interessante, anche se ancora non si è pensato a una cosa simile.

Kato – Non c’è niente di live-action in programma, ma non è escluso.



Qualche commento su Lucca?

Tomonaga – Sono appena arrivato, ma ho notato che c’è un sacco di gente e mi piace molto il fatto che sia ambientata in una città invece che in un padiglione freddo, la fiera vive insieme ai palazzi e ai suoi abitanti.

Ha lavorato anche alle serie animate americane di Batman e degli Animaniacs: che differenza trova tra il settore dell’animazione orientale e quello occidentale?

Tomonaga – Secondo me la differenza sostanziale è che i cartoni americani hanno un character design più semplice, storie che non vengono approfondite più di tanto. Non è sbagliato, è una scelta, ed è differente rispetto ai prodotti giapponesi.

Io parlo comunque di ormai vent’anni fa, quando ho lavorato in quell’ambiente; all’epoca i giovani animatori americani non avevano la possibilità di vedere come venisse fatta l’animazione giapponese o scoprire gli storyboard. Ora la situazione è cambiata, c’è questa possibilità, e noto delle differenze nel risultato finale. E perché no, mi piacerebbe produrre qualcosa con l’America.