Ci sono Alessandra Marchioni, responsabile della divisione Planet Manga, e Dario Moccia, youtuber notissimo agli appassionati di Fumetto, a parlare del nuovo volume edito da Planet Manga su Naoki Urasawa.

Si tratta di un prodotto di approfondimento molto particolare che riguarda l’autore a tutto tondo, un’intervista di più di dodici ore che è divenuta un’opera giornalistica colossale in Giappone e che Panini Comics ha trasposto nella nostra lingua con grande fedeltà. Difficoltà linguistiche e culturali permettendo.

Ecco cosa è emerso su Naoki Urasawa: Disegnare, disegnare a più non posso.

 

Naoki Urasawa, Disegnare, disegnare a più non possoMoccia – Fare l’editor di questo libro è stato un meraviglioso incubo durato cinque mesi della mia vita, che quasi mi ha fatto odiare Naoki Urasawa, per quanto è stato complesso come lavoro. Ma sono contento, perché in questo modo ho scoperto ancora di più la sua follia e il suo stakanovismo.

L’intervista ripercorre la sua vita a trecentosessanta gradi, a partire da un’infanzia disastrata. Un percorso allucinante, condotto da un’intervistatrice che si perdeva spesso in parentesi personali o in commenti un po’ servili verso Urasawa, che a volte aveva reazioni molto particolari, non semplicissime da rendere in fase di traduzione. Il libro è un’intervista enorme che abbraccia questioni personali, sociali e professionali. Parla quindi di molti aspetti del popolo giapponese che noi non conosciamo proprio e che ho dovuto capire e verificare.

Marchioni – Un’intervista durata più di dodici ore articolata in capitoli, identificati ognuno con un periodo della vita di Urasawa e anche con il manga a cui lavorava in quel momento. Perché Urasawa disegna da tutta la vita, sin da quando era bambino.

Moccia – Era il suo sfogo durante un’infanzia con dei genitori assenti. Ci tengo a dire che non è un databook sui suoi manga, ma un’intervista trascritta e organizzata per epoche della vita di Urasawa. Un’opera tutta discorsiva che ci si può godere anche se non si è letta tutta l’opera omnia dell’autore. C’è anche un allarme spoiler costante, quando ci sono rivelazioni sulle sue storie. In questo senso è anche una buona occasione per scoprire l’autore, quindi va bene sia per il fan sfegatato che per il neofita.

Marchioni – Ogni capitolo è quindi articolato con domande e risposte, per fasi. Si parte spesso da interrogativi molto generici che sono approfonditi in pagine e pagine di racconto molto succoso.

Moccia – I Giapponesi non sono particolarmente diretti nel rispondere alle domande, quindi adattare il dialogo è stato complicato, anche dal punto di vista sintattico. Nella loro lingua non ci sono problemi con le ripetizioni cacofoniche, e invece io ho dovuto rendere in maniera per noi più leggibile. Inoltre, quando un Giapponese non vuole rispondere a una domanda, risponde a quella precedente e tu rimani interdetto. Vi lascio immaginare la fatica di adattare una discussione del genere. Sarebbe stato impossibile da far capire al pubblico. Divagano per natura.

Marchioni – Altra cosa interessante è stato accorgersi molto avanti nell’intervista che a far le domande era una donna. Dato che il giapponese non contempla i generi, non potevamo capirlo leggendo, e l’editore nipponico non ce l’aveva detto. Ce ne siamo accorti al volo da alcune questioni di contesto e punto di vista femminile che abbiamo riconosciuto in corsa.

Il volume accoglie tante belle tavole a colori tratte dalle opere, molte delle quali mai apparse e altre invece che sono state pubblicate in bianco e nero, e tanti disegni realizzati in ogni genere di situazione, che danno vita a una cronistoria della formazione di Urasawa come mangaka, che testimoniano gli stili adottati, l’evoluzione delle sue competenze, con le influenze fondamentali di Tezuka e Otomo.

Moccia – Nel libro, Urasawa parla della rinascita di Tezuka, che era stato messo da parte da Kodansha. Una bella storia che ci fa giungere trasversalmente anche notizie che a noi non sono note su questi grandi maestri, visti con gli occhi di un loro illustre collega. Questo, oltre al ritratto di un personaggio allucinante, nerd fino al midollo, con dei livelli di ossessione per questa arte sin dall’inizio della sua esperienza, sin dall’infanzia.

E finalmente viene sviscerata la figura di Nagasaki, suo storico editor e collaboratore, che di fatto è colui che lo ha scoperto e che ha collaborato con il mangaka come un vero uomo ombra. Scrittore di romanzi, per lo più, che però è fondamentale per la sua carriera. Si parla anche del loro rapporto personale, un po’ conflittuale, del modo in cui hanno concepito assieme le storie e le opere. Molto bello, perché se siete amanti dell’autore è anche merito di Nagasaki.

Marchioni – Nel volume c’è anche un inserto speciale, con carta diversa e molto simile a quelle che in Giappone usano per le fasi di preparazione editoriale, che mostra le varie fasi di lavorazione di un manga, dallo storyboard fino alla tavola del tutto rifinita.

Moccia – Molto interessante. Per rendere più fedele possibile l’adattamento italiano l’editor giapponese ci ha dato l’ordine di non mettere il testo tradotto nei balloon, quindi ci siamo inventati una appendice coi dialoghi italiani. Ci hanno imposto che fossero esattamente le traduzioni pubblicate sui manga nelle versioni già edite nel nostro Paese. Al che ho dovuto ritrovare tutti i momenti esatti nella mia collezione personale di Urasawa. A volte c’erano le pagine indicate nell’originale, a volte no, e in quei casi ho dovuto proprio andare a cercare pagina per pagina, anche nelle edizioni introvabili della Granata Press, nel caso di Pineapple Army.