Allo stand BAO di Lucca Comics & Games 2018 abbiamo incontrato per la seconda volta Skottie Young. Lo avevamo intervistato per l’esordio in Italia di Odio Favolandia, e ora abbiamo chiuso il cerchio in occasione della fine della serie.

Nella chiacchierata abbiamo parlato anche di molto altro: da Bully Wars a Deadpool, passando per altri progetti ancora in fieri e per le inclinazioni della sua carriera di successo e dalle molteplici incarnazioni.

 

“Odio Favolandia” è finito. Lunga vita a “Odio Favolandia”. Un progetto che ti ha richiesto un sacco di tempo, di lavoro e che si è rivelato un grande successo. Come ti senti ora che l’hai portato a termine?

È sempre una grande sensazione quando ti viene un’idea, la trasformi in un lavoro e riesci a vederne la fine. Un sacco di volte sono le vendite a decidere se si tratta di un successo o meno, che ti fanno decidere se chiudere o meno una serie, ma per me la questione è che questa era la mia visione fin dall’inizio e mi sono divertito un sacco a realizzarla. Era tempo di scrivere il finale, e questo era quello che avevo in mente. Tre anni di progetto e una fine come la progettavo io.

E un fumetto indipendente, verso cui mi pare che tu sia decisamente più incline, ora come ora. Anche se mantieni entrambe le tue incarnazioni, lavorando per la Marvel. Hai intenzione di mantenere questa doppia carriera oppure pensi di dedicarti più a progetti tuoi?

Non vedo ragione di tracciare un confine rigido. Mi piace mantenere le mie opzioni sempre aperte. Ci possono essere anni in cui mi piace di più lavorare su progetti personali e altri in cui ho più voglia di lavorare per una major. Dipende tutto da cos’ho in testa, qual è la situazione, in che acque mi trovo. E, alla fine, è proprio questione di quali idee mi passino davanti e di cosa abbia voglia. A volte “Deadpool” è proprio quello che mi serve per le mie esigenze, a volte sento il bisogno di qualcosa di indipendente. Mi mantengo nella corrente e non penso che prenderò mai una decisione precisa tra le due. Amo fare Fumetto in tutte le sue forme, e credo che continuerò con questa formula.

Una vita plurale nei comics anche perché sei uno scrittore, un disegnatore e anche un autore completo. Certamente stai scrivendo più ora di quanto tu abbia fatto in passato. Mi viene in mente “Bully Wars”, il tuo nuovo progetto per Image Comics, così come “Deadpool”. Hai lo stesso approccio? Scegli qual è il tuo ruolo caso per caso, oppure scrivere è più la tua passione, ora?

È soprattutto una questione di tempo. A volte ho tante idee contemporaneamente, ma il tempo che posso dedicarvi è limitato. Quindi devo scegliere attentamente quali progetti posso permettermi di disegnare, oltre che scrivere. Ho due bambini, una moglie e dei cani, quindi devo selezionare le storie per cui sarei un’ottima scelta e valutare quanto tempo posso passarci sopra per svilupparle completamente. È una questione di equilibrio. A volte, molto semplicemente, scrivo storie per cui non sarei il disegnatore ideale. Cosa che va benissimo e non intacca per nulla il mio ego, perché amo collaborare con altri e vedere in che direzione portano quel che immagino. Anche questa è una magia.

Con “Bully Wars”, per esempio, sei andato, io credo, in cerca di un artista che fosse in qualche modo simile a te per sensibilità estetica e visiva. Questa vicinanza è qualcosa che ti rende più a tuo agio, quando devi scrivere per un collega, oppure era necessario per questo progetto in particolare?

Aaron Conley è un grande artista e quel che dici è vero. Ci somigliamo, ma non disegniamo allo stesso modo. Penso che, piuttosto, traiamo ispirazione dalle stesse cose. Abbiamo la stessa età, lo stesso background culturale, abbiamo visto gli stessi cartoni animati degli anni Ottanta e Novanta. So da dove viene perché ha origini identiche alle mie. Certamente questo mi rende molto facile collaborare con lui ed è sempre più vero man mano che lavoriamo insieme.

“Bully Wars” è un progetto di diversi anni fa che hai rispolverato ora, perché era il momento giusto per farlo. Credo che con il tempo sia diventato un fumetto sempre più politico, anche perché il bullismo sembra essere diventato un tema politico in più di un senso. Anche uno strumento politico, quasi. Sei d’accordo?

La gente ha provato a proporre la cosa come il focus principale della storia, ma io non penso questo. Ovvio che il bullismo è un argomento assolutamente importante del giorno d’oggi, ma io ho cercato di prendere l’argomento di lato. Il messaggio non è un semplice “no al bullismo”, ma più un tentativo di capire chi compie questi gesti per vedere se possiamo cambiare la sua prospettiva. Cambiare i bulli. Non mi piace l’idea per cui se sei cattivo lo sarai per sempre. O all’inverso, se sei buono. Semplicemente, non è una visione realistica. Certamente mostriamo che ci sono dei bulli e ci divertiamo anche, nella storia, con le disavventure e avventure dei personaggi. Ma mostriamo anche che non deve per forza essere così, tra le risate, e che tra le vittime e i carnefici, se sappiamo guardare bene, c’è molto in comune. Quel terreno di mezzo è la speranza che gli uni e gli altri possano capirsi a vicenda, prima o poi. Spero che questo messaggio passi e mi preoccupo più di questo che di qualunque contenuto politico. Il bello delle storie, poi, è che ognuno è liberissimo di trovarci dentro quel che vuole.

Possiamo con sicurezza pensare che non ti vedremo mai scrivere e disegnare un fumetto che non contenga almeno una spruzzata di comicità e umorismo? Perché proprio non riesco a vederti, per ora, a raccontare una storia che non faccia sorridere almeno un po’.

Una goccia ci sarà sempre. Ovviamente è una chiave importante del mio lavoro, e lo è stata fin qui. Ma posso dirti che a novembre, negli Stati Uniti, esce una mia storia intitolata “Middle West”, che sarà molto più seria di quanto abbia mai raccontato in passato. E anche in quella, in qualche misura, ci sarà un po’ di umorismo, perché sono convinto che sia presente nella vita anche nelle circostanze peggiori possibili. Tuttavia, questa sarà la prima serie a cui lavoro che non sia identificabile come comica.

E come cambia la tua comicità quando sei scrittore di “Deadpool”? Parliamo di un personaggio decisamente tirannico con lo sceneggiatore, almeno potenzialmente. Un sacco di storia alle spalle, tanti fan in giro per il mondo e una personalità fortissima. Lo cambierai un po’ per renderlo più tuo?

Ci sto provando. Quando lavori su un personaggio così connotato, hai sempre di fronte una sfida, se vuoi fare qualcosa di nuovo con lui. Quel che sto provando a fare è proprio scriverlo come se non avesse tutta la storia che ha alle spalle, per non farmi appesantire. Questa è la mia interpretazione. Sto ancora imparando a gestirlo e a capire chi sia lui per me.

Lavori con Scott Hepburn, che ha una lunga storia alle spalle con Wade.

Sì. Ha lavorato sulla serie “Spider-Man/Deadpool”.

La cosa ti ha reso più semplice la transizione?

Non è tanto il fatto che lui conosca Deadpool, quanto il fatto che io conosco molto bene lui, come anche l’altro nostro collega, Nic Klein. Siamo amici da una vita e questo rende tutto più semplice. Inoltre, essendo un artista io stesso, penso di capire meglio di altri come fare a scrivere per altri disegnatori, immaginando come verrà una certa scena sulla pagina. Non come la disegnerei io, ma come la realizzerà chi lavora con me.

Che genere di Deadpool vedremo sulle pagine della vostra serie? Il mercenario, l’antieroe, il criminale che cerca di essere un eroe?

Vedremo decisamente molto il lato mercenario. Nel primo arco narrativo ci sono un gruppo di bambini che lo assoldano per uccidere Babbo Natale, perché non hanno avuto i regali di Natale. E lui prende in carico il lavoro perché… che diamine… è giusto così! Non gli ha portato i regali. Faremo cose folli con il personaggio e ci tengo a mantenere visibile il lato Mercenario Chiacchierone di Wade. Basta con i desideri di diventare un eroe. Ci concentreremo molto su di lui, soprattutto per ora, senza coinvolgere troppo, almeno per ora, il resto dell’Universo Marvel.

E che altro bolle in pentola?

Non voglio rivelare troppo, ma ho un progetto personale in ballo, che è una delle ragioni per cui ho chiuso “Odio Favolandia”. Chi mi segue sul web e visita il mio sito ha visto comparire il disegno di un ragazzino con una maschera a gas. Spero di potermi dedicare a lui a tempo pieno molto presto.

Fantastico. Goditi Lucca. Siamo felici di vederti così spesso.

Sta andando benissimo. Adoro davvero questo posto.

 

Skottie Young 2018 Claudio