Grazie alla pazienza e alla disponibilità del team di Panini, a Lucca Comics & Games 2018 abbiamo incontrato nuovamente David Lopez, dopo l’intervista che abbiamo condotto assieme a lui l’anno scorso.

Il fumettista spagnolo era in Italia per promuovere Blackhand Ironhead, il suo nuovo fumetto indipendente targato Panel Syndicate (l’etichetta di Brian K. Vaughan che ha dato i natali a Private Eye e Barrier). L’opera parla di super eroi di due diverse generazioni, di un passato da scoprire e in cui non tutto è bello e luccicante come sembra. Una storia che, tramite i topoi del Fumetto mainstream, parla di nostalgia, cultura, famiglia e politica.

Ecco quel che il gentilissimo David ci ha raccontato, davanti a una birra ghiacciata:

 

Ho letto “Blackhand Ironhead” e ho un po’ di domande per te. La storia parla moltissimo del rapporto tra il vecchio e il nuovo, mette a confronto una generazione familiare e supereroistica giovane con una vecchia e ingombrante, marcia e corrotta. C’è un vecchio da affrontare e magari da sconfiggere.

Sì, il tema ha per me un significato politico. Noi in Spagna abbiamo subito, non moltissimo tempo fa, la transizione da un regime fascista a una democrazia imperfetta. Dobbiamo ancora chiedere conto al nostro passato di quel che è successo. Dopo aver scritto questa storia sono sempre più convinto che non sia giusto rimandare queste questioni. Nel momento in cui le cose sono successe, in cui siamo passati a questa nuova situazione, le cose non erano chiare, non si sapeva tutto, e non si poteva, non era concesso domandare spiegazioni. Questo è il momento buono per farlo e per dare vita, in Spagna, a una nuova transizione politica.

E tu credi che si possa davvero arrivare alla verità, che i conti con il passato, in generale, della Storia o della nostra vita, si possano fare sul serio?

Non lo so. Quello che penso io è che sia una cosa importantissima per la Spagna e per tutti i paesi del mondo. Del resto, c’è molta gente che pensa sia meglio non farlo. E, se noi che vorremmo, non abbiamo i voti sufficienti, non possiamo. La democrazia è così.

 

La cosa interessante è che Alexia, Ironhead, la protagonista, che va in cerca della verità, deve allearsi con sua sorella Amy, Blackhand. Ironhead è l’erede di un super eroe, Blackhand è figlia di una criminale. Bisogna stare insieme al proprio avversario e smettere di litigare per arrivare alla verità? La verità non è sempre quella che vuoi e non la scopri sempre come vorresti. Difatti è Amy che la cerca, e non Alexia.

Perché quest’ultima pensa di conoscerla di già.

Il punto è che la verità non è la stessa per tutti.

Alexia è destinata a scoprire che il suo stesso passato, quello degli eroi, quello di suo padre, che forse è il più importante di tutti, è inaccettabile. Eppure quell’uomo che l’ha delusa resta sempre suo padre. Anche in questo c’è un messaggio politico?

Sì. E sta nel fatto che bisogna certamente fare pace anche con una storia traumatica e dolorosa, con gli eventi negativi del passato. Per andare avanti, bisogna perdonare. Perdonare, ma non dimenticare. Io credo che questa sia la chiave.

La cosa interessante è che nella storia il rapporto tra vecchio e nuovo parla anche di nostalgia, che in questi giorni impera.

Esatto. Io penso che “Star Wars”, per fare un esempio, non sia una cosa da celebrare al livello in cui lo facciamo oggi, che i Goonies non siano il meglio del Cinema internazionale. Quel che amiamo di queste cose e di tutto ciò che sta tornando a galla oggi giorno, è il fatto che stiano nel nostro passato, che facciano parte della nostra infanzia. Vogliamo ritrovare la nostra infanzia. Ma con il valore di quel che ci sta dentro, dobbiamo fare i conti sinceramente.

E infatti tu suggerisci in qualche modo di guardare avanti e che tutta questa nostalgia abbia un po’ stancato.

Esattamente. Guardiamo avanti.

Non a caso proponi delle soluzioni nuove narrativamente. Hai scelto di parlare del Fumetto di una volta, di Golden Age e Silver Age, ma con una struttura diversa dal solito.

Diversa, ma antica, con le vignette e le pagine orizzontali. Come nei primi fumetti. Me lo ha proposto Marcos Martìn, per differenziare un prodotto digitale e un prodotto di carta. A sentirtelo descrivere così, con questo tema, mi sembra quasi una dichiarazione filosofica, come se fossi tornato alle origini per poi guardare avanti. Come se il tempo fosse in qualche modo circolare. Interessante.

Blackhand Ironhead, copertina di David Lopez

Nella storia giochi anche con i luoghi comuni del Fumetto internazionale. Ci mostri il tuo Superman, che è il personaggio di Titano: un personaggio perfetto, che però viene corrotto in qualche modo dal potere. Persino un personaggio così superiore. Davvero sarebbe questo il destino del super eroe se fosse reale? Finire dall’altra parte? Vuoi dirci che il potere corrompe sempre anche nella vita?

Lo ha detto Mark Waid, se non sbaglio, riflettendo filosoficamente sulla figura del super eroe: che quel che lo definisce non è il potere, ma le sue scelte. Si è super eroi quando si fanno delle scelte morali superiori, non quando si lanciano camion a mani nude. Essere un super eroe è per me una questione etica e non epica.

Ma c’è un ragionamento sul potere, in “Blackhand Ironhead”, sulla sua capacità di trascinarci verso il peggio di noi? Oppure c’è speranza di prendere sempre decisioni etiche?

Siamo umani, siamo fallibili e lo sono persino i super eroi. Quel che mi piace moltissimo dei miti greci e romani è il fatto che gli eroi e gli dei siano colpiti dagli stessi difetti di tutti noi. Questa cosa ho voluto portarla anche nel mio fumetto e nei miei super eroi.

Altro luogo comune con cui ti sei divertito: Carlos, il padre della protagonista e super eroe del passato, dice alla figlia di cambiare il colore rosso dei capelli perché nessuno si fida di chi ha i capelli rossi. Cosa tipica delle superstizioni mediterranee, ma strano da vedere in un fumetto, visto che nei comics è pieno di rosse, eroine o coprotagoniste che siano.

Sì, mi sono divertito a mettere in ridicolo la superstizione. Anche i mancini, poveretti, si dice che siano figli del diavolo. Non avevo pensato, quando ho scritto la battuta a quello che dici tu. Anche perché i personaggi sono venuti così, nella mia mente, in modo del tutto naturale. Ho pensato più al fatto che Alexia doveva essere una sorta di reietta, in cerca di accettazione da parte di suo padre, una ribelle. Il fatto di essere marchiata, secondo la tradizione sciocca di un tempo, dai capelli rossi, era un simbolo. Non ho pensato alle rosse dei comics, ma a mostrare ancor più il dramma. Alla fine, tutte le mie storie – così come tutta la fiction – sono un po’ la ricerca di un dramma personale. E, in questo, sono convinto di non essere capace di scrivere una vicenda senza metterci dentro un po’ della mia vita. Ma per tutti, probabilmente, è così. Se no, non è una buona finzione.

Dobbiamo tutti quanti fare i conti con i nostri padri?

Sì. Poi, se penso al mio di padre, devo dire che ho messo molto di autobiografico in questa storia. Ma non voglio dire di più di questioni di famiglia. Pensiamo ad altro.

Rimango un po’ sulla famiglia, ma non sulla tua, quella delle protagoniste, che sono sorelle e devono scoprire il loro rapporto, farlo crescere e accettarlo per arrivare insieme alla verità, anche se sono una l’opposto dell’altra. Quello tra fratelli e sorelle è il legame più forte che possiamo creare?

Diverso e forte. Si tratta di un legame orizzontale, i fratelli sono come te, la cosa più simile a te che esiste. I genitori saranno sempre sopra di te, mentre un fratello o una sorella sono al tuo livello. Credo che ci sarà sempre una battaglia interiore con il padre o con la madre, dentro ognuno di noi, ma con i fratelli è possibile trovare uno specchio. Un aiuto.

Ci sarà un seguito di “Blackhand Ironhead”?

Lo vorrei. Dipende dai tuoi lettori. Compratelo e ne vedrete un seguito! [Ride]

E vedremo, credo, altri lavori indipendenti da parte tua.

Assolutamente. Voglio scrivere e voglio scrivere le storie che dico io. Adesso che ho assaggiato il sangue, ne voglio ancora. Perché ho iniziato a fare fumetti con questa dimensione indipendente. Ho in mente la seconda stagione di “Blackhand Ironhead” e poi vedremo. Prima voglio vedere come va questo primo volume.

E per le major, ti vedremo ai testi in futuro?

Forse sì, ma non adesso. Per ora ho voglia di libertà assoluta. In questo momento, voglio essere sempre più indipendente ed esprimermi al massimo possibile. Non ho voglia di rischiare di trovarmi dove non posso fare quel che voglio.

 

David Lopez Claudio