Vi abbiamo già parlato di Occupy Avengers, la serie Marvel NOW! di David F. Walker e Carlos Pacheco che seguirà le gesta dell’Occhio di Falco originale, Clint Barton, dopo gli eventi traumatici di Civil War II. Accusato di omicidio, abbandonato da molti, visto come un assassino da tanti, Clint vaga per gli Stati Uniti con un solo obiettivo, quello di sempre: aiutare la gente comune. Nel farlo, attrarrà altri eroi, una squadra di Vendicatori non ufficiale, eversiva, a contatto con l’America che non si vede nei film.

 

Occupy Avengers #3, copertina di Augustin AlessioLa Marvel mi ha proposto una nuova serie che riguardasse i Vendicatori, già nominata Occupy Avengers e già con Occhio di Falco protagonista. C’erano due idee per il fumetto: la prima era di mettere insieme dei supereroi in qualche modo specialisti, l’altra era di mettere in mostra un gruppo che affrontasse le missioni che gli Avengers non prendono in carico. Niente minacce cosmiche o armate di mostri. Questioni terra terra.

All’inizio, devo essere sincero, ho chiesto agli editor se il titolo non fosse uno scherzo. Pensavo a qualcosa di molto più altisonante e iperbolico. Ma la gente ha risposto alla grande all’annuncio e al nome della serie. Quando avranno davvero per le mani la storia, si troveranno davanti dei personaggi davvero metropolitani, alle prese con i problemi della gente normale.

Ormai è qualche anno che il movimento Occupy è diventato un’etichetta, ma alla sua origine era la protesta della gente povera, disconosciuta, dimenticata, che scivolava via dall’attenzione di tutti quanti e cercava semplicemente di reclamare il proprio posto nel mondo.

 

Walker ha quindi parlato di Clint Barton come di un personaggio con un passato importante, in termini emotivi, e spesso scomodo. Una figura divisiva dell’opinione pubblica, dopo Civil War II. Ad accompagnarlo, Red Wolf, un eroe praticamente privo di passato, che di Occhio di Falco e dei suoi guai non sa nulla e che dell’opinione pubblica non ha cognizione. Una perfetta coppia d’antitesi.

 

Scrivere questi due personaggi insieme in particolare, e gli altri che verranno, è divertente perché sono sempre di fronte ad un bivio, alla ricerca di un ruolo, come in un viaggio esistenziale di redenzione, disposti pertanto ad aiutarsi a vicenda.

 

Occupy Avengers è anche, in qualche modo una serie sperimentale, nella misura in cui Walker realizza ogni episodio facendolo narrare in prima persona da parte di un personaggio diverso, mettendosi alla prova come scrittore. Ovviamente, all’inizio, saranno Clint e Red Wolf ad alternarsi, ma poi ci saranno anche altri ad incarnare il punto di vista della storia.

 

Occupy Avengers #2, variant cover di Declan ShalveyIl fatto di avere un narratore equivale a parecchio testo aggiuntivo, il che significa una sfida in più per me come sceneggiatore. Da un lato c’è una questione di ego: essendo un autore che non disegna, so che sono stato io a ideare anche le parti visive della serie e, con questa tecnica narrativa, posso dimostrarlo un po’ di più.

Per un altro verso, invece, si tratta di un modo per consegnare ai lettori quanta più storia possibile, per riempire di contenuti le pagine al massimo livello consentito. Non si tratta di un modo per sottovalutare la componente visiva del fumetto, ma di un impegno in più nei confronti di chi legge.

Nella serie apparirà anche Nighthawk, il personaggio di cui ho scritto le gesta fino a qualche mese fa. Clint pensa che faccia parte del team, così come lo crede Red Wolf, ma in realtà avrà solo mezzo piede all’interno della squadra, si mostrerà solo a volte. Si potrebbe dire che i membri degli Occupy Avengers sono quattro e mezzo.

Credo che il ruolo di mezzo componente sia perfetto per Nighthawk. Quando, da ragazzino, leggevo le storie della Justice League, ero sempre convinto che Batman fosse legittimato a collaborare con il gruppo, ma che in realtà fosse migliore quando lavorava da solo. Per Nighthawk vale lo stesso.

 

Nel primo numero, un’indagine su acque inquinate nel Nuovo Messico. Una situazione molto nota negli Stati Uniti del Sud, che hanno visto parecchie cause da parte della gente contro le aziende, su questo tema.

 

Occupy Avengers #3, variant cover di Dan PanosianNon è semplice trovare il modo giusto per parlare di queste cose. Un sacco di giovani non se ne ricorderanno, ma quando caddero le Torri Gemelle, alcuni hanno dichiarato di avere avuto la sensazione di aspettare che qualcuno apparisse e salvasse tutti quanti, prima che il secondo aereo colpisse il palazzo. Il concetto di supereroe è parte della nostra coscienza collettiva, ma nella realtà non esiste, non si vede.

Le storie di contaminazione idrica hanno a che fare con la mancanza di rispetto della dignità umana. Non puoi inserire un personaggio come Iron Man, Thor o Cap in una storia del genere. Ma i nostri personaggi non hanno poteri, sono persone straordinarie, ma normali.

Occupy Avengers è una serie sulla gente comune, normale, che si riprende ciò che è suo, che si riprende il potere che dovrebbe avere chiunque sulla propria vita. I nostri eroi rappresentano non un’autorità che scende dall’alto e risolve i problemi, ma il catalizzatore di un cambiamento, del riscatto delle classi povere. Invece di salvare i cittadini, li aiutano a reagire, a combattere, a prendere in mano la situazione. Una componente che manca quasi sempre nei nostri fumetti.

 

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Fonte: Newsarama