In un primo round della disputa, la Marvel aveva rifiutato la proposta ma aveva poi prodotto il giocattolo avvalendosi di un’altra compagnia. Per placare le proteste di Kimble, la casa aveva acquistato i diritti dal creatore del prototipo versandogli una percentuale sui diritti di vendita. Questo era servito a placare la questione fino al 2008, quando il versamento delle percentuali si era interrotto a seguito della vendita della divisione dei giocattoli al colosso Hasbro; la motivazione della Marvel per l’interruzione dei pagamenti era stata che il brevetto di Kimble era ormai scaduto, e la sentenza d’appello stavolta aveva dato ragione alla casa editrice, citando casi precedenti analoghi in cui i detentori del brevetto non riscuotevano più percentuali dopo che il brevetto era scaduto.
Kimble ovviamente non si arrende, e il caso sta ora per raggiungere il terzo grado di giudizio, presso la Corte Suprema. La sentenza definitiva è prevista per venerdì, e chi pensa che il clamore che ruota attorno al brevetto di un giocattolo sia eccessivo, farà meglio a ricredersi: le percentuali versate a Kimble nel periodo in cui i veramenti sono stati effettuati arrivavano alla ragguardevole cifra di sei milioni di dollari.
Fonte: Comic Book Resources
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