Si tratta di Howard Mackie, sceneggiatore ben noto ai lettori delle storie di Spider-Man degli anni Novanta, che ha commentato così quella curiosa iniziativa:
Sono Howard Mackie ed ero lo scrittore X. L’idea di questo nome era tutta mia. La proposi al mio editor, Mark Powers, e lui l’adorò. Il resto è storia. Conoscevo Mark da anni, aveva iniziato alla Marvel come stagista all’epoca della scuola, forse del college. Era stato assistente editor su un paio di progetti a cui avevo lavorato. Non ricordo se avessimo già collaborato prima di Brotherhood, su una serie vera e propria. Forse su qualche storia che avevo scritto per L’Era di Apocalisse. Ad ogni modo sapevo che era un bravo ragazzo e che aveva talento. Quindi volevo lavorare con lui. Ebbi quest’idea e insistetti molto. Probabilmente fu approvata dalla Marvel perché sapevano che se non avessero ceduto avrei continuato in eterno, ogni volta che sarei stato in ufficio.
All’epoca pensavo che nei comics ci fosse troppo culto della personalità. Non farò nomi, ma sembrava che sulle riviste, dato che Internet non aveva ancora la potenza di oggi, si decidesse a tavolino di lanciare alcuni autori fra le star. Alcuni mi pareva lo meritassero, altri… Fu la Image a dar vita a questo culto. E poi l’ondata di autori inglesi, molti dei quali adoro, sia chiaro. Ma alcune di quelle super star della sceneggiatura non vendevano granché. Per me, il punto stava nel vedere se una serie potesse avere successo solo per la sua qualità, senza alcun grande nome in copertina.
All’epoca, la cosa fece rumore e ci furono grandi discussioni sull’identità di quello scrittore misterioso. Mi ricordo che mi divertì un sacco vedere l’elenco dei nomi che venivano tirati in ballo. Bendis, Quesada. Se non sbaglio lessi anche un’ipotesi Gaiman. Il che provava, in parte, la mia teoria. Molti fecero anche il mio, ma a farlo erano quelli che pensavano che la storia fosse così brutta che doveva essere di Mackie.
La serie, per quanto apprezzata, ebbe breve vita. Dopo l’11 settembre 2001, scrivere una storia che parlava di terroristi, per altro piuttosto stilosi e in qualche modo resi come personaggi positivi, era troppo per lo sceneggiatore, che chiese ad Axel Alonso di interrompere. Il titolo ebbe il merito di dare a Esad Ribic un piccolo battesimo del fuoco. Mackie si dice fortunato: anche Greg Capullo arrivò alla notorietà disegnando le sue storie di Quasar.
Fonte: Comic Book Resources
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