Già in passato vi abbiamo dato conto delle dichiarazioni di James Robinson riguardanti la sua serie su Nick Fury, inteso come il giovane Nick, figlio della più famosa spia della Marvel. Ecco cos’ha dichiarato di nuovo lo sceneggiatore, intervistato da Comic Book Resources.

 

Nick Fury #1, copertina di ACOUna cosa interessante sul personaggio è che ho sempre avuto l’impressione che, in questi anni, tutti lo scrivessero come se fosse simile alla versione Ultimate di Nick Fury, invece di dargli un’identità sua. Io sto proprio cercando di fare questo e, in qualche modo, ciò lo rende più simile a suo padre, al tempo in cui era una sorta di agente segreto, vecchio militare burbero, un’estensione coerente della persona che era quando era il Sergente Fury.

Ma, se vi ricordate, durante il periodo di Steranko e negli anni successivi, era anche un tipo terribilmente stiloso. Davvero il James Bond della Casa delle Idee. Io e ACO, siamo alla ricerca di quelle stesse vibrazioni per questo nuovo personaggio. Ogni volta che l’avete visto in passato, vestiva uniformi precedentemente portate da Steve Rogers, prima di tornare a essere Cap. Gliela vedrete addosso in un paio di occasioni, ma per lo più sarà in abiti civili. Invece di modellarlo secondo l’immagine della spia del cinema, stiamo prendendo spunto dalla moda contemporanea per uomini.

Le storie hanno un’atmosfera a metà tra Ocean’s Eleven e Spia contro Spia, anche grazie all’arcinemica che abbiamo creato per Nick: Frankie. Una dura dell’Hydra che lavora da sola, un po’ come Nick Fury è un agente operativo solitario al servizio dello S.H.I.E.L.D., nel nostro fumetto. Pur seguendo gli ordini, Frankie non è la solita agente Hydra senza un volto, che attacca in massa, ma una versione malvagia di James Bond o Modesty Blaise.

 

Un sacco di azione, ma sarà esplorata anche la prospettiva di Fury sul proprio lavoro, l’eredità di suo padre e tanti altri temi. Il tutto con un’attualizzazione delle atmosfere visive dei classici di Jim Steranko adattate ai nostri tempi, come già spiegato in altri interventi passati.

 

Non saprei proprio dare alcun consiglio ad ACO. Migliorare quel che fa mi sembra impensabile, quindi mi limito a scrivere come ho fatto in pochi altri casi: una trama dettagliata e tutti i dialoghi, senza indicazioni sulle tavole. Lavoriamo quasi con lo stile Marvel. Se l’artista non è un grande narratore, in questi casi si perde parte del sottinteso, delle pause emozionali, dei momenti di pausa prima della tempesta.

Ma nel caso di ACO, questo gli dà l’occasione di lavorare sui particolari. Certo, a volte capita che gli dia suggerimenti su come dovrebbe apparire un certo elemento, ma con l’accordo che, se vuole aggiungere vignette o cambiare qualcosa, ha sempre la libertà di farlo.

 

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Fonte: Comic Book Resources