Si trattava del secondo grande crossover Marvel. La storia fu scritta al completo e poi prese il via. All’epoca, spiega Jim Starlin, non si tentava di forzarne le conseguenze nelle singole serie e nelle loro trame, come invece accade oggi. I rapporti con gli editor delle testate furono più complessi per Infinity War: tutti volevano i loro personaggi nel crossover, che avesse senso o meno, che Starlin li conoscesse o no. Ma il suo ruolo non era di coordinamento degli scrittori e degli editor durante l’evento. Starlin scriveva la miniserie centrale e poco altro.

 

Thanos: La relatività dell'Infinito, copertina di Jim Starlin

L’idea che Thanos abbia una progenie non mi ha mai attratto. Non so in quale serie sia apparsa Nebula, dicendo di essere sua nipote. L’idea non mi piaceva e in effetti sono io che ho negato questo assunto. Durante la miniserie, la tratto piuttosto male. Ma, allo stesso tempo, l’ho resa un personaggio molto più interessante di quanto fosse all’inizio, proprio per la sofferenza che subisce. Credo che le abbia fatto bene, dato il suo successo al cinema.

Thanos e Morte li ho sempre visti come la coppia più disfunzionale del cosmo. Sono come Sam e Diane di Cheers, ma in versione spaziale. Un’unione impossibile che Thanos continua a cercare di far funzionare. Probabilmente ne avete viste tutti nella vita reale, di coppie così.

Ho deciso che genere di personaggio Thanos fosse la prima volta che incontrai Jack Kirby. Mi disse che Hulk era la stupidità, che più lo colpivi forte, più lui diventava forte. Thanos era invece ambizione e insoddisfazione. Non importa cosa faccia, e questo era vero soprattutto nel periodo in cui io ho scritto il personaggio, il suo modus operandi non cambia: si prefigge un obiettivo e si mette a caccia. Ma quel che trova non è mai quello che davvero desidera.

Quando scrivevo la serie di Capitan Marvel, ecco che perde il Cubo Cosmico. Se sei onnipotente, non lascerai mica l’unica cosa che può portarti alla sconfitta in giro, incustodita! Lui lo fa. Permette sia a Warlock che a Nebula di vestire il Guanto dell’Infinito. Perché lui non è qualcuno che davvero muore dalla voglia di essere un dio. Dopo aver ottenuto quel risultato, fa in modo che il potere gli possa venire sottratto. O, più precisamente, vi rinuncia.

 

Starlin considera Thanos il personaggio più complesso dei comics. Non è un eroe, quindi non ha grandi vincoli di caratterizzazione della personalità. Vi ha profuso le sue letture più intellettuali, da Nietzsche a Castaneda e lo considera un recipiente perfetto dei temi centrali della sua vita. Lui e Warlock sono come dei vecchi amici, per il fumettista.

 

Ho visto i due film dei Guardiani della Galassia, entrambi in anteprima. Ho conosciuto parte del cast. Andrò a quella di Avengers: Infinity War e spero proprio che sia bello. Mi divertirò molto e spero di bere qualche buon drink.

Tutto quel che ho visto sinora mi ha colpito abbastanza positivamente. La Gamora dei film è la mia Gamora. Drax no, ma hanno creato un mix che mi piace un sacco tra il mio Drax stupido dei tempi della Guardia dell’Infinito e il personaggio che è oggi. E devo ammettere che il design attuale del personaggio è più bello del mio originale.

 

 

Fonte: Newsarama