Il sito ufficiale della Marvel continua a puntare i riflettori sui suoi migliori autori e sulle grandi produzioni del passato, e in una carrellata del genere non poteva mancare Kurt Busiek, il demiurgo di Marvels insieme ad Alex Ross.

Lo sceneggiatore concede un’ampia retrospettiva sulla nascita del suo capolavoro, ma non si tratta di un semplice sguardo sul passato, come avrete modo di leggere nei prossimi articoli a tema.

Per ora, godetevi la genesi di Marvels ricordata da Busiek:

 

Marvels #1, copertina di Alex Ross

Busiek – All’epoca di Marvels, sostanzialmente, Alex e io non eravamo nessuno. Lui era un pittore di talento, ma aveva fatto poco o nulla nel Fumetto, e io ero uno scrittore specializzato che aveva lavorato a dei fill-in, a delle miniserie e così via. Né io né lui eravamo dei grossi nomi. E la serie a cui lavoravamo… be’, parlava di un piccoletto guercio che gironzolava per la storia della Marvel esclamando: “Wow, guarda là!”

Era un’idea insolita, difficile da descrivere, e le serie “storiche” non vendevano bene e non erano particolarmente interessanti. Quindi non avevamo aspettative. Pensavamo ne sarebbe uscito un bel fumetto, naturalmente, ma non ci aspettavamo che una miriade di lettori si sarebbe entusiasmata per una visita guidata del passato… speravamo solo che sarebbe stato un buon progetto collaterale che ci avrebbe offerto la possibilità di fare altre cose in futuro.

Pensavo che il secondo numero fosse quello che avrebbe venduto di più, dato che c’erano gli X-Men, e gli X-Men andavano alla grande. Anche se i nostri non erano gli X-Men moderni. Invece il secondo numero fu quello che vendette di meno, perché gli ordini erano già chiusi nel momento in cui il primo numero uscì. E così, quando i rivenditori lo videro scomparire dagli scaffali, rimpolparono gli ordini per il terzo e il quarto numero, ma era troppo tardi per ordinare altre copie del secondo. Non valgo niente come profeta.

Iniziammo a pensare che sarebbe potuto diventare un buon successo nelle ultime fasi dell’operazione, quando sapemmo che il presidente della Marvel lo proponeva in prima persona alle convention, dicendo alla gente: “Ehi, ehi, guardate questo”, e mostrava a tutti le illustrazioni in anteprima. Se lui era entusiasta della cosa, allora forse eravamo sulla buona strada.

Marvels ha influenzato la mia carriera lentamente, ma in modo permanente. Per Alex fu un successo immediato, naturalmente. La gente adorava le sue illustrazioni, e a buon diritto, quindi fu in grado di costruirsi la sua serie successiva, Kingdom Come, e di farla come voleva.

Marvels #2, copertina di Alex Ross

Io passai da essere un nome che nessuno ricordava a un nome che veniva ricordato, ma la storia di Marvels era talmente specifica che ci volle del tempo prima che acquisisse un suo peso. Ricordo che Mark Waid mi suggerì come nuovo sceneggiatore della Legione dei Super-Eroi, e l’editor, scettico, rispose: “Be’, è un bravo scrittore, ma Marvels… non è esattamente il tono che vogliamo per la Legione, no?”. Come se fossi in grado di scrivere solo quel genere di cose per tutto il resto della mia vita.

Alla Marvel erano molto interessati a un sequel, che come tutti sanno non decollò, e mi chiesero se avessi altre idee, che avevo sviluppato ma non erano mai andate da nessuna parte. E sulla forza del successo di Marvels mi offrirono… Ectokid. E Night Thrasher. Declinai Ectokid, ma lavorai su Night Thrasher per un breve ciclo. Il che si rivelò una buona cosa, perché dopo due numeri, la serie fu assegnata a Tom Brevoort come editor, e Tom e io abbiamo lavorato assieme molto spesso da allora.

Tornando a noi, dopo Marvels mi ero fatto un nome che la gente riconosceva, ma fu solo dopo avere iniziato a lavorare su Astro City per la Image e su Untold Tales of Spider-Man alla Marvel (con Tom Brevoort!) che la gente ebbe l’occasione di vedermi su una serie regolare, e la reazione fu positiva per una serie di motivi. E così, questo mi condusse ai Thunderbolts, che a loro volta mi condussero ad Avengers e Iron Man, e fu così che le cose si consolidarono davvero per me, direi. Quindi Marvels aprì la porta a tutto questo, ma fu un processo che durò quattro anni.

Il motivo del suo successo? Be’, per prima cosa, credo che fosse un buon fumetto. E non faceva parte di un crossover, o di un periodo della Marvel che sarebbe poi stato messo sottosopra quando il nuovo team creativo avesse proposto il Prossimo Grande Evento, o altre serie. Era autosufficiente, e così venne considerato un classico, in parte perché era una storia a sé, un po’ come Il ritorno del Cavaliere Oscuro o Watchmen, e in parte perché era emotivamente coinvolgente, illustrata e narrata meravigliosamente.

Marvels, copertina di Alex Ross

Ma c’è un altro motivo importante, anche se non ce ne rendevamo conto mentre lo stavamo facendo: funziona molto bene come introduzione all’Universo Marvel. Leggi Marvels e capisci da dove sono partiti gli eroi, cos’erano tutte quelle storie sulla Seconda Guerra Mondiale, quando ricominciò tutto nella Silver Age, e quando arrivi alla fine sai che gli Avengers sono la squadra super-potente, i Fantastici Quattro sono avventurieri famosi, gli X-Men sono gli emarginati che fanno paura, Spider-Man è un eroe di cui qualcuno non si fida, e così via. Leggendo la storia di Phil, in pratica ti sei fatto un corso accelerato sull’Universo Marvel.

E se vai a comprare il materiale Marvel moderno, be’, gli X-Men e gli Avengers ora sono personaggi diversi, ma avendo letto Marvels, conosci le loro radici. Sai da dove vengono, e questo ti fornisce le basi per andare avanti… e grazie alla storia, un motivo per rifletterci e appassionartici. Se l’avessimo concepito in questo modo fin dall’inizio, probabilmente non avremmo saltato il debutto dei FQ. Ma volevamo raccontare la storia di Phil, non realizzare un’introduzione di taglio storico. Tuttavia, funziona anche in questo modo, e credo che sia parte del motivo per cui è ancora molto popolare. Al di là del fatto che abbiamo realizzato un bel fumetto, e perdura nel tempo anche per quello.

 

 

Fonte: Marvel