Mark Waid ha collaborato con Jack Kirby per Captain America #700. No, il Re non è purtroppo miracolosamente tornato tra i vivi per disegnare una nuova pietra miliare della Sentinella della Libertà, ma lo sceneggiatore della serie ha ripreso in maniera diretta una storia originale di Kirby e Frank Giacoia, da Tales of Suspense, includendone le tavole nell’albo.

Confusi? Le parole dello sceneggiatore, che ha risposto ad alcune domande sul sito ufficiale della Marvel, vi chiariranno l’arcano.

 

Captain America #700, copertina di Chris Samnee

Era una vita che volevo fare qualcosa del genere. Agli albori della pubblicazione dei volumi in bianco e nero di Marvel Essentials, scoprii la mole di fumetti della Silver e della Bronze Age prodotti dagli artisti con le care vecchie tavole da sei vignette fisse. Ad essere onesti, non era particolarmente frequente che negli anni Sessanta e Settanta ci fossero lunghe run ininterrotte. Erano privilegio di John Buscema, Jack Kirby, Steve Ditko, Gene Colan e pochi altri. Ma mi sono sempre chiesto come sarebbe stato riscrivere i dialoghi delle loro storie per crearne di nuove, specialmente potendo scegliere vignette specifiche, rimontandole per creare qualcosa di nuovo.

La realizzazione è stata molto più complessa di quanto possiate immaginare. Per prima cosa ho dovuto scegliere un personaggio, ma questo è stato facile, perché Captain America #700 era in vista e rappresentava un’ottima occasione.

Prima ancora di iniziare a selezionare i disegni, ho dovuto scegliere un unico team di disegnatore e inchiostratore, per dare coerenza visiva al risultato. Abbiamo ristretto il novero in maniera importante. Inchiostratori come Syd Shores e Dick Ayers erano ottimi artisti, ma il loro lavoro era o disperso o troppo centrato su singoli periodi, ad esempio scene di battaglia della Guerra Mondiale. Sarebbe stato difficile includerli in una storia moderna. Alla fine, per il volume della loro produzione assieme, abbiamo deciso per Kirby e Giacoia.

Il terzo passo è stato scegliere ulteriormente all’interno del loro materiale disponibile, alla caccia di vignette che avessero dei balloon e delle didascalie che non coprissero elementi importanti dello sfondo e che non ci obbligassero quindi a un lavoro eccessivo di adattamento. Non volevo semplicemente cancellare i dialoghi e sostituirli. In quel caso, avrei dovuto non solo riscrivere le parole, ma anche trovare vignette perfette da accoppiare tra loro. E quel che volevo fare era già abbastanza difficile da sé.

Lo studio di Mark Waid per Captain America #700

Quarto passaggio: ho dovuto fare una ricognizione delle pagine già esistenti, prendere appunti dettagliati, farmi un’idea di quale storia poteva essere raccontata con il materiale a disposizione. C’erano un sacco di pagine in cui Cap combatteva cattivi moderni nelle strade e nei palazzi di New York. Supponiamo che Cap stia correndo in giro per Manhattan, affrontando una qualche trappola del Teschio Rosso. Per quali ragioni? C’erano alcune vignette che potevo usare, con scienziati in laboratorio. Forse Cap cercava qualcosa da loro? Come dare coerenza a questo materiale?

Numero cinque: rimasto con centocinquanta pagine di disegni da cui scegliere, e in quanto piuttosto esperto con Photoshop, avrei potuto iniziare a tagliare e incollare le vignette al computer. Ma mi conveniva rimanere aderente alla vecchia scuola. Ho stampato ogni pagina con la mia stampante a inchiostro, ho presso un paio di forbici, un cutter e un tappetino, costruendo le mie vignette con cui giocare, muovendole in continuazione, in cerca di una continuità.

Al sesto passaggio, un abbozzo di narrazione ha preso forma. C’era una sequenza con Cap che combatteva il Super-Adattoide, ma non riuscivo a immaginare di mettere un cattivo in una storia senza che vedessimo la sua sconfitta. Quindi niente. Ecco una lotta con un soldato tedesco con una pistola a raggi, durante la guerra. Ma c’era qualcosa di specifico nei disegni che indicasse che erano gli anni Quaranta? Per fortuna no. Potevo tener buono il materiale.

Captain America #700, collage

Settimo: la selezione delle vignette candidate era sempre più stringente. Pose ripetute? Via. Personaggi inutili che apparivano per poi sparire? Fuori. Stavo riducendo la scelta a cinquanta vignette circa, con un’avventura di Cap attorno a New York, per salvare un agente dello S.H.I.E.L.D. ferito in un laboratorio. Era una run di Capitan America piuttosto avanzata, il che significa che c’erano linee piuttosto ampie, ma non in modo disturbante. Mi sono trovato con una dozzina di vignette con il Teschio. Quali usare per renderlo una presenza nella storia, senza che affronti direttamente Cap?

Ottava fase: la prima bozza tagliata e incollata, con colla e nastro adesivo, fa da riferimento. L’ho scannerizzata per gli uffici produttivi della Marvel, da usare come guida, dando loro delle specifiche sulla collocazione di ogni singola vignetta.

Fase numero nove: le tavole realizzate dalla produzione mi vengono rimandate e finalmente posso lavorare assieme al Re. Messe assieme tutte le operazioni, il progetto ha portato via tre giorni circa. Molto più faticoso del previsto. Ma con il giusto artista (Steve Ditko? Jim Aparo?), potrebbe valere la pena riprovarci.

 

 

 

Fonte: Marvel