Lo sceneggiatore di Secret Warriors e designato autore di Punisher affida alle pagine del sito ufficiale Marvel il suo omaggio all’ormai centenario e compianto Jack KirbyMatthew Rosenberg si accoda a tante altre personalità del mondo del Fumetto in questa opera di memoria e celebrazione del Re dei Comics.

 

Fantastic Four #87, copertina di Jack KirbyHo imparato a leggere rubando i numeri di Uncanny X-Men e di Fantastic Four ai miei fratelli. Mi ricordo che non avevo la minima idea di quel che succedeva in quelle storie, ma le adoravo. Erano di Chris Claremont, Dave Cockrum, John Byrne e altri ancora, ma credo che ad avermi attratto sin dalla tenera età fossero le fondamenta poste da Jack Kirby. Così, quando fui abbastanza grande da comprarmeli da solo, i fumetti che volevo erano sempre dei Marvel Masterworks, in cerca di suoi vecchi lavori. Mi ci sono voluti un po’ di anni per capire che era proprio lui ad attrarmi, ma una parte del mio giovane cervello già lo sapeva.

Nel suo stile c’è qualcosa di alieno eppure terribilmente accessibile. Ti trascina perché non hai mai visto niente di simile, ma contemporaneamente ti sembra che sia quel che hai sempre desiderato. Ad essere familiare è l’aspetto umano delle sue storie, del suo disegno: i temi della famiglia, dell’essere emarginati, della ribellione, della perdita dell’anima. In Johnny Storm, Jean Grey, T’Challa, persino in Norrin Radd o Victor Von Doom, puoi sempre vedere un pezzo di te, ma quella piccola parte è scagliata su mondi al di là della tua immaginazione. Ancora oggi, per me, Kirby è un viaggio pazzesco. Non riesco a immaginare cosa dovesse essere quand’ero ragazzino.

Tutto quel che facciamo alla Marvel porta il suo DNA. Le atmosfere impossibili e fantastiche, il desiderio di raccontare cose mai viste, di rendere tutto pazzescamente enorme. Certo, Rocket Raccoon è una creatura di Bill Mantlo e Keith Giffen, come Kingpin è nato da Stan Lee e John Romita, ma è difficile non vedere quanto facciano parte di un universo kirbyano. Il che è incredibile: si tratta di un universo follemente grande, in cui c’è spazio per far incontrare un uomo d’affari corrotto e un procione spaziale senza che la cosa appaia sbagliata.

Secret Warriors #1, variant cover di David Nakayama

Una delle cose che amo di Secret Warriors è la sensazione che mi dà di gettare ponti fra le diverse ere della Marvel. Sia Karnak che lo S.H.I.E.L.D. sono stati creati da Kirby negli anni Sessanta; Devil Dinosaur, invece, nel decennio successivo. Nelle storie, trovano posto X-Men degli anni Ottanta e Novanta. Poi, gran parte del cast è di creazione recentissima, come Quake, Moon Girl e Ms. Marvel. Sono diversissimi eppure tutti funzionano assieme. L’Universo Marvel è divertente perché non smette mai di progredire: nuove storie e nuovi personaggi nascono, ma non si dimenticano mai le radici.

Jack Kirby è stato fondamentale nell’ispirare la mia carriera fumettistica. Credo che la sua influenza prenda forme diverse a seconda dei momenti. A volte, quando una storia mi sembra troppo complessa da risolvere, prendo in mano qualche vecchio albo degli X-Men o di Pantera Nera e sparisco in quel mondo per un po’. Rinvigorisce la mia immaginazione in maniera incredibile e mi ricorda che cosa stessi cercando di fare.

Ma pensiamo anche solo alla quantità di materiale che Kirby ha creato, a prescindere dalla sua indiscutibile quantità. Se questo non tiene svegli la notte i fumettisti più giovani, non so cosa possa farlo. Mi riterrei incredibilmente fortunato se, alla fine della mia carriera, potessi dire di avere all’attivo il numero di pagine che ha raggiunto lui. Si tratta di un pensiero tanto d’ispirazione quanto terrificante. Ma ogni volta che alzo lo sguardo dalla scrivania alle tre di notte e vedo i suoi albi sulla mia mensola, so che troverò le forze per continuare a scrivere ancora qualche ora.

 

 

Fonte: Marvel