Nel corso dell’edizione 2018 di Napoli Comicon abbiamo intervistato Francesco Francavilla, noto artista italiano attivo da anni nel mercato statunitense, dove tra le altre cose è stato uno dei pilastri del rilancio dell’universo narrativo di Archie noto come New Riverdale, così come ha lavorato su moltissimi titoli delle due major statunitensi, da Detective Comics a Moon Knight, vincendo anche un premio Eisner nel 2012.

Ringraziamo lo staff di Edizioni BD per la disponibilità, in particolare Daniel De Filippis e Anna Spena.

 

Ciao, Francesco, e benvenuto su BadComics.it!

Ciao a tutti, e grazie.

Archie Comics è da decenni una realtà ben consolidata negli Stati Uniti. Archie e i suoi amici sono personaggi estremamente noti nella cultura pop americana, oltre che in quella più strettamente fumettistica. Come mai, secondo te, questo successo non è sostanzialmente mai stato replicato in Italia e in Europa, e perché è stato necessario un rilancio come quello che ti vede protagonista per far avvicinare i lettori a questi titoli?

Be’, credo che il motivo per cui ora ci siamo accorti di questi fumetti sia proprio per il fatto che con il recente rilancio l’intero franchise è stato rinfrescato, reso più moderno e maturo. Basti prendere “Archie tra i morti viventi” come esempio.

Prima di tutto questo, i fumetti di Archie erano rimasti gli stessi per più o meno settant’anni, senza mai evolversi. In pratica, portarli qui in passato sarebbe stato impossibile, anche perché sul mercato si sarebbero scontrati con un prodotto come “Topolino”, perdendo senza dubbio la sfida. In America, i fumetti di Archie li trovavi ovunque, anche al supermercato, ed erano destinati a un pubblico molto, molto giovane e neutro. Con il rilancio, la casa editrice ha capito che si poteva raggiungere un pubblico più vasto, maturo ed eterogeneo, in particolare differenziando la propria offerta.

Parliamo di come sei arrivato su quello che forse è oggi il titolo più forte, trattandosi di un horror, dell’intera linea editoriale di Archie.

Ho iniziato la mia collaborazione con Archie Comics quando ho illustrato una serie di variant cover per la miniserie in cui Archie e i suoi amici incontravano il gruppo musicale dei Kiss. Ovviamente, nel fare ciò ho portato avanti quello che è da sempre il mio stile artistico, mettendomi alle spalle qualsiasi influenza cartoony che prima di allora era un po’ il pilastro di questi titoli.

Questa versione moderna e più matura dei personaggi è piaciuta molto, tanto da dare il “la” alla nascita di un titolo come “Archie tra i morti viventi”, il quale ha dimostrato che si può fare praticamente qualsiasi cosa con questi personaggi, come ha attestato poi il successivo reboot della testata principale, con il coinvolgimento di grandi autori come Mark Waid e Fiona Staples.

Oggi non importa che tu conosca il passato di Archie, perché il suo presente è qualcosa di decisamente nuovo e ben più allettante. La serie TV “Riverdale” ha dimostrato che è un periodo di grande successo per questo franchise.

Lasciamo la Archie Comics per concentrarci su un titolo al quale sono affezionato, “Black Beetle”, sul quale sei stato impegnato come autore completo: quali sono le difficoltà intrinseche del dover essere contemporaneamente sceneggiatore e artista?

Mi piace moltissimo lavorare come autore completo, perché lo scrittore che è in me conosce ovviamente ciò che l’artista adora disegnare! Scherzi a parte, il mio approccio alla scrittura è molto particolare: infatti, non scrivo mai una vera sceneggiatura, ma allo stadio iniziale la prima stesura della storia è solo in layout. Visualizzo nella mia mente ciò che voglio raccontare e poi lo rappresento graficamente in quello che nel Cinema chiamano storyboard. Poi arrivo ai disegni, e in seguito scrivo i dialoghi.

Per quanto possa sembrare un approccio non convenzionale, in realtà credo che la storia ne benefici. Arrivando ai dialoghi solo alla fine posso inoltre permettermi di renderli più asciutti possibile, perché molto spesso già i disegni dicono molto di ciò che avviene nella storia.

Quando tornerà “Black Beetle”?

Al momento, sono al lavoro su una nuova miniserie in cinque parti di Black Beetle, che è stata già annunciata da un po’, dopo l’uscita dello speciale one-shot intitolato “Kara Böcek”. La seconda stagione dell’opera si intitolerà invece “Black Beetle: Necrologue”. Come suggerito dal titolo, nella storia morirà un sacco di gente!

Torniamo ancora più indietro nel tempo, a quando hai illustrato una bellissima run di “Detective Comics”, sceneggiata da Scott Snyder, sceneggiatore con il quale – te lo confesso – ho un rapporto complicato. Com’è stato lavorare con quello che oggi è diventato uno degli architetti della DC Comics?

Non a caso, prima ti dicevo di quanto mi piacesse scrivere le storie che devo disegnare, proprio perché il feedback con un altro scrittore non sempre è positivo. Fortunatamente, con Scott ho avuto una delle migliori collaborazioni della mia carriera, perché è uno che ha sempre molta fiducia nell’artista con cui lavora, e non per niente oggi si sceglie i migliori. Scott sa molto bene quali sono i punti di forza dei suoi collaboratori e cerca sempre di sceneggiare storie adatte al loro stile, lasciando loro molta libertà creativa. Molto spesso permette all’artista di fare delle scelte anche in controtendenza con ciò che aveva in mente all’inizio, ritornando poi sulla storia e cambiando eventualmente alcuni passaggi o alcuni dialoghi. Lavorare con lui è armonioso, e credo che il suo approccio sia il migliore per fare fumetti, specie perché lo standard in America è quello che vede l’artista interfacciarsi direttamente con l’editor della testata sui cui lavora.

A questo proposito, mi viene naturale chiederti quale sia il tuo rapporto con i super eroi delle major. Do quasi per scontato che ti trovi molto bene con Batman, ma vorrei sapere quali sono i tuoi preferiti, tra i tanti personaggi della DC Comics e della Marvel.

Sono molto appassionato di Fumetto supereroistico, fin da quando ero bambino. Nello specifico, come hai intuito, Batman mi piace davvero tanto proprio perché ha il super potere più cool di tutti: è ricco!

Scherzi a parte, la sua natura dark e pulp mi ha sempre affascinato: veste di nero, gira di notte, è perfetto per il mio stile. Contrariamente, per esempio, al personaggio di Superman che è luminoso e solare. Non credo disegnerò mai storie dell’Uomo d’Acciaio, proprio perché è in antitesi con quello che mi piace illustrare. Mi ritengo molto fortunato per aver potuto disegnare una storia di Batman che per me è davvero ottima, e che negli anni sarà ricordata molto più di come lo è adesso.

Di recente ho illustrato alcuni episodi di “All-Star Batman” e “Moon Knight”, e il mio rapporto con le major è sempre ottimale. Oggi, però, sento sempre di più la necessità di illustrare storie che siano interamente mie, e non a caso ho in mente un paio di idee delle quali forse in futuro sentirete parlare, una con la DC Comics e l’altra con la Marvel: si tratta di due storie con protagonisti, rispettivamente, Batman e Spider-Man. Si tratta di progetti fuori continuity, che potrebbero essere definiti come dei grandi “What if…?” o “Elseworlds”.

 

Francesco Francavilla 02