Una delle conferenze più interessanti della recente New York Comic Con è stata quella intitolata “Comics, Hollywood – What Creators Need to Know”, in cui l’autore Jimmy Palmiotti e i due editori Ross Richie e Mike Richardson, rispettivamente a capo di BOOM! Studios e Dark Horse, hanno descritto il rapporto tra cinema e fumetto, croce e delizia di entrambi i media coinvolti.

Molti gli aneddoti narrati nel corso della conferenza, tra cui:

– Negli anni 90 gli studi andavano in cerca di tutto quello che non era collegato alla Marvel o alla DC. Ma compravano solo il nome di una serie… per poi cambiare praticamente tutto del personaggio. – Palmiotti

– Quando stavamo sviluppando “The Mask”, che poi divenne uno dei film comici di maggior successo della sua era, discutendo con un regista ancora attivo (di cui eviterò di fare il nome) mi sentii dire: la gente dei fumetti rimanga a fare fumetti, e lasci fare i film ai professionisti.” Mi limitai a pensare “non è il regista che fa per noi. (Tra le idee inutilizzate per The Mask ci fu proposta quella di trasformare la storia in un fabbricante di maschere che strappava le facce ai cadaveri per metterla addosso a degli adolescenti e trasformarli in zombi.) – Richardson

– Il rapporto tra il successo di un fumetto e quello della sua versione cinematografica è assolutamente imprevedibile. Non è detto che un fumetto debba vendere milioni di copie per attirare l’interesse dei media. “Men in Black”, nato come proprietà Malibu, in origine vendette 7.000 copie. E “The Crow” inizialmente non andò affatto bene. Fu la graphic novel uscita quando già la storia era ascesa al rango di leggenda a riportare delle vendite soddisfacenti. – Richie.

– Gli accordi con le case cinematografiche sono fatti così: quando non ne hai uno, ne vuoi uno a tutti i costi, perché ti coprono di soldi. Poi, quando ne hai uno, non vedi l’ora di uscirne. – Richardson

– I film hanno sempre tenuto d’occhio i fumetti. La differenza è che hanno sempre ritenuto i fumetti materiale da ragazzini in passato. Nessuno avrebbe mai preso in considerazione qualcosa come ‘A History of Violence.’ Ora invece stanno scoprendo che i fumetti possono affrontare anche tematiche serie, oltre a quelle fantastiche o al materiale per ragazzi.” – Richardson.

 

Potete trovare il resoconto completo della conferenza a questo link.