Un tema piuttosto importante è stato trattato da Kat Leyth, Blue Delliquanti, Jeremy Sorese e James Tynion IV durante uno degli incontri coi lettori del New York Comic Con di qualche giorno fa: lo stato delle cose, nel comicdom odierno, della comunità LGBT.

 

Sailor UranusSorese – Chi erano le mie icone gay? Da ragazzo ero attratto da Sailor Uranus e Sailor Mars, senza sapere ancora perché. Non ho mai avuto un modello preciso, anche perché ho scoperto la mia sessualità tardivamente, al college. Mi ricordo che mi impressionò molto il coming out del giornalista Maurice Sinet.

Leyh – Anche a me non vengono in mente dei modelli in particolare, durante la crescita. Mi ricordo, semmai, la frustrazione, difficile da comprendere all’epoca, derivante dal fatto di non conoscere altra gente come me. Mi ricordo che, quando uscì la serie televisiva Ellen, la guardavo assieme a mia mamma. Poi, la Degeneres fece coming out e smettemmo di vederla assieme.

Delliquanti – L’esigenza di un modello gay a cui ispirarsi è una necessità piuttosto recente. Negli anni Novanta, l’unica icona bisessuale era Sharon Stone, che non si adattava alla ragazzina nerd che ero all’epoca, come ispirazione.

Per quanto riguarda i personaggi che scrivo, personalmente non ho delle linee guida. Più che altro, cerco sempre di essere rappresentativa di un’idea diversa di sessualità, che non sia bipolare e che risulti più fluida e malleabile. Specialmente nel caso di personaggi bambini, o giovanissimi. Il mio protagonista in O Human Star è un adolescente che risponde a queste caratteristiche.

Leyh – Vale anche per me. Credo che sia importante comunicare soprattutto una fluidità di ruoli ai bambini e, personalmente, sono stufa di vedere che, nei media narrativi, quasi sempre le femmine sono dipinte come l’interesse romantico di qualcuno. Da ragazzina, avevo quell’idea lì nella testa, inculcatami dalla televisione e vorrei che ora la buttassimo finalmente via.

Lumberjanes 3Delliquanti – Un altro aspetto che trovo preoccupante è il terrore che molti hanno nel proporre personaggi gay ai bambini, quasi a proteggerli dalla consapevolezza della loro esistenza, nell’errata convinzione che la sessualità sia frutto di una scelta e che, quindi, mostrare i gay a un giovanissimo lo ponga di fronte alla scelta. Questo mi fa davvero impazzire ed è un segno di ignoranza notevole.

Sorese – La verità è che molti hanno paura che questi personaggi possano levare dai bambini il senso di vergogna che si rischia di provare quando ci si scopre omosessuali e, quindi, che i giovani di domani possano essere più aperti e liberi. La cosa mette tristezza.

Tynion – Siamo qui in rappresentanza dei nerd gay, in pratica gli esclusi degli esclusi. Eppure, in questa comunità c’è molta più accettazione reciproca, come era, quando ero giovane, tra gli amanti del teatro, anche loro mediamente isolati al liceo. Far parte di una comunità del genere, non troppo diversa da quella dei geek, mi ha aiutato a farmi sentire accettato e a diventare quello che ero.

 

 

Fonte: Comic Book Resources