In un’intervista a Giornalettismo, Leo Ortolani ha parlato di The Walking Rat e di come stia gestendo il finale della saga del supereroe con la calzamaglia gialla.
L’autore ha avuto anche occasione di dare qualche anticipazione su ciò che ha intenzione di realizzare dopo aver scritto la parola Fine per Rat-Man.

 

Rat-Man tra le nuvole

Un acquarello di Rat-Man del 1997

Voglio andare giù a uovo, in discesa libera. Non ho ancora ben preciso se la racconterò tutta insieme questa discesa oppure se prenderò fiato come ho fatto con The Walking Rat. Nel finale voglio dare tutto, questo lo so. Facendo il Rat-Man gigante, capisco d’essere diventato più corale, prima mi rivolgevo a due, tre personaggi al massimo. Ora faccio Il signore degli anelli e altri romanzi “collettivi”. Vado verso un finale complicatissimo ma me lo sto cercando. Non so se gestirò ancora delle serie infinite, ho delle bimbe a cui voglio dedicarmi più che ai fumetti, sono sincero. Vorrò fare miniserie e storie lunghe, speciali magari sulla prossima trilogia di Guerre Stellari. Poi voglio ripescare le recensioni cinematografiche, mi divertivano tanto. E devo cercare il cartone giusto per la copertina di quelle graphic novel che fanno così bene gli altri. Mi piace pensare di riuscirci anche io, adoro gli acquerelli di Gipi. Solo pensare di potermi accostare a quello è uno stimolo meraviglioso. Ho sempre paura di volare, ma poi è più forte quella del rimpianto di non averlo fatto. E quindi mi butto. Magari con una ragazza non ci riuscivo, nel fumetto sì!

Avrei in mente questa storia di Dylan Dog completamente folle, non sulla lunghezza d’onda del restyling di Roberto Recchioni e del canone Bonelli, alla Garth Ennis. Vorrei disegnarla e svilupparla. Sempre musi da scimmia, ovvio, non imparerò mai a fare volti umani, ormai sono troppo vecchio per farlo. Devo trovare il tempo. La cosa bella per me è quando mi chiedono di lavorare con un personaggio che ha vissuto per decenni, è un privilegio. Ma so già, avvicinandomi a lui, che dovrò stravolgere tutto, a modo mio. Se non ingarbuglio le linee narrative e le faccio diventare mie non mi diverto.

 

Fonte: Giornalettismo