In un’edizione della Mostra Internazionale dei Cartoonists dedicata a Sergio Bonelli Editore come quella di quest’anno, uno degli argomenti più interessanti e frequenti non poteva che essere la nuova serie di Martin Mystère voluta da Alfredo castelli e affidata a un team di ben sei autori. Un progetto di cui dovreste già sapere tutto, se ci seguite con costanza.

Ai nostri microfoni, ospite di Rapalloonia 2016, direttamente dalla squadra di autori coinvolti, si è soffermato Diego Cajelli, che ci ha raccontato a lungo di questa avventura, del processo creativo che l’ha portata a compimento e del coinvolgimento, profondissimo, di Alfredo Castelli.

 

L’ultima volta che ci siamo incontrati, Diego, eravamo in un vagone della Metropolitana 3 di Milano, all’uscita dall’anteprima stampa di Captain America: Civil War e tu mi hai detto: “Comunque, vince Spider-Man”, nel senso che era chiaramente un personaggio riuscitissimo. Ebbene, vincerà Martin Mystère, con la sua nuova serie?

Ma, guarda… questa è una domanda estremamente scomoda da farmi in questo momento… diciamo che potrebbe decisamente vincere, ma avrà bisogno di una mano, perché il nemico da sconfiggere è gigantesco, non uno comune e affrontabile con i normali mezzi: è il fatto che, probabilmente, o si riesce ad entrare con i fumetti nella realtà, di nuovo, o è un casino.

Tu sei entrato nella realtà con i fumetti e con i fumetti nella realtà diverse volte. Penso ad esempio alle ambientazioni milanesi estremamente precise di Long Wei o alle città tra reale e fumettistico del fumetto su Chef Rubio, solo per citare due prodotti recenti. Lo farete, come team, tramite la trattazione di temi anche sociali, politici e d’attualità, come ti piace spesso fare?

Martin Mystère: Le nuove avventure a colori 1, anteprima 01Sì, nel senso che con la struttura narrativa di questa serie di Martin, il personaggio richiedeva di essere caratterizzato in modo contemporaneo e coerente al tempo stesso. Il che significa che, banalmente, non si possono più trattare i temi dei misteri, del cospirazionismo e degli UFO come si faceva negli anni Ottanta, perché oggi sono diventate patrimonio degli idioti, narrazione bassa per eccellenza. Quindi non potevamo mostrarvi un Martin che credesse alle scie chimiche. Al contempo, però, nemmeno un Martin che si stupisse di fronte a un alieno. Ecco allora un personaggio dalla struttura psicologica estremamente contemporanea che, allo stesso tempo, rispetta i valori archetipali del Martin classico, come la sua curiosità e la propensione all’indagine, ma meno disincantato, che ha vissuto un momento, inedito nella storia del personaggio canonico, decisamente traumatico.

C’è un fantasma piuttosto grosso, nel suo passato, che l’ha costretto a rinunciare a una parte molto importante della sua vita, legata all’uso quotidiano e contemporaneo dei misteri, e a rifugiarsi in Italia, dove avrà a che fare con una serie di elementi legati fortemente alla realtà.

Quello che ti posso dire è che la trama orizzontale che collega i dodici episodi della serie trae chiaramente spunto dalla realtà moderna, con convinzione. Ovviamente, lo fa secondo la tradizione, senza fare nomi e cognomi, ma diciamo che ha a che fare con un’attualissima dimostrazione della debacle della civiltà occidentale.

Ed ecco che, forse, ora abbiamo qualche coordinata per capire a cosa tu ti riferisca. Ad essere contemporanei, però, immagino che siano anche i mezzi di Martin Mystère, aggiornati alla tecnologia di oggi. Ma, allora, come si fa a evitare il complottismo complottaro, quello becero che volete tener lontano, se i temi e i mezzi sono gli stessi che usa lui?

Ti faccio un esempio. Io, quando non so qualcosa e non mi ricordo un nome o il titolo di un film, prendo il telefono e, in un attimo, controllo. Siamo tutti abituati a essere circondati da tecnologia, tra l’altro, tecnologia con una obsolescenza programmata follemente veloce. Lo smartphone che abbiamo in tasca ora, tra cinque anni sarà vecchio. Noi abbiamo ragionato al contrario: l’aspetto più importante della tecnologia di Martin è che non gli serve per essere un figo, perché il nome dell’oscuro regista di turno lui se lo ricorda sempre, senza controllare.

E il rapporto con il passato, invece, qual è?

Sta nei miliardi di inside joke con il Martin classico. Io non vedo l’ora di sapere come reagirà la gente quando, nella serie, comparirà la Ferrari. Tutta la nostra storia è colma di rimandi e citazioni, perché una delle cose che ci siamo chiariti noi sceneggiatori, nelle prime riunioni, è stata la volontà di realizzare una serie che spingesse la gente a dirci: “Bella quest’idea! Dove l’avete presa?”. La risposta, però, sarà sempre la stessa: sono idee di Alfredo Castelli di trent’anni fa.

Quindi il rapporto con Castelli, che è l’ispiratore di questa iniziativa sul suo personaggio, è stato strettissimo anche in fase di realizzazione.

Martin Mystère: Le nuove avventure a colori 1, anteprima 02Lui ha vagliato ogni singola follia uscita dalla writing room. Lavorare nella squadra è stato bellissimo, una sessione prolungata i brainstorming, in cui ci siamo fatti dei viaggi folli. E lui valutava ogni elemento che ne usciva dicendoci che eravamo dei pazzi, ma che andava bene così.

Una cosa che fin da subito ha voluto mettere in chiaro era che avrebbe voluto supervisionare il rispetto dei canoni morali di Martin, ma, per il resto, questo avrebbe dovuto essere il nostro fumetto, perché siamo noi quelli inseriti nella quotidianità di oggi. Non ha mai cassato un’idea. Magari ha dovuto pensarci un po’, ma per poi convincersi sempre e lasciarci mano libera. Non è mai stato un limite al cambiamento.

L’idea di non inserire Java, per esempio, è sua. In una nostra prima ipotesi, c’era e si trovava in un computer, giocando con il suo nome e quello di un noto linguaggio informatico. Invece lui ci ha detto di tagliarlo e guardare avanti. Noi eravamo dubbiosi, perché temevamo che ci avrebbero ammazzato, i lettori. Ma lui era convinto. E, del resto, ci ammazzeranno comunque. Ormai sono dell’idea che ci appenderanno tutti per le palle.

Be’, come diceva qualcuno, se devi fare una brutta figura, cerca di divertirti più che puoi, nel frattempo.

E infatti è esattamente quello che abbiamo fatto. Non abbiamo voluto metterci dei paletti. Anche perché, come sto dicendo in giro, lo so già quale sarà il primo commento: “Minchia, vi siete messi in sei per fare questa roba?” Vedrai.

Possibile. Ma, rimanendo sul tema della collaborazione con Castelli, quanto è stato prezioso il suo appoggio per darvi modo di prendere un personaggio come Martin – di fatto è il suo autore, vi si identifica profondamente – e renderlo non solo nuovo, ma soprattutto vostro?

Martin Mystère: Le nuove avventure a colori 3, anteprima 01

Martin Mystère: Le nuove avventure a colori 3, anteprima 01

Lui è stato un signore, si è lasciato coinvolgere abbastanza. Ha dato direttive vere solo per il personaggio che prenderà il posto di Java in termini di ruolo, di spalla di Martin Mystere, anche se detta così è riduttiva. Si tratta di un personaggio ispirato direttamente alla figura di un amico di Alfredo. Senza il nome effettivo, senza la fisicità di quello vero, semplicemente perché lui non ce li ha mai rivelati e noi non abbiamo mai incontrato questo signore.

In buona sostanza, Castelli ci ha descritto la sua personalità dal proprio punto di vista e noi abbiamo fatto un grosso lavoro di squadra, su questa base, per dargli un volto e un aspetto. Il risultato è una persona che non è lui, questo signore milanese che ha viaggiato un sacco, che ha avuto mille avventure, il classico tizio che solo Alfredo Castelli poteva conoscere, ma in realtà è davvero lui.

Una delle cose divertenti di lavorare con Alfredo, al di là del fatto che sia stato sempre propositivo nella fattispecie, è che lui è davvero un fiume in piena di aneddoti, di storie, di ricordi. A me piace proprio stare ad ascoltarlo, starei le ore. Che lavoro fai? Ascolto Castelli. Facciamoci pagare per farlo. Sarebbe bellissimo.

Al di là di questo progetto, tu se un autore di grandi collaborazioni, che non è mai fuggito di fronte alla possibilità di lavorare con i colleghi, come anche ultimamente, con Il Ragazzo Invisibile. Questa volta come è andata tra te e i cinque sceneggiatori con cui hai scritto questa serie?

A me piace moltissimo collaborare, vedere se riesco ad amalgamarmi con altre sensibilità creative. Credo sia proprio un tratto della mia personalità. In qualche modo, penso che Castelli, che ci ha scelti uno per uno, sia riuscito a farci un ritratto psicologico precisissimo guardandoci lavorare da lontano. Noi ci siamo trovati messi assieme da lui e ci siamo accorti che aveva valutato alla grande le nostre personalità. In una situazione del genere, sarebbe bastato che uno solo di noi volesse fare la primadonna, egoriferire il proprio lavoro, e tutto si sarebbe bloccato, non saremmo più andati avanti. Invece, ci siamo proprio trovati. Non avevamo mai lavorato tutti assieme.

Andrea Voglino dice che, tra noi, è partito lo stesso processo che si innesca quando si fa jam session con un gruppo musicale. Ognuno suonava il suo strumento, ognuno è partito con il suo e il processo ha proceduto in maniera esponenziale. Per me è stato come giocare con il pongo da piccoli: uno di noi metteva lì la sua pallina, gli altri ci attaccavano le loro e, alla fine, ci trovavamo con una costruzione che non avevamo assolutamente previsto, inizialmente.

Visto che c’erano sei autori per dodici albi, immagino che ci siano state molte idee buone e che molte altre siano rimaste in un cassetto da qualche parte, senza trovare posto tra le pagine. Nella misura in cui non veniste tutti quanti appesi per le palle, come hai detto tu, quanto sarebbe bello tornare a lavorarci sopra?

Sì, perché via via che procedevamo a prendere spunti dalla serie classica, ci venivano nuovi stimoli e tantissimi ci sono rimasti un po’ qui, senza essere sviluppati. Per esempio, io vorrei dare molto più spazio a Mr. Jinx, che è presente in questa serie, te lo rivelo. Ma non è stato possibile. E, come questa, ci sono un sacco di cose che sono rimaste lì, nel frigo, e secondo me meriterebbero di trovare una collocazione.

Be’, allora in bocca al lupo. Anche perché, come dici tu, tutto viene dalla serie classica e lì dentro ci sono miriadi di possibilità e di possibili spunti.

Esatto. Tant’è che noi abbiamo dovuto dividere in quattro cicli la serie di dodici. Quindi ci sono tre numeri su Atlantide, tre sugli Uomini in Nero, tre su Orloff e così via. Ci siamo dati dei confini, altrimenti sarebbe stato impossibile. E non abbiamo voluto toccare i crossover di Martin con gli altri personaggi della Bonelli, che avrebbero fatto diventare complicatissimo il nostro lavoro. Non voglio dirti com’è gestita Altrove, però c’è. E lì, se avremo modo di sollevare il coperchio, ci troveremo di fronte a una marea di potenzialità.

Staremo a vedere se avrete modo di portarle a compimento, allora. Grazie mille, Diego!