L’attenzione si è quindi spostata sugli sguardi illustri che Saga sta attraendo su di sé. L’attrice Tessa Thompson (Valchiria in Thor: Ragnarok) l’ha citato in un tweet, ma Vaughan sostiene che non c’è alcun piano per un film. Il New York Times, l’anno scorso, gli ha concesso grande spazio e con toni lusinghieri, cosa che ha provocato nei due autori grande entusiasmo. Se non ci sono discorsi in atto per il Cinema, entrambi si dicono disposti a partecipare a un adattamento teatrale: un musical, per essere precisi.

 

Saga vol. 7

Vaughan – So di essere un vecchio brontolone, ma sono sempre più felice quando i lettori parlano di Fumetto e di quel che leggono rispetto a quando i fan parlano di quanto desiderino vedere le loro storie preferite “elevate” da un altro medium. Gli adattamenti sono grandiosi, ma per me il Fumetto è sempre stata la meta, non un gradino per arrivare altrove.

Staples – Qualcuno ha iniziato a dirci che legge Saga pur non essendo appassionato ai fumetti alle convention. Si tratta di una cosa molto gratificante, perché abbiamo sempre desiderato rendere la storia accessibile a molti tipi di lettore. Credo che i fan siano stati i primi a darci fiducia e, grazie al cielo, hanno prestato o regalato i nostri volumi a chi non fa parte di questo mondo.

Vaughan – Io amo il Fumetto, ma credo che la maggior parte di quel che viene pubblicato oggi sia brutto a vedersi e difficilmente comprensibile. Il lavoro di Fiona, invece, è meraviglioso e soprattutto accessibile a chiunque, anche a chi ha letto fumetti solo nelle pagine dei quotidiani.

Staples – Decisamente aiuta il fatto che Saga sia una storia senza decenni di precedenti e tutto sommato contenuta in se stessa. Non è difficile iniziare a leggerci dal primo volume e proseguire da lì. Quando segui un fumetto che esce con regolarità, credo sia importante vedere le vicende dipanarsi in tempo reale.

 

Il pubblico di Saga è etnicamente diverso, globale e multiculturale, il che, secondo gli autori, è una gran fortuna, che si manifesta anche agli incontri con i lettori. Le domande si sono quindi spostate sulla natura dell’universo di Saga, le cui regole fondamentali e i cui parametri di base non sono mai stati chiariti fino in fondo, il che permette ai suoi creatori di inventare durante la storia, mantenendo una libertà di immaginazione pressoché totale.

 

Saga vol. 6, di Brian K. Vaughan e Fiona Staples - BAO Publishing

Vaughan – Lasciare trapelare nel nostro universo elementi del mondo reale fa impazzire alcuni lettori, convinti di leggere semplicemente una storia di intrattenimento distantissima dalla realtà. Ma è una cosa che adoro fare.

Quando Star Wars fu concepito, infilarci dentro un bar di canaglie era un’idea radicale, per un film di fantascienza. Non credo che dovremmo farci limitare da regole troppo precise su quel che può o non può apparire nel nostro universo, e sono un grande fan dell’operazione di mescolare elementi visivi immaginifici con altri incredibilmente familiari.

Staples – Ho deciso di non pormi mai dei parametri sull’argomento, sin dal primo numero, nel momento in cui un mago con le corna come Marko cita uno scuolabus. Lì ho capito che questa non sarebbe stata la tipica storia fantasy, in cui c’è una società definita e immutabile e che non avrei potuto progettare granché in anticipo, perché non avevo idea delle direzioni che Brian avrebbe preso. La nostra prospettiva è molto ampia e l’universo di Saga contiene tutto quel che c’è sulla Terra. Più tanto altro ancora. Vale tutto.

 

 

Fonte: Vulture