È uscito in fumetteria e in libreria Stella di mare, la nuova graphic novel di Giulio Macaione edita da BAO Publishing, di cui vi abbiamo proposto nei giorni scorsi la recensione e un reportage dalla presentazione bolognese.

Abbiamo avuto l’opportunità di incontrare l’autore per parlare del suo ultimo lavoro e di un altro fumetto in arrivo proprio in questi giorni negli Stati Uniti.

 

“Basilicò” inizia con una citazione di Carmen Consoli, mentre “Stella di Mare” è stato ispirato da Dimartino, ha il titolo di un brano di Lucio Dalla e contiene una canzone di Cristina Donà. Evidentemente la musica è un elemento molto importante per te.

Considera che ascolto musica praticamente tutto il giorno, anche quando lavoro, per cui negli anni è diventata la mia fonte d’ispirazione principale. Fin da quando ero ragazzino, le cantautrici che mi piacevano diventavano come delle muse, a livello stilistico: Shirley Manson dei Garbage è stato il prototipo sul quale ho costruito tantissimi personaggi. È sicuramente un elemento fondamentale, per me. Ho un grande debito nei confronti della musica, per questo mi piace metterla nei fumetti. Forse uno dei pochi limiti dei fumetti è la mancanza di musica, quindi aggiungere una colonna sonora li arricchisce.

Un altro elemento ricorrente è la Sicilia: prima Palermo, ora Cefalù. Oltre all’ovvio legame personale con la tua terra natale, c’è qualche altro motivo per cui l’hai ritenuta lo scenario ideale per le tue storie?

Basilicò, copertina di Giulio Macaione

Sicuramente esiste una parte affettiva ed emotiva che sento molto di più, da quando sono lontano. Con il rischio di cadere nella nostalgia, sono dell’idea che vivere e osservare qualcosa da lontano ti renda più obiettivo. Se scrivi storie, riesci ad avere un occhio esterno da regista e non da abitante.

La Sicilia è una fonte d’ispirazione continua, è ricca di storie e di luoghi diversi, è una terra molto varia. Nello specifico, Palermo e Cefalù sono i luoghi che sento più miei della Sicilia, per cui ho sempre voluto realizzare qualcosa ambientato lì, anche se ho creato storie molto diverse tra loro, così da sottolineare gli aspetti che le differenziano e le mie sensazioni nei loro confronti.

È stato diverso anche l’iter: in “Basilicò” ho voluto rappresentare Palermo tramite le dinamiche tra i personaggi, il loro modo di parlare e di comportarsi, mentre in questo caso il luogo come scenografia è più protagonista. Anche il mare.

Il tuo tratto ricorda per certi elementi i manga, ma alle influenze del Fumetto giapponese hai chiaramente aggiunto altro per creare un tuo stile personale. Cosa ha contribuito a formare il tuo stile?

Stella di mare, copertina di Giulio Macaione

Indubbiamente, io vengo dal mondo manga. Sono cresciuto negli anni ’80 e ’90 per cui mi sono beccato in pieno tutta l’ondata di cartoni animati giapponesi. Vedo ancora “Lady Oscar” negli occhi dei miei personaggi! Poi, nel corso degli anni, anche il Fumetto europeo si è aperto alle influenze manga, con i fumetti di Kappa Edizioni che rappresentavano l’incontro tra Fumetto popolare italiano e stile grafico giapponese. In seguito, ho scoperto anche altri generi.

Oggi penso di mettere nei miei disegni 50% di manga e 50% di Fumetto europeo e americano. Ma ormai credo che sia difficile trovare opere senza influenze manga, è stato un fenomeno che ha contaminato quasi tutto nel Fumetto contemporaneo, con l’esplosione che ha avuto negli ultimi trent’anni… un po’ come hanno fatto i Beatles nella musica. Persino la Disney si è lasciata contaminare dai manga.

Mentre noi siamo qui a parlare di “Stella di mare”, oltreoceano sta uscendo un altro tuo fumetto, “Alice: From Dream to Dream”. È bizzarro, perché sei attivo su due fronti: solitamente gli autori italiani pubblicano in patria opere che poi arrivano all’estero, o viceversa, mentre tu hai storie che nascono parallelamente in entrambi i mercati. Come sei arrivato a questo “doppio binario”?

Alice: From Dream to Dream

Sì, lavoro su due fronti perché mi è capitato di passare un periodo negli Stati Uniti e probabilmente lì è nata la voglia di lavorare per il mercato americano. Tra l’altro, ho avuto la fortuna di propormi a uno dei miei editori preferiti, i BOOM! Studios, con una storia originale, qualcosa che non avrei mai pensato di riuscire a fare. Mi considero molto fortunato.

Non saprei raccontarti il percorso specifico, tuttora non so come loro siano arrivati a me. “Alice: From Dream to Dream” è una storia ambientata a Cincinnati, che è la città dove ho vissuto, quindi è un progetto volutamente pensato e ambientato lì. Alice è il primo personaggio che ho disegnato sulla mia scrivania a Cincinnati, quindi rappresenta anche il coronamento di un percorso di vita.

Non gli ho portato i miei lavori precedenti, ho presentato direttamente quello, e loro sono stati grandiosi perché mi hanno lasciato totale libertà. Ho scelto io la colorista, quindi avevo anche uno staff già impostato. Non sono intervenuti nei contenuti né influenzato i miei tempi di lavoro… Un ottimo editore, veramente. È stata una bellissima esperienza.

Sai già qualcosa su una possibile edizione italiana di “Alice: From Dream to Dream”?

Per adesso incrociamo le dita!

Sia per “Ofelia” che per “Alice” hai adottato una colorazione vivace caratterizzata da tinte accese, mentre nelle tue graphic novel italiane hai optato per il bianco e nero o la bicromia. Sono scelte legate a tempistiche e costi, alle differenze tra i due mercati o al target?

Per quanto riguarda “Stella di mare”, avevo già le idee molto chiare su come farlo: avevo fatto un piccolo esperimento con la bicromia che si chiama “La fine dell’estate”. Ho applicato la stessa tecnica ma con qualche accorgimento, aggiungendo qualche gradazione di colore. Essendo una storia di mare con determinate atmosfere, mi sembrava la tecnica più congeniale a quel tipo di narrazione.

Nel caso di “Alice: From Dream to Dream”, è una storia young adult molto pop, il Fumetto americano per una questione di tradizione e di mercato usa molto di più il colore.

Qualche anno fa, sul tuo blog hai pubblicato un fan-comic su Batgirl. Trovo che per certi versi sia simile alla serie animata “DC Super Hero Girls”, che esordirà tra poco negli Stati Uniti: Ha un estetica fortemente influenzata dai manga, e guarda caso Batgirl è una delle protagoniste. Ti piacerebbe cimentarti con i fumetti di super eroi? Quali sarebbero i personaggi su cui preferiresti lavorare?

Stella di mare, anteprima 03

Io sono arrivato negli Stati Uniti quando aveva appena esordito il ciclo di “Batgirl” scritto da Cameron Stewart e Brenden Fletcher, che ho avuto anche il piacere di conoscere. Considera che la disegnatrice Babs Tarr è una fan di “Sailor Moon”, per questo il tratto manga è presentissimo. Dopo quella serie, in realtà, non ho più seguito Batgirl, quindi non so che strada abbia preso. All’epoca mi piaceva perché la trovavo molto attuale, con l’utilizzo dei social network, lei che si portava dietro lo smartphone mentre combatteva…

Se dovessi scegliere oggi un super eroe sul quale lavorare, direi assolutamente Ms. Marvel, perché la trovo un personaggio geniale, anche molto coraggioso per via delle tematiche toccate. Il suo fumetto affronta in modo leggero degli argomenti importanti e attuali… e poi un super eroe della Marvel pakistano non può che avere tutto il mio amore. Speriamo! Mi piacerebbe fare di tutto, ma ci sono già talmente tanti progetti in lista in Italia e all’estero, anche solo in fase embrionale, che non c’è spazio sul breve termine… si vedrà!

Chiudiamo con qualche consiglio per gli acquisti ai lettori: qual è l’ultimo fumetto letto che ti ha colpito?

Ho letto proprio ieri sera due nuove uscite BAO “Sognando Elvis” di Veronica Carratello, che ho trovato divertentissimo, e poi “L’Età dell’Oro”, di Cyril Pedrosa, ha delle tavole veramente straordinarie.

 

Giulio Macaione