Ciao Matteo e benvenuto su BadComics.it. La prima domanda non può che riguardare il numero 1 di Diabolik del 2014. A partire da quell’albo firmerai le copertine della serie. Raccontaci come è successo, e cosa si prova a essere il copertinista ufficiale di Diabolik, un simbolo del fumetto italiano.

Ho iniziato la mia collaborazione con l’Astorina nel 2012, i primi frutti sono arrivati in edicola l’anno scorso, e sinceramente non mi aspettavo di ricevere una tale occasione in così poco tempo. Penso di essermi ritrovato nel proverbiale “posto giusto al momento giusto”, dato che probabilmente [Mario] Gomboli meditava già un rinnovo e un copertinista unico per gli inediti, scelta che è ricaduta su di me in quanto nuovo della serie. Mi piace anche pensare di avere qualcosa da dare a questa grande icona e che la scelta sia caduta su di me anche grazie alla copertina di Sentenze di Morte (luglio 2013), che ha riscosso un certo apprezzamento in redazione e tra i fan. Ora l’entusiasmo è tanto, così come la responsabilità nel dimostrare di essere all’altezza dell’incarico.

Quale approccio stilistico ti ha chiesto Astorina al riguardo? Nello specifico, un taglio netto con il passato o una certa aderenza alla tradizione?

L’Astorina tiene molto ai suoi fan e alle sue tradizioni e quindi era impensabile un taglio netto con il passato, soprattutto considerando che non si sta parlando di una nuova collana, ma della serie regolare di inediti. Detto questo però devo ammettere che non mi è stata imposta un gabbia dalle maglie troppo strette, anzi mi è solo stato chiesto di mantenere una colorazione piatta e con poche sfumature, nell’ottica di mantenere lo stacco grafico con le precedenti copertine il meno scioccante possibile.

Puoi spiegarci come nasce una copertina di Diabolik? Quali sono gli input che ti vengono passati e quanto è lasciato alla tua iniziativa?

Per la mia breve esperienza devo dire che non c’è uno schema predefinito: per le copertine che riguardano le storie disegnate da me mi è stata data carta bianca, salvo alcuni piccoli aggiustamenti; per quello che invece riguarda le storie che non conosco a fondo, mi è capitato di partire da un’idea/bozza di Gomboli, così come dal soggetto della storia stessa. Da lì si procede a un paio di bozze a colori per avere un idea della composizione e dell’impatto che avrà l’illustrazione finale, poi al disegno in bianco e nero e infine al colore digitale.

Hai esordito su Diabolik proprio lo scorso gennaio disegnando l’inedito Tu ucciderai Eva. Puoi svelarci se il tuo coinvolgimento per il 2014 riguarderà solo le copertine o se sono previste anche delle storie disegnate da te?

L’accordo con la redazione prevede un paio di albi l’anno disegnati da me e inchiostrati da [Giorgio] Montorio e [Luigi] Merati, anche se ancora non vi so dire chi saranno gli sceneggiatori e di quale mese stiamo parlando.

Da alcuni anni lavori anche per la Marvel. Il tuo Avengers Assemble #22 scritto da Kelly Sue DeConnick e Warren Ellis è uscito negli States pochi giorni fa. Ricordo che Mario Gomboli ha sempre tenuto molto a sottolineare il fatto che il fisico di Diabolik non deve essere quello ipermuscoloso dei supereroi americani ma quello di un atleta, di un nuotatore. Disegnare per Marvel o per Astorina implica un approccio e procedure diverse, anche per quanto riguarda il tuo stile? Ed esistono differenza di tecnica, oltre naturalmente la specificità di un soggetto rispetto a un altro?

In effetti Gomboli me l’ha fatto notare sin dall’inizio, forse anche perché temeva, a ragion veduta, un’influenza del mondo supereroistico. Di fatto c’è da dire che anche quando disegno per la Marvel non sono un fan sfegatato delle tutine tanto aderenti da sembrare dipinte, quindi basta pensare a come sarebbero realmente, senza entrare dentro le pieghe di ogni muscolo… e poi diciamoci la verità, io mi sono preso come riferimento Filippo Magnini all’inizio e non mi sembra proprio senza muscoli! (Ridendo)

Una domanda che non può mancare in un’intervista a un disegnatore riguarda il rapporto coi grandi del passato e del presente. Tu ritieni di essere stato influenzato o di esserti ispirato a uno di questi o semplicemente ci sono disegnatori a cui ti senti più affine?

Io sono cresciuto tra bonelliani come Roi, Villa, Zaniboni, Castellini, maestri come Moebius, Manara, Toriyama, Tetsuo Hara, Miyazaki, Mignola e tanti altri, fino ad arrivare ai più recenti Bec, Immonen e Coipel. Il mio difetto è che ho la memoria corta e quindi tanti me li scordo, così come non ne subisco troppo l’influenza nel disegno, se non subconsciamente, anche se gli ultimi due citati sono forse i miei punti di riferimento degli ultimi anni.

Chiudiamo parlando del futuro meno immediato: disegnare Diabolik e Avengers, icone assolute del fumetto mondiale, senza dubbio implica notevole dedizione. Ma hai altri progetti in cantiere per il 2014?

Io avrei molte cose in mente per il 2014 e oltre, ma a meno che non riesca in una riproduzione per scissione (al momento sono fermo all’aumento di massa, cosa che mi sta riuscendo bene grazie alla vita sedentaria e ad un appetito da donna incinta), temo che per quest’anno dovrò “accontentarmi” del contratto in esclusiva con la Marvel, degli albi e delle copertine di Diabolik, del trimestre di insegnamento alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia e magari di qualche disegnino fatto mentre bevo il tè. A fine 2014 mi scadrà l’esclusiva con la Casa delle Idee, quindi ci sarà tutto da discutere.

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