Take another little piece of my heart now, baby! “Prendi un altro piccolo pezzo del mio cuore” cantava Janis Joplin, e una piccola parte del suo ce l’ha regalata Giulia Argnani con Janis Joplin – Piece of my Heart. Pubblicata da Edizioni BD, la bio-graphic novel dedicata a una delle donne che più hanno influenzato la storia del Rock ha rappresentato un ghiotto pretesto per intervistare l’autrice e farci accompagnare da lei attraverso le diverse fasi della realizzazione del volume.

Ringraziamo Veruska Motta e lo staff Edizioni BD per la disponibilità.

 

Ciao, Giulia! Benvenuta su BadComics.it! Da dove nasce l’esigenza di raccontare la vita di Janis Joplin?

Grazie, Pasquale, si sta molto bene su BadComics! In questo caso lo chiamerei più un colpo di fortuna, dato che ho avuto la possibilità di raccontare la vita di una cantante che mi ha sempre affascinata molto, di quelle che quando metti un suo disco, tutto il resto sparisce. Non l’ho propriamente cercato, diciamo che è capitato. La proposta, infatti, è venuta direttamente da Edizioni BD che mi ha ritenuta valida per questo progetto e me lo ha proposto, forse motivati anche dal fatto che ho spesso trattato la musica nei miei fumetti.

Giulia Argnani

Di quali fonti ti sei servita per realizzare “Piece of my Heart”?

Sono partita dai libri, dalle biografie per poi vedermi tutto quello che c’era in rete, dai documentari alle interviste alla band, agli amici, a Janis stessa per studiarne il carattere, il modo di porsi e capire che persona possa essere stata. Alla fine ci devi fare amicizia con la tua protagonista, forse ti ci devi anche immedesimare un po’, metterti nei suoi panni, pensarti in quegli anni, con quel carattere, all’interno di quegli eventi. Non so che tipo di lavoro facciano gli attori quando studiano un personaggio, ma credo vagamente che il processo possa essere simile.

Quali sono gli aspetti della personalità di Janis Joplin che hai voluto mettere in risalto? E, a posteriori, ti sei accorta di aver tralasciato qualcosa su cui ti saresti voluta soffermare?

L’ho trattata come fosse una mia amica, invece che un’icona del Rock. Non so se questo suoni “irriverente”, ma volevo si mettessero in luce gli aspetti più facili in cui immedesimarsi per il lettore, come l’emancipazione dalla famiglia, inseguire il proprio sogno, andare contro gli stereotipi a costo di pagare un prezzo. In questo senso credo di non aver tralasciato cose che avrei voluto aggiungere, ma se mi imponessero dieci pagine in più le spenderei a colpi di chitarre e microfoni per fare un po’ di casino sul palco!

Nel realizzare opere biografiche, uno dei maggiori rischi è cadere nel facile encomio: come hai evitato questa trappola?

Trovo più interessanti le persone rispetto al “ruolo” che gli viene dato o che hanno. Inoltre volevo evitare di limitarmi a raccontare quello che la gente vuole sentirsi dire a proposito dei suoi miti perché è già stato detto da altri e mi avrebbe annoiata. Quindi perché togliersi l’occasione di dire delle cose diverse o semplicemente meno note? Tutto è interessante.

Non è la prima volta che il tuo lavoro incrocia il mondo della Musica: parlaci del tuo rapporto con il Rock… non è che ci nascondi un passato da musicista?

Un passato da musicista non sarebbe male! Ma il palco mi mette a disagio, non è esattamente il mio elemento, quindi scelgo di stare dietro al tavolo da disegno e suonare sulla carta dove posso godermi, senza stress, “ogni nota”.

La musica mi serve tantissimo nella vita per esprimere quello che sento e nel lavoro per riuscire a disegnarlo. Quando ho una sensazione che voglio raccontare ma non mi è troppo chiara ascolto le canzoni che mi rimandano quella sensazione, quelle che semplicemente mi piace ascoltare quando mi sento in un determinato modo e cerco di capirne il processo creativo.

Alla fine, una canzone, in tre minuti circa, ti racconta una storia, un mondo dove c’è già tutto, la trama, i personaggi, il tempo, un inizio, una fine, le parole e il non detto, c’è una sensazione precisa che decide di lasciarti e io mi chiedo come posso arrivare alla stessa cosa raccontando la mia visione.

Quali riferimenti artistici ti hanno condotta ad adottare uno stile così sintetico e funzionale?

Ti ringrazio per il sintetico e funzionale, a me sembra sempre di non “avere un verso” come dicono i romagnoli. Diciamo che cerco di sfruttare i miei limiti a mio vantaggio. Mi sono comunque formata inevitabilmente con i manga, avendo ricevuto negli anni ’80 una vera e propria invasione giapponese (e qui la nostalgia è tanta) in televisione e poi sulla carta. Solo dopo ho scoperto il fumetto italiano, americano, francese e via dicendo e il genere “romanzo a fumetti”, invece che la “serie a fumetti”. Così, ho iniziato a mescolare un po’ tutti gli ingredienti per fare un piatto mio cercando di non forzare troppo le cose, ma di disegnare come mi viene spontaneo, perché poi i personaggi te li porti dietro per tante pagine.

Nel recente passato, sono state diverse le graphic novel incentrate su personaggi illustri del mondo della Musica. La collana BD Rock, ed esempio, ha pubblicato le biografie a fumetti di Jimi Hendrix, Jim Morrison, Syd Barrett, John Lennon, Kurt Cobain e dei Guns N’ Roses. Ti sei confrontata con qualcuno dei tuoi colleghi prima di realizzare “Janis Joplin – Piece of my Heart”?

Confrontata direttamente no, i miei colleghi li incontro sempre volentieri alle fiere, ma alla fine il lavoro del fumettista è in solitaria. Sicuramente, però, ho letto quello che hanno scritto, perché il confronto in quel senso aiuta molto. È importantissimo documentarsi, leggere, studiare, per poi capire quello che vuoi fare.

In generale, comunque, vado di pancia, scrivo quello che mi viene sull’onda emotiva e poi rivedo la faccenda con occhio più critico possibile. Ho imparato con il tempo che devi saperti distaccare dalle cose se vuoi vederle e scrivere qualcosa di comprensibile anche per gli altri, altrimenti rimane solo a te.

Ora il tuo percorso artistico continua: a cosa stai lavorando in questo periodo?

Poco tempo fa, alla stessa domanda ho risposto che mi stavo godendo l’uscita del libro e che volevo far riposare le idee, ma cambio già versione. Sto buttando giù il progetto per un nuovo graphic novel, di cui ovviamente non posso dire nulla, se non che ho già trovato la colonna sonora per accompagnarmi in questa nuova impresa. E comunque ci vorrà del tempo. Le cose vanno pensate, fatte con calma, non voglio avere fretta, ma godermi questa fase di brainstorming, quando la tua testa è un puzzle di milioni di pezzi dopo un tornado e tu lo devi ricomporre per dargli un senso.

Tanto la Musica quanto il Fumetto stanno vivendo una fase transitoria dopo l’avvento di Internet e di nuovi canali di distribuzione: qual è il tuo pensiero a riguardo e come vivi questa trasformazione?

Mah, non so bene come rispondere a questa domanda. Di base sono una tipa analogica perché semplicemente mi piace di più. Sto al PC, sui social o sulle chat perché il mondo è in quella direzione ed è abbastanza anacronistico non seguirlo (per carità, ha i suoi vantaggi) ma non è un mondo che mi affascina, non riesco a vederne la bellezza.

Per quel che riguarda i fumetti, ad esempio, io detesto leggere dallo schermo, ci ho provato più di una volta, ma compro roba che poi non guardo. Non posso buttarmi sul letto, lasciare le orecchiette nelle pagine, avere la visione di insieme e sentirne l’odore. Ho bisogno della fisicità di un libro, così come di un CD. È un tipo di esperienza tattile e olfattiva a cui non sono disposta a rinunciare per nessuna ragione. Il digitale è comodo, ma in realtà, non esiste. Se non ti stampi quello che fai, che sia un disegno o una foto, ti svegli una mattina e la scheda madre del tuo PC ti fotte. Guadagniamo in alta risoluzione, ma alla fine che te ne fai se poi non rimane?

Spero che il Fumetto e la Musica abbiano sempre la doppia opzione reale e digitale. Vuoi mettere il gusto di aprire un CD, guardare le foto, leggere i testi accecandoti per quanto sono scritti piccoli e tenere con cura il disco perché se si graffia non lo ascolti più?! Il rischio è molto più interessante della perfezione.

 

Janis Joplin - Piece of my Heart, copertina di Giulia Argnani