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C'è tutto il Von Trier passato in Nymphomaniac, più uno spunto nuovo e insospettabilmente allegro (per una persona che si professa depresso e i cui ultimi film sembrano dimostrare tale assunto).

Il racconto di una donna e del suo percorso interiore (non diverso da quello di Le onde del destino o Dancer in the dark, solo meno tragico) è diviso in capitoli, cosa che dà modo al regista di utilizzare stili differenti, alternando la classica macchina a mano (di film in film sempre più sobria e moderata) ad una messa in scena controllatissima (in un minuscolo prologo) fino al bianco e nero simile ad Epidemic. Mentre nella sceneggiatura non mancano riferimenti a "The man" di Antichrist o alla melancholia, senza contare le scene nei claustrobici sotterranei di un immenso ospedale come The kingdom.

Non era mai capitato che Von Trier ricorresse così tanto al p...