Recensione - A Fistful of Gun
Tredici psicopatici riportati in vita da uno sciamano, una ferrovia che va verso l'inferno, tonnellate di piombo: la recensione di A Fistful of Gun
Non si perde in chiacchiere lo shooter dall'alto di FarmerGnome, pseudonimo dello sviluppatore indipendente neozelandese Paul Hart. Prova a raccontare, nella modalità storia, una vicenda che sa di western e di mistero, con il solito potente che punta a stendere miglia e miglia di binari, binari che conducono verso l'inferno, e allora qualcuno dovrà pur fermarlo, tredici psicopatici riportati in vita da uno sciamano. Pistoleri, sceriffi, rinnegati, indiani, cowboy, ci sono tutti gli stereotipi del genere, e come i protagonisti degli spaghetti western hanno un'etica molto particolare, quando ce l'hanno. La varietà umana serve a mettere in campo varietà nell'elargizione di morte, perché ognuno di loro ha un sistema di controllo ed armi assolutamente unici, pilastri sui quali poggia un titolo che gioisce quando si spara in più di uno, esaltandosi quando il numero dei giocatori si fa consistente. Nove possono bastare, per scatenare un uragano di piombo.
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La progressione si articola, indipendentemente dalle modalità, in microzone, nelle quali nella maggioranza dei casi occorre semplicemente ammazzare ogni cosa che respiri. Quattro linee di dialogo o situazioni particolari, con minigiochi o sfide, condiscono una modalità storia costituita da tre atti, mentre quella arcade è un trionfo ininterrotto di piombo e dinamite, e non è un problema, perché risiede comunque lì il cuore della produzione, in quel canto di morte che si eleva fin dal primo momento di gioco, e che termina quando viene stroncato da una dipartita prematura. Occorrenza assai frequente, perché A Fistful of Gun, soprattutto quando lo si affronta in solitaria, è un gioco che non concede niente al giocatore, lo mette nel bel mezzo di sparatorie che ben presto diventano più da bullet hell che da shooter.
"A Fistful of Gun, soprattutto quando lo si affronta in solitaria, è un gioco che non concede niente al giocatore, lo mette nel bel mezzo di sparatorie che ben presto diventano più da bullet hell che da shooter"Meglio allora affrontare i bandidos insieme a più compagni, e la maniera più immediata per farlo è in locale, dato che senza particolari sforzi si riesce ad aggregare un piccolo gruppo, grazie ai sistemi di controllo peculiari per ogni personaggio, che sfruttano ora il pad, ora la tastiera, ora il mouse, e solo quelli. Si associano ai tasti i proiettili contenuti in un tamburo, o la direzione nella quale vengono lanciati coltelli, o la ricarica e lo sparo di un fucile a pallettoni, oppure si spara direttamente inclinando lo stick direzionale, o si depositano e fanno esplodere bombe, o si lotta a mani nude col mouse. L'elargizione di morte arriva in molteplici forme, tutte estremamente divertenti. Anche il multiplayer online è supportato, ma si ha difficoltà nel trovare giocatori in tempi brevi, ed è questo un problema per il gioco, perché molto si presta a sessioni mordi e fuggi, e dopo pochi minuti si tende a lasciar perdere e a partire all'avventura da soli.[caption id="attachment_147228" align="aligncenter" width="600"] A Fistful of Gun - screenshot[/caption]
La semplicità della struttura di gioco di A Fistful of Gun non può essere un difetto, perché il gioco vive di immediatezza e intensità, ma è comunque più che comprensibile che qualcuno possa perdere attrazione nei suoi confronti dopo pochissime ore, vista la sua poca strutturazione, soprattutto nella malaugurata ipotesi che non abbia altri giocatori con i quali sparare e distruggere. Il gioco di FarmerGnome è pregevole per concezione, divertente per natura, affascinante nell'ambientazione e stuzzicante nello stile, ed è probabilmente questo quanto basta al giocatore che cerca giusto un semplice pretesto per scatenare un po' di violenza.