Recensione - Blue Estate

Blue Estate, lo sparatutto su binari tratto dalla graphic novel di Viktor Kalvachev, arriva anche su PC: la nostra recensione

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Blue Estate è come un esemplare di quegli animali che tutto il mondo crede estinti e che ogni tanto tornan fuori dal nulla. Blue Estate è uno sparatutto su rotaie, quella roba che vent'anni fa ancora andava di moda in  luoghi ormai quelli sì estinti, le sale giochi. Quella roba che piaceva a tutti, perché oggi tutti vorrebbero in casa un cabinato con delle light gun, ma che se è sparita un motivo ci sarà pure. Certo, una cosa è uno sparatutto su rotaie giocato con un bel pistolone in mano, un altro conto è comprarsi tale accrocchio e collegarlo alla propria console, senza il casino attorno, il fumo, i tamarri che guardano storto. Senza l'atmosfera da sala giochi lo sparatutto su rotaie rende meno, poco da discutere; sembra quasi una poracciata, a meno che non ti chiami The House of the Dead Overkill, e sopperisci con uno stile ed un carisma che va fino in cielo, torna in terra ed ha ancora birra per rifarlo un'altra volta la formula per forza di cose ripetitiva del genere.

Ecco, Blue Estate non arriva ai picchi di The House of the Dead Overkill, manco per sogno, però capisce come sia quella la strada da percorrere, riempire di stile, riferimenti, cafonate, citazioni una produzione che rischia, per il suo gameplay, di passare inosservata o di annoiare i più, ormai abituati allo sparatutto cinematografico coi soldatini. Altro che soldatini, qui il protagonista è Tony Luciano, un figlio di buona donna di proporzioni clamorose: sboccato, isterico, fanfarone, arrapato, e figlio di un mafioso italoamericano con il quale non conviene scherzare. Nel momento in cui Tony scatena una guerra contro una gang cinese, che gli ha rapito la sua spogliarellista preferita, inizia una storia eccentrica ed eccessiva, uno scontro tra i peggiori criminali di Miami, siano essi orientali, italoamericani o appartengano alla mafia dell'est. Tony e Clarence, un ex Navy SEAL assoldato per sistemare il casino causato dal primo, saranno le braccia armate del giocatore, che affronterà una serie di vicissitudini sempre sopra le righe, e sempre farcite di pallottole.

[caption id="attachment_141491" align="aligncenter" width="600"]Blue Estate screenshot Blue Estate - screenshot[/caption]

Nella sua struttura ludica Blue Estate è molto semplice, e non potrebbe poi essere altrimenti, visto il genere di appartenenza. Muovere il mirino è sparare a tutto ciò che si muove è quanto è richiesto di fare al giocatore, che nei primi momenti vive un'esaltazione vera, causata un po' dalla goduria di rimettere le proprie mani su uno sparatutto su binari, un po' dai toni della produzione, che esaltano il carattere demente, lamentoso e violento di Tony. Più volte lo si sentirà esclamare un potente “Madonn'!”, magari mentre orde di nemici gli si avventano contro come cani inferociti, armi cariche in resta. Clarence è decisamente più misurato di Tony, ma dovrà costantemente avere a che fare con due aiutanti di Don Luciano, Lino e Mauro, uno più cretino dell'altro, ed anche quando si passerà al suo controllo ci si ritroverà immischiati in situazioni paradossali e fuori di testa. Come scoprire che nelle fogne di Miami un gruppo di pazzi ha costruito un tempio dedicato all'adorazione dei chihuahua. Con tanto di enorme idolo d'oro.

"La maniera in cui Blue Estate mette in campo citazioni cinematografiche, personaggi che sono macchiette e gustose stronzate è la sua migliore qualità"

La maniera in cui Blue Estate mette in campo citazioni cinematografiche, personaggi che sono macchiette e gustose stronzate è la sua migliore qualità, quella che permette al giocatore di godere in maniera genuina di un'azione che se non avesse un tale sostegno risulterebbe probabilmente sottotono rispetto ai migliori esponenti dello sparatutto su binari. Il gioco non lesina certo pallottole, conteggia headshot e pure i colpi alle palle, ma segue un ritmo non sempre elevatissimo, con sparatorie affollate ma raramente serrate e con molti momenti in cui ci si gusta le pazze scene pensate dagli sviluppatori ma si lascia un po' troppo il grilletto. Qualche evento in tempo reale prova ad aggiungere un po' di sostanza al comparto ludico, ma con poco impatto. Gli scontri con i boss sono sempre un momento di grande ilarità, ma nemmeno in quei casi si avverte quella necessaria sensazione di tensione.

[caption id="attachment_141492" align="aligncenter" width="600"]Blue Estate screenshot Blue Estate - screenshot[/caption]

Andando al sodo: vale comunque la pena giocare Blue Estate? Affermativo. Durerà anche solo tre ore (ma costa 12€), non sarà il miglior sparatutto su binari di sempre, ma ha dalla sua un umorismo efficace ed un carico di follia di fronte ai quali non si può rimanere indifferenti. Spogliarelliste sovrappeso vestite da sirene, capi della mafia cinese che sono l'evidente parodia dei dittatori coreani, lottatori ibernati in pose familiari ai fan di Guerre Stellari, chihuahua in calore, esilaranti interventi della fittizia e ridicola FPS Authority non si trovano altrove. Per fortuna, aggiungerebbe il convintone secondo il quale il videogioco deve essere per forza arte. Chi se ne frega, diciamo noi, perché ci piacciono il piombo e le parolacce.

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