Recensione - Cosmochoria
La recensione di Cosmochoria, lo scanzonato videogioco indipendente di Nate Schmold nel quale far rivivere l'universo
Una scintilla di vita, ed ecco il nostro giardiniere planetario, le cui origini non vengono spiegate, se non tramite ilari linee di testo, più umoristiche che atte a spiegare qualcosa della storia del gioco, che in sostanza una storia non ce l'ha, consta anzi delle molte storie dell'astronauta nudo, intrappolato in un ciclo di morti e resurrezioni che corrisponde ludicamente ad un'impostazione roguelike, quella che prevede che quando si muore non si ha possibilità di ritorno, si debba ripartire da zero, conservando però qualcosa di quanto si è raccolto e prodotto nel corso della propria esperienza. La morte è funzionale alla progressione, ogni minuto giocato ha il suo senso ed aiuta la progressione del giocatore, che come da tradizione del genere avrà compito arduo, molto arduo, nel raggiungere il proprio obiettivo.
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La circolarità del roguelike e la circolarità della vita corrispondono alla circolarità dei pianeti, che vengono esplorati nella loro bidimensionalità, piccini come sono, correndo sulla loro superficie, zompettando, piantando i semini, cercando di farli tornare alla vita. A seconda della grandezza del pianeta, occorrerà un certo numero di piante; uno volta che questo sarà nuovamente rigoglioso, si potrà azionare il jetpack dell'astronauta nudo e partire verso un altro ammasso planetario. Le cose sono più difficili di così però, visto che il giocatore sarà costantemente attaccato da alieni di ogni tipo, ed allora potrà rispondere al fuoco, direttamente o costruendo delle torrette protettive. Prima o poi egli cederà alla furia distruttrice aliena, ed allora le monete raccolte nel suo compito saranno utili per acquistare potenziamenti o bonus, con i quali ripartire ed andare sempre più oltre nell'avventura, verso il finale.
Fosse solo questa la natura di Cosmochoria, piantare, sparare, far tornare alla vita un pianeta e passare all'altro, la struttura di gioco rischierebbe di stufare dopo poco. Sono invece inseriti al suo interno tutta una serie di espedienti atti a rendere più varia, intrigante e ricca l'esperienza di gioco, che parte quindi da un'ottima base, di semplice assimilazione e divertente, per poi trascinare il giocatore in nuove situazioni, ma sempre all'insegna della semplicità concettuale (non di quella del livello di sfida, che risulta sempre abbastanza ostico). Occasionalmente sarà possibile trovare degli artefatti, da portare di pianeta in pianeta fin quando non si troverà chi ne ha bisogno, così come si incontreranno luoghi misteriosi, il cui funzionamento andrà scoperto. E quando meno ce li si aspetta, spunteranno i colossali boss, ostici da sconfiggere, ma che in caso di successo lasceranno dietro di loro una pietra, tramite la quale sarà possibile partire da quel punto sulla linea della progressione nell'avventura. Si rinizierà sempre da zero, ma più vicini alla meta.[caption id="attachment_142725" align="aligncenter" width="600"] Cosmochoria - screenshot[/caption]
Cosmochoria conquista quindi con meccaniche semplici, che danno assuefazione, con uno stile di gioco rilassato, che subisce delle notevoli e frequenti accelerazioni, strizzando l'occhio al giocatore con i suoi toni scanzonati, ai quali si adegua con coerenza la direzione artistica, fondata sulla bidimensionalità del tutto, di un universo coloratissimo e bizzarro, raccontato da una colonna sonora minimale, ma composta da melodie sempre piacevoli e d'atmosfera. E' difficile, una volta iniziata una partita, posare il pad, perché si rimane rapiti da questa esperienza di gioco così genuina e particolare; ed al di fuori dell'analisi del suo gameplay, è forse questo quanto più testimonia le qualità di un gioco squisito e delizioso.