Recensione - Never Alone (Kisima Ingitchuna)

Never Alone racconta una leggenda Iñupiat, ecco la nostra recensione

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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La genesi di Never Alone è certamente particolare, e non ha paralleli nel panorama videoludico. Si tratta infatti di un titolo sviluppato in collaborazione con gli Iñupiat, i nativi dell'Alaska, che nel gioco hanno voluto infondere i loro miti e le loro tradizioni. Si tratta di un popolo che ha nella conservazione della memoria e dell'esperienza uno dei suoi più grandi valori, ed è importante sottolineare la scelta del medium videoludico per mettere insieme alcuni degli elementi caratteristici della loro cultura e raccontare così una storia. La storia di Kisima Ingitchuna, questo il titolo del gioco nella loro lingua nativa.

Teatro della vicenda non possono non essere le vaste, bianche distese dell'Alaska, territori estremi, per la maggior parte dell'anno battuti da venti gelidi, per niente generosi, in termini di risorse naturali, con chi li abita. Eppure l'umanità degli Iñupiat vi resiste, vi convive, riparata in piccoli villaggi. Un giorno una tormenta che sembra non avere fine si abbatte su uno di essi, e la piccola Nuna, una dei due protagonisti del gioco, decide di allontanarsi dal proprio insediamento, incuriosita da questo evento naturale così inusuale. Incontrerà così una volpe artica, che la salverà da un letale pericolo, ma al suo ritorno a casa troverà qualcosa di inaspettato, che la costringerà ad imbarcarsi in una perigliosa avventura.

[caption id="attachment_137644" align="aligncenter" width="600"]Never Alone - screenshot Never Alone - screenshot[/caption]

Never Alone è un platform con elementi puzzle, nel quale il giocatore può alternare il controllo di Nuna e della volpe artica sua amica. La ragazza può salire scale, aggrapparsi a funi, utilizzare delle bolas, utili a rompere elementi ambientali che ostruiscono il cammino; la volpe può contare su una mobilità decisamente maggiore, essendo capace di effettuare balzi a muro, di infilarsi nei pertugi più angusti, di arrampicarsi per brevi segmenti verticali. A circa due terzi dell'avventura inoltre un evento particolare renderà possibili nuove azioni, aumentando di molto la difficoltà e la particolarità di alcuni passaggi, ma non vogliamo rovinarvi la sorpresa.

La presenza di un doppio protagonista da un lato ovviamente migliora la qualità e la varietà dei piccoli puzzle da risolvere, ma dall'altro incide in alcune fasi sulla qualità dell'esperienza di gioco. Non di rado infatti capita che il nostro comprimario, gestito dall'intelligenza artificiale, compia movimenti sbagliati ed imprevedibili, portando a premature dipartite: la disponibilità di vite, infinite, e la vicinanza tra un checkpoint ed un altro mitigano di molto questo difetto, ma per ovviare ad esso totalmente il consiglio è quello di giocare in cooperativa, con un amico al proprio fianco, affrontando l'avventura di Nuna e della volpe nel miglior modo possibile, coordinando i propri movimenti e traendone maggior divertimento.

[caption id="attachment_137645" align="aligncenter" width="600"]Never Alone screenshot Never Alone - screenshot[/caption]

Never Alone non brilla infatti per costruzione, facendo affidamento ad un level design piacevole, ma non molto vario, che ripropone in poche ore (in meno di tre, un quantitativo che non giustifica totalmente il prezzo di 13,49€) le stesse situazioni e le stesse meccaniche, in maniera ridondante. Un paio di passaggi più convincenti degli altri li troviamo, ma in generale la sensazione è quella di un titolo incapace di fornire particolari spunti di inventiva ed emozioni. Tutto procede su binari prevedibili, ed anche quella celebrazione della cultura Iñupiat, che dovrebbe essere il cardine della produzione, è forse in alcuni casi poco accennata, con personaggi che durano lo spazio di poche schermate. In tal senso funzionano molto bene i brevi documentari, ottenibili con un po' di abilità nel corso dell'avventura, che illustrano la genesi del titolo e l'origine di alcuni suoi temi, su tutti Kunuuksaayuka, la bufera infinita. Ma si tratta pur sempre di materiale extra ludico.

Quello che Never Alone perde dal punto di vista delle dinamiche di gioco, discrete ma non esaltanti, lo recupera nell'atmosfera. E' affascinante ascoltare la voce narrante nella lingua dei nativi, mentre racconta le vicende del gioco, mentre sullo schermo una piccola bardata di spessi vestiti e la sua bianca compagna fronteggiano i pericoli di una natura che sarebbe ingeneroso definire ostile. La natura è quello che è, insegnano gli Iñupiat, va comunque rispettata, anche mentre infuriano le tempeste di neve, anche quando il ghiaccio si spacca ed enormi blocchi iniziano a scontrarsi. La direzione artistica, semplice ma efficace, lo rimarca, concedendo poco al colore e molto al bianco ed a tonalità spente, talvolta spettrali; similmente essenziale è anche l'accompagnamento sonoro.

Magari può anche bastare, per avere un assaggio di miti a noi poco familiari, di storie che comunque lasciano una traccia e provano ad insegnare qualcosa. Sicuramente, invece, è apprezzabile la volontà di utilizzare il videogioco per descrivere una cultura, quella di un piccolo popolo fiero della propria identità.

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