Recensione - The Deer God

Da Crescent Moon Games, un titolo indie sulla natura e sulla reincarnazione: la nostra recensione di The Deer God

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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The Deer God, titolo di Crescent Moon Games, del quale vi avevamo già parlato in un episodio di Focus Indie, vuole essere tante cose. E' un racconto fiabesco ed immaginifico, nel quale un cacciatore è costretto ad espiare le proprie azioni reincarnandosi in una delle sue prede, un cervo; è un approccio alla religione, tramite il tema della reincarnazione, ed al concetto di karma, per il quale ogni azione, sia positiva che negativa, ha sempre la sua ricompensa, di ugual segno; è un platform, che prende quasi la forma degli endless runner, perché è sempre verso destra che si rincorre la progressione nel gioco, per varie aree, ha un tocco di survival, perché il cervo può soccombere ad ogni tipo di pericolo, siano questi ambientali, come foreste in fiamme, o altri animali, come lupi, volpi, orsi, e deve inoltre alimentarsi costantemente; ha una componente rogulike, perché se si muore ci si reincarna nuovamente in un altro cervo e si conservano i poteri ottenuti; è un titolo d'atmosfera, che utilizza una splendida grafica in voxel ed una colonna sonora ottima per convogliare nel giocatore una serie di forti emozioni.

Essendo questa la premessa, è facile immaginare che la sintesi di tutti questi elementi possa avere nella maggior parte dei casi due risultati: un capolavoro unico e particolare, o un mezzo disastro, mal concepito e mal realizzato. The Deer God non appartiene al primo caso, ma per fortuna nemmeno al primo, riuscendo quindi a sfuggire al destino di produzioni che promettono tanto e poi offrono davvero poco, e quel poco male implementato. Il titolo di Crescent Moon Games costruisce infatti la propria struttura con ognuno di quei mattoni appena descritta, infonde nel gameplay le stille di generi diversi, ed il risultato è tutto sommato apprezzabile, pur essendo lontani dalla bontà assoluta rappresentata da produzioni che invece su quegli stessi elementi, ma singolarmente, hanno costruito la loro fortuna. Il coraggio di proporre una formula di gioco così singolare va premiato, ma la paradossale impressione è che con meno il team di sviluppo avrebbe ottenuto di più.

[caption id="attachment_140493" align="aligncenter" width="600"]The Deer God screenshot The Deer God - screenshot[/caption]

Nel momento in cui si entra nel corpo del cervo, e si iniziano a percorrere i primi passi, nei passi di un piccolo cucciolo, The Deer God colpisce fortissimo il giocatore con il suo stile fuori parametro. Gli sviluppatori hanno scelto una soluzione particolare, che mischia sprite e fondali 2D con la grafica voxel delle ambientazioni, tutto secondo canoni retrò. Si passa per fitti boschi, rigogliose colline, montagne innevate, deserti riarsi dal sole, città fantasma, lugubri paludi, e la qualità visiva di quanto si disegna mentre si galoppa è molto elevata, per gusto e dettaglio. E' attraverso questi luoghi che si snoda la progressione, che segue linearmente una serie di quest; risolvendone una, si ha accesso alla successiva, fino agli ultimi momenti del gioco, che arrivano dopo circa tre ore e nei quali si sarà chiamati ad effettuare una scelta che produrrà uno di due diversi finali.

"Un impianto più semplice, lineare e prestabilito, sarebbe stato sicuramente più adatto alla progressione del gioco"

The Deer God inizialmente fa di tutto per mettere in crisi il giocatore, disorientandolo su quanto è necessario fare, persino su quale direzione da seguire. Capiterà infatti che un personaggio chiederà che gli venga portato un oggetto, ed allora si sarà naturalmente portati, una volta ottenutolo, a tornare indietro, per consegnarglielo. E invece no, lo troverete comunque più avanti. Procedere sempre verso destra è la regola, a meno che l'obiettivo della quest non sia vicinissimo al suo committente. A creare ulteriormente confusione è il fatto che le zone che si attraversano vengono generate proceduralmente. Le aree tra una quest ed un'altra sono proposte dal gioco in maniera casuale, e può persino capitare di attraversare passaggi molto, troppo simili tra di loro, facendo interrogare il giocatore sulla correttezza delle sue azioni. Un impianto più semplice, lineare e prestabilito, sarebbe stato sicuramente più adatto alla progressione del gioco, visto e considerato che il gioco, al di fuori delle quest legate al suo compimento, propone pochissimo.

[caption id="attachment_140494" align="aligncenter" width="600"]The Deer God screenshot The Deer God - screenshot[/caption]

Qualche occasionale enigma da risolvere, ottenendo così dei poteri particolari, utili soprattutto nel combattimento con gli altri animali, è tutto quanto il gioco offre tramite la sua impostazione casuale, e si tratta di un totale che sta sulle dita di una mano. I poteri sono di più, ma alcuni ce li siamo ritrovati a disposizione così, all'improvviso, senza aver capito se li avessimo ottenuti seguendo la linea narrativa o per un qualche bug, visto che il gioco non ne è esente. L'esperienza di gioco è comunque complessivamente piacevole, soprattutto per le atmosfere che si respirano, ed altri elementi di gioco sono meglio implementati, come la componente survival, che impone di mangiare quanto si trova nella natura selvaggia e limita l'utilizzo degli attacchi fisici e dei poteri, esaurendo questi rapidamente le energie del cervo, ed è giusto così, dato che deve essere un animale abbastanza indifeso.

Con una diversa impostazione The Deer God sarebbe potuto essere un ottimo titolo, purtroppo i suoi difetti lo tagliano in due. E' da applausi nella sua componente più viscerale ed emotiva, legata alla sua direzione artistica ed alla colonna sonora, ed ai suoi toni fiabeschi, capaci di catturare il giocatore fin da subito; l'incanto però si interrompe troppo spesso, a causa degli innegabili problemi del sistema di gioco, problemi che una maggiore semplicità nell'esecuzione avrebbe evitato quasi completamente. Se ne ricava un'esperienza di gioco senz'altro particolare, intrigante, ma fallata, che impedisce al titolo di sollevarsi di molto dalla sufficienza, e lascia qualche rimpianto su quello che sarebbe potuto essere.

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