Recensione - The Sun and Moon
La nostra prova del particolare platform di Daniel Linsson, The Sun and Moon
Un platform minimalista, questa potrebbe essere la definizione più immediata per The Sun and Moon, che fin dall'inizio si mostra al giocatore in tutta la sua essenza particolare. Senza sapere perché, si prende il controllo di un buffo esserino sferico, con il solo obiettivo di raccogliere delle sfere sparse per i livelli e raggiungerne la fine, indicata da un portale. Fin qui, tutto chiarissimo. Il problema è che l'azione di riferimento del genere platform, il salto, non è propriamente la sua qualità migliore. Anzi diciamo che con il solo salto è possibile superare giusto il primo livello. Già nel secondo le cose cambiano, e si scopre, perché il gioco dà solo un indizio, ma non la spiega, una nuova azione, ovvero la possibilità di infilarsi nel terreno. Non a proprio piacimento, in quanto non è possibile muoversi nelle piattaforme come ci si muove sopra; si prende un certo slancio, magari saltando da una posizione elevata, si preme l'apposito tasto ed ecco il rotondo essere bucare la superficie, assecondando quell'inerzia che gli abbiamo imposto, tramite il balzo.
[caption id="attachment_137492" align="aligncenter" width="600"]
Il gameplay di The Sun and Moon è davvero tutto qui, certamente nasce da uno spunto molto interessante, altrettanto indubbiamente modifica quella che è la concezione classica del platform, ma è il come questo sia implementato che rende la produzione di Daniel Linssen davvero piacevole da giocare. I primi livelli scorrono via molto facilmente, poi la difficoltà inizia ad aumentare, in maniera molto progressiva; vengono introdotti nuovi elementi nella struttura dei livelli, questi si fanno più complessi, il giocatore si trova a dover intuire e padroneggiare la particolare fisica del gioco. E si inizia a morire, tanto, spesso, e per fortuna che i livelli sono rigiocabili all'infinito, non ci sono vite, non c'è game over, c'è solo la continua messa alla prova delle capacità di chi tiene il pad in mano, sempre ad un pizzico dalla frustrazione, sempre portato al massimo grado di tensione.
"Non è solo la classica coordinazione occhio-mani ad essere messa sotto stress, ma anche il cervello"Rischierebbe di essere abbandonato molto facilmente il titolo, ma lo sviluppatore ha introdotto un sistema di progressione molto intelligente, non lineare, che concede di dimenticarsi (temporaneamente, perché poi la voglia di riprovare è sempre fortissima) quel livello così ostico, completarne altri e poi tornare sulla propria strada. Si viene così invogliati ad andare avanti, a non abbandonare un'esperienza di gioco che proprio quando le cose si fanno molto difficili dà il suo meglio; l'euforia per il completamento di un'area è quindi sempre massima, ma effimera, perché già la successiva fa ripartire la macchina del dolore, per un continuo che dura più di 150 livelli. Non è solo la classica coordinazione occhio-mani ad essere messa sotto stress, ma anche il cervello, perché in molti livelli tocca prima di tutto capire cosa fare, oltre che a darsi da fare con i polpastrelli. E poi ci sono quei piccoli simboli, accanto ad ogni livello, che ne indicano i record di completamento, spesso di pochi secondi, invogliando così i più capaci, o i più masochisti, a rifarli, più e più volte, quando si inizia ad intuire che quello che noi facciamo in venti mosse è possibile farlo in una sola, lunga e rischiosissima.[caption id="attachment_137493" align="aligncenter" width="600"] The Sun and Moon - screenshot[/caption]
Singolare la scelta operata dal punto di vista grafico. Il gioco vive di varie bicromie, a seconda della zona nella quale ci si trova, si va da un look che non può non richiamare il primo Game Boy a tonalità che invece rimandano al freddo, al caldo, al mistero, ovviamente abbinate ad una colonna sonora elettronica. Tutto, in The Sun and Moon, mette bene in chiaro che non si tratta di un titolo per tutti, eppure il suo intelligente spunto di partenza, la validità del suo gameplay ad ogni tipo di approccio da parte del giocarore, grazie alla scalabilità del suo livello di sfida, lo rendono molto piacevole da giocare; magari non avrà la profondità di altri titoli del genere, ma vuole essere così, minimalista, e lo fa molto bene.