Roma 2014 - Soap Opera, la recensione
Lontano ma non troppo dai due precedenti film Genovesi cerca con Soap Opera un salto più ambizioso. L'impianto visivo è da serie A, la scrittura no
Il problema vero di Soap Opera è allora una scrittura che non supporta tutto quest'apparato visivo. La trama è poco più di un pretesto in stile teatrale (e non è l'unico elemento che richiama il teatro): un uomo si suicida e seguiamo le vite degli altri inquilini del suo palazzo nei giorni che seguono. C'è un'attrice di soap opera appassionata di uomini in divisa, un maresciallo dei carabinieri che ne approfitta, un coppia di fratelli grotteschi da cinema francese e il protagonista, da poco mollato da una ragazza ora incinta di un altro, che si ritrova in casa il suo migliore amico che gli confessa d'essere attratto da lui. L'unico elemento spurio è la fidanzata del suicida (interpretato per un breve scena dallo stesso regista), giunta senza sapere nulla e accompagnata nel lutto dai personaggi fino alla sera di capodanno. Le premesse sono potenzialmente molto interessanti, peccato che poi si avverta di continuo un senso d'incompletezza, specie nella storia principale centrata su una specie di sete d'amore insoddisfatta che costringe la coppia a tenersi a distanza in tanti modi diversi, su un'incapacità di comunicare tra Capotondi e De Luigi (già fidanzati degli altri film di Genovesi, nei medesimi ruoli, potrebbero anche essere i medesimi personaggi).
L'esempio perfetto della maniera in cui Soap Opera crolla sulla scrittura è proprio il lato drammatico di questa commedia che non vuole far ridere in ogni inquadratura ma creare un ambiente grottesco e tenere, fatto di personcine strane e divertenti. Il personaggio esterno, la ragazza del suicida, è la portatrice del dramma, ne ha le caratteristiche fisiche e le scene, tuttavia la sua irrisolutezza assieme al mistero della propria tristezza è più evidente visivamente che di scrittura. In parole povere non se ne comprendono mai le ragioni, nè si capisce cosa la spinga a fare quello che fa, tuttavia si intuisce da come Genovesi organizza il suo posto in ogni inquadratura, da come la illumina, la veste e dal posto che le riserva nelle interazioni che lei dovrebbe essere lo snodo più importante, la mina che fa esplodere tutto.Per questo motivo alla fine Soap Opera, nonostante l'indubbia forza e l'indubbio sforzo profuso per non suonare come nessun'altra commedia, risulta un esperimento molto meno riuscito dei due precedenti film. Uno sicuramente più ambizioso (gli altri si muovevano su un canovaccio da Ti presento i miei per fare piccole variazioni, questo non vuole rispondere a nessuna struttura predeterminata) ma decisamente meno interessante.