Snake Pass, strisciare sì, saltare no - Recensione

Sumo Digital si mette in proprio, e tira fuori una produzione particolare e divertente: la recensione di Snake Pass

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Se il platform è il luogo videoludico del saltare, come fa un gioco nel quale si controlla un serpente, e quindi si striscia solo, ad essere un platform? E' una domanda che non può non venire in mente quando si guarda Snake Pass, ultima produzione di Sumo Digital, un quesito legittimo, che si accompagna a perplessità che per fortuna si sciolgono come neve al sole nel momento in cui si prende il pad in mano e si inizia a prendere confidenza con un titolo innovativo, non perfetto, ma estremamente coraggioso, e la cui inventiva va apprezzata e premiata. Snake Pass è un piccolo esempio del perché si faccia videogiochi, di quel cercare qualcosa di nuovo che è sostanzialmente alla base della costruzione di nuovi generi e nuove esperienze videoludiche.

Ma andiamo con ordine. Non sappiamo quale sia stata la genesi del gioco, se sia nato prima l'uovo o la gallina, quindi se la scelta un particolare metodo di controllo sia venuta prima di quella di un serpente come suo protagonista principale, o viceversa, quello che sappiamo è che Sumo Digital avrebbe senz'altro potuto scegliere la strada semplice, affidandosi ad impianti ludici collaudati, richiamando quel platform di fine anni '90 al quale Snake Pass si ispira chiaramente dal punto di vista stilistico, e aggiungendovi solo come ornamento elementi ludici derivati dallo strisciare. Il team britannico ha invece preferito l'altra via, creare un gioco da un elemento nuovo, ed è lo stravolgimento dei canoni del genere quanto più piace al giocatore, soprattutto a quello con un certa esperienza alle spalle, nel momento in cui se ne fa esperienza.

[caption id="attachment_170765" align="aligncenter" width="600"]Snake Pass screenshot Il colpo d'occhio compelssivo è più che positivo[/caption]

Scoprire che l'avanzamento non è deputato allo stick sinistro, come da tradizione, ma al dorsale destro, è la prima scoperta di un territorio inesplorato, quello di un sistema di controllo unico: un tasto fa alzare la testa al variopinto Noodle, un altro, da usare in casi di emergenza, fa sì che il suo comapgno colibrì, Doodle, gli sollevi la coda, con il dorsale sinistro ci si avvolge con più forza attorno ai supporti. E' davvero tutto qui, ed è questa la piccola meraviglia di Snake Pass, il costringere ad imparare un nuovo modo di giocare, perché premere solo il dorsale non significa avanzare, bisogna anche zigzagare, proprio come un serpente, arrampicarsi non è operazione facile, bisogna individuare sempre il supporto giusto per farlo, magari infilando la testa tra un pertugio e un altro, partendo dalla posizione appena conquistata per muoversi ulteriormente verso un'altra. Non si gioca nei panni di un serpente, si pensa come un serpente, che è anche anche la catchphrase del gioco, ma si può scoprire solo pad alla mano quanto ciò sia vero.

"Snake Pass costringe il giocatore ad evoluzioni non da poco, che fanno spesso anche affidamento sulla fisica"

Alla difficoltà di imparare a giocare vanno aggiunte quelle derivanti da un level design carino e bellino solo nei primi due livelli, quelli necessari per prendere un po' di confidenza, ma che poi fa di tutto mettere in difficoltà il giocatore, sia nel suo compito principale, la raccolta di tre gemme, necessarie per accedere alla zona successiva, sia in quelli secondari e opzionali, ovvero prendere i vari frammenti nascosti e le cinque monetone, compito sempre arduo, sia nella loro individuazione, sia nella loro raccolta. E' qui infatti che Snake Pass costringe il giocatore ad evoluzioni non da poco, che fanno spesso anche affidamento sulla fisica: non il semplice attorcigliarsi quindi, ma anche, per esempio, attorcigliarsi attorno ad una canna per prendere lo slancio necessario per, udite udite, saltare (no, non è un salto nel senso classico del termine, ma l'effetto è quello).

[caption id="attachment_170766" align="aligncenter" width="600"]Snake Pass screenshot "Come ci sarò finito quassù?"[/caption]

Nel suo volere offrire una esperienza di gioco fresca e divertente Sumo Digital riesce quindi benissimo, anche al netto di alcuni problemi: qualcuno potrebbe essere scoraggiato dalla difficoltà di alcuni passaggi, mitigata però dalla presenza di checkpoint all'interno dei livelli, altri, ed è forse questo il difetto più fastidioso, potrebbero maledire una telecamera non sempre reattiva e lenta anche quando la si gestisce manualmente, operazione sempre a rischio, perché necessaria nei frangenti più intricati, quando già ci si sta disarticolando le dita in evoluzioni complesse. Si tratta comunque di piccole problematiche, non tali da determinare in negativo il giudizio sul gioco, che anzi è più che positivo anche per quanto riguarda la parte tecnica, grazie ad un impianto visivo coloratissimo, con alcuni piccoli tocchi di classe che indicano cura (l'erba, l'illuminazione) ed una colonna sonora ottima, realizzata da David Wise, un nome, una garanzia. E' la prima volta che Sumo Digital non lavora su indicazioni di un publisher, e visto il risultato ci auguriamo che accada ancora.

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