La recensione di Spoiler Alert, il film con Jim Parsons in uscita il 1 giugno in sala
Questa volta davvero non c’era bisogno di una lettura particolare della storia d’amore. Tutto
Spoiler Alert (titolo incluso) è raccontato facendo continui riferimenti alla passione del protagonista per la televisione. Lui lavora come giornalista televisivo nella rivista TV Guide ed è cresciuto con la televisione, ne è appassionato. Lungo il film ci sono riferimenti, ci sono citazioni ma soprattutto una lettura della sua vita (che lui racconta con voce fuori campo) che spesso flirta con la metafora della sit-com familiare. Non ce n’era bisogno perché Spoiler Alert è scritto benissimo e interpretato altrettanto bene dal suo protagonista,
Jim Parsons (noto per aver interpretato Sheldon Cooper in
The Big Bang Theory), eccezionale nel lavorare su una serie di nuance che danno umanità al suo classico tipo impacciato (quello per il quale sembra avere il fisico perfetto). Invece, specialmente nel finale, questa metafora televisiva diventa un po’ kitsch, si mette di mezzo e rovina un po’ la buona autenticità che la storia è riuscita a tenere fino a quel punto.
È come se la sceneggiatura avesse temuto che il film non fosse in grado di funzionare da solo e gli avesse affiancato questa particolarità, e invece poi il lungometraggio effettivo sia venuto molto meglio di quanto chiunque potesse sperare ma nessuno ha avuto il coraggio di levare il filtro della passione per la televisione (che già era nel romanzo omonimo su cui si basa tutto). Spoiler Alert è una storia di amore e malattia terminale, genere che è il primo (tra i film a budget buono) a declinare in versione omosessuale. Non salta nemmeno uno dei punti classici delle lovestory gay al cinema, dall’esigenza di spiegare la propria omosessualità ai genitori, al rapporto con gli amici fino all’esposizione di diverse maniere di intendere la propria omosessualità, e lo fa senza privilegiare uno dei due punti di vista (della coppia) nonostante sia sempre chiaro chi sia il protagonista tra i due.
Esattamente questo, unito alla maniera molto calma e sentita con la quale tutto è raccontato, riesce a separare
Spoiler Alert dal suo genere di riferimento e a fargli smarcare le solite dinamiche da storia etero con malattia. Asciugato dal senso apocalittico che vuole che la fine di una storia d’amore travolgente sia la fine di tutto, più il film si avvicina al suo finale annunciato dall’inizio più sa inquadrare tutta la parabola come un momento della vita del protagonista, non la fine di tutto ma un passaggio (uno dei molti visti lungo il film) verso qualcos’altro. Tutto fino ad un finale e una sintesi di quanto raccontato incredibilmente appropriata e sentimentalmente convincente. Come se l’importanza e la forza di una storia d’amore, anche se interrotta drammaticamente, non sia sminuita dall’essere un passaggio verso altro, anzi ne acquisti in importanza.