The Mist 1x06 "The Devil You Know": la recensione
La recensione del sesto episodio di The Mist, intitolato The Devil You Know
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Non è nemmeno l'idea di crudeltà e disumanità profonda di tutti questi personaggi ad essere strana, ma è il modo in cui la nebbia, da pericolo “tangibile” è diventata una prigione che limita i protagonisti lasciandoli a loro stessi. Abbiamo visto praticamente di tutto in cinque episodi, tranne un barlume di umanità e buon senso. Ogni atteggiamento pericoloso, gretto, assurdo è stato messo in atto con la semplice motivazione della nebbia. Ma non emerge mai nulla a fare da contraltare a ciò che accade.
Ogni evento rimane l'urlo o la risposta patetica o crudele in una situazione in cui l'eccezionalità appare come un fatto fra i tanti. Essere inclini all'omicidio e alla sopraffazione diventa quasi la normalità. Abbiamo infermiere che non si curano dei pazienti che spariscono, medici dalle pratiche folli, matti in chiesa, assassini improvvisati. La nebbia dovrebbe essere la minaccia, e invece qui l'idea è quella di costruire un recinto dove mettere delle persone in attesa che si sbranino. L'impressione è che solo la lontananza quotidiana li abbia tenuti in vita fino ad ora impedendogli di prendersi a coltellate.Sui fatti in sé poco da dire perché poco accade. Padre Romanov cerca di attirare l'attenzione con l'organo mentre tutti partono per la tangente insieme a Nathalie, Kevin vaga nell'ospedale tra una minaccia di morte e l'altra, e già quello che è accaduto nello scorso episodio è praticamente dimenticato, idem per Eve e la figlia.