The Mist 1x08 "The Law of Nature": la recensione

La recensione dell'ottavo episodio di The Mist, intitolato The Law of Nature

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Spoiler Alert
È difficile definire The Mist una serie sullo stupro, ma giunti all'ottavo episodio della stagione, è questo che la serie di Spike tv è. E non perché non si parli di altro, non perché l'intreccio non percorra altre strade. C'è la solita critica alla provincia americana bigotta e retrograda che tanto piace a King, si parla di tossicodipendenza, dinamiche sociali e chissà cos'altro, o almeno si prova a farlo. Ma il conflitto centrale della storia risiede nello stupro di Alex da cui forse tutto è partito e che nasconderebbe la chiave per il ritorno alla normalità.

The Law of Nature torna su quell'idea per la prima volta costruendo un intreccio che confluisce da qualunque punto di vista su quell'atto di violenza, ragionando in chiave di reunion per un finale ormai alle porte. Ecco quindi che Nathalie si rivolge agli altri matti in chiesa chiedendo loro di prendere le metaforiche torce e forconi per andare a sacrificare il presunto stupratore e placare l'ira degli dei. Aspettarsi un gesto razionale vuol dire non aver compreso bene i meccanismi seguiti dalla storia fino a questo momento, e non è grande la sorpresa nel momento in cui i soliti noti le danno ascolto, bruciando la chiesa e chi è rimasto all'interno.

Al centro commerciale i colpi di testa e i gesti senza senso si alternano a momenti di lucidità solo per venire incontro alle esigenze della storia. Ecco quindi che Alex e Jay si riavvicinano e baciano. Ma Alex è ancora convinta che Jay sia il suo stupratore? Quanto è grave, in linea di principio, uno sviluppo del genere perseguito senza approfondimento? Gus intanto uccide Shelley per evitare che lei riveli il suo nascondiglio segreto di cibarie, perché in fondo un omicidio non si nega a nessuno.

Ma dove davvero The Mist crolla questa settimana è nella storyline di Adrien, che ovviamente scopriremo essere lo stupratore di Alex, come era chiaro fin dal primo episodio. Rimane quell'ingenuità di fondo che porta alla presentazione all'ultimo istante del padre del ragazzo, ovviamente un personaggio violento. Dovremmo provare empatia di fronte ad un ribaltone che riesce ad essere privo di senso eppure prevedibile al tempo stesso?

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