The Virtues: la recensione

Dagli autori di This is England, The Virtues è una miniserie dalla forte carica emotiva, scritta e interpretata benissimo

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Il realismo delle opere televisive di Shane Meadows e Jack Thorne sfiora corde emotive alle quali la maggior parte dei prodotti non si avvicina nemmeno. E, chissà, forse non è nemmeno una questione di capacità, quanto di coraggio. Quella sfrontatezza che pochi hanno nel guardarsi davvero allo specchio e di raccontarsi, spogliandosi di ogni indulgenza di scrittura nei confronti di se stessi e dei propri personaggi. Ci era riuscita, questa coppia di autori, ancora e ancora con le tre stagioni di This is England, che ampliavano la storia del lungometraggio del 2006. E ci riesce ancora con The Virtues, miniserie in quattro parti andata in onda su Channel 4.

Protagonista è Joseph, interpretato da uno straordinario Stephen Graham. La vita di quest'uomo, di cui percepiamo fin dal primo istante fragilità e instabilità, è turbata dal trasferimento dell'ex moglie e soprattutto del figlio. Per Joseph non rimane che tentare di riannodare i pochi fili della propria vita. Riprende i contatti con una sorella dalla quale era stato allontanato, entra in punta di piedi nella sua famiglia, cerca di trovare un equilibrio. A quel punto eventi del passato e traumi mai superati riappaiono in forme inattese.

Di più non si può dire su una miniserie che, tra le altre cose, riesce a corteggiare anche l'anima del thriller nella sua pur breve durata. Un equilibrio di generi, situazioni, stile che pone la regia di Meadows e la scrittura di Thorne in quel limbo al quale pochi possono accedere, mai indulgente, ma nemmeno anaffettivo nei confronti dei personaggi. Come in This is England, il respiro della narrazione e la potenza dei personaggi sono tali da abbracciare un malessere che va oltre le singole vicende. C'è qualcosa di più grande in questi piccoli drammi, deve esserci. O forse è solo la straordinaria umanità di questi uomini e donne a renderli grandi.

Certo, in This is England c'era una precisa collocazione storica, c'era il senso della memoria, la riflessione nostalgica, la sofferenza di una nazione che si traduceva nel percorso dei singoli. Ma The Virtues, pur non avendo quel cast corale, riesce comunque in ogni momento ad essere più di ciò che racconta. Gli occhi carichi di malessere di Stephen Graham riempiono ogni inquadratura di un silenzioso frastuono, e ogni personaggio finisce per accodarsi al mood che lentamente volge verso la tragedia. Un silenzio imbarazzato al tavolo della colazione, un impacciato avvicinamento su un divano, un telefono che suona e suona senza che nessuno risponda: The Virtues si carica di questi silenzi che esplodono in confessioni e atti estremi.

In This is England emergeva talvolta un senso del grottesco nelle vicende raccontate, anche tramite personaggi che sapevano di essere inadeguati. Qui invece l'inadeguatezza è meno condivisa, meno frutto di un malessere sociale. Dipende da traumi ben specifici e tremendi, sui quali si vorrà fare chiarezza. La virtù allora, a volerne scegliere una tra quelle evocate dal titolo, sarebbe il perdono. Perdono cristiano, se preferite, ma anche solo semplicemente umano. Questa è la virtù perché questo è l'unico spiraglio di scelta che viene concesso ai personaggi inesorabilmente predestinati al peggio. Nel momento decisivo, con un notevolissimo lavoro di montaggio e suspense, più percorsi verranno messi a confronto, e nelle scelte che verranno prese la serie rivelerà il proprio senso.

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