Zoolander 2, la recensione
Con spirito forse anche troppo immutato, Zoolander 2 ritrova quell'umorismo ma non riesce mai ad emanciparsi dalla sudditanza verso il primo
In buona sostanza Ben Stiller era al suo terzo film da regista e sceneggiatore (ma il primo comico dopo le commedie Giovani, carini e disoccupati e Il rompiscatole), e aveva portato in sala una bomba che non fu fermata nemmeno da un terribile flop al botteghino.
In Zoolander 2 tutto questo peso è evidente, il film cerca di ripercorrere i passi del precedente e vive nel suo mito, vive delle sue scene madre e cerca di avere i medesimi punti di forza. Quell’esibizione di cammeo che nel primo film erano una straniante novità (tutti sono annunciati per nome e cognome!) qui suona forzata, come forzata è la riproposizione di praticamente tutti i personaggi di quell’avventura (l’arrivo di Milla Jovovich, nonostante in due scene regali subito sprazzi di immensa presenza scenica, è il più inutile e grottesco di tutti) o la loro sostituzione con degli equivalenti (Sting occupa la casella del “cammeo musicale clamoroso” che nel primo film spettava a David Bowie).
Di certo non è freschezza o originalità che mancano al film, tale era la spinta del primo che anche questo sequel camminando sui suoi passi continua ad apparire fresco, ciò che gli manca semmai è l’autonomia. E per quanto sembri che Ben Stiller riesca a fare in modo che l’umorismo non ne esca danneggiato, lo stesso il ritmo del film lo è.
È ottima la scelta di ambientare tutto in un altro luogo, cioè Roma, come è ottima l’idea di avere una cospirazione di nomi illustri e anche la storia della polizia della moda, tutti spunti che sembrano abitare perfettamente il “mondo Zoolander”, molto meno è la maniera in cui ognuno di essi vada necessariamente risolto con una variazione sul tema del primo film.
Pur riuscendo a trovare ancora idee folgoranti (i luoghi in cui Hansel e Zoolander si sono nascosti, la vecchia pubblicità dell'acqua di Colonia o anche tutta la parte di Kristen Wiig) e di fatto vincendo la sua sfida a colpi di risate, Zoolander 2 in nessun momento riesce ad emanciparsi dal dover replicare ossessivamente l’opera di cui è figlio, risultando alla fine più una divertente celebrazione di quell’epopea e quelle trovate che un loro prolungamento.