Intervistati il giorno della messa in onda del primo episodio della nuova stagione di Fringe, i produttori Jeff Pinkner e J.H. Wyman rispondono in maniera approfondita ad alcune domande sulla narrazione e lo sviluppo di Fringe con qualche paragone con Lost e Alias.

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Come è cambiato il modo di raccontare le storie di Fringe rispetto all’inizio?
J.H. WYMAN: Nella prima stagione ovviamente c’era l’allestimento. Bisognava dare un’idea di chi erano i personaggi. Nella seconda stagione abbiamo cominciato a scoprire piano piano una mitologia più ampia che permettesse agli spettatori di avere un punto di vista più soggettivo dei personaggi. Adesso con la terza stagione siamo ancora più immersi in questa prospettiva soggettiva in cui vediamo le cose dal punto di vista dei personaggi. Ci sono volute tre stagioni per cominciare davvero ad aver a cuore i personaggi e la loro posizione nella storia.
[…] Nella seconda stagione in qualche modo abbiamo capito che i fan non amavano i casi della settimana, i cosidetti standalone. I network e gli studios sono più per questi standalone ma io e Jeff ci siamo accorti che ciò non soddisfaceva i nostri fan più incalliti ed erano proprio loro che volevamo impressionare.
Così abbiamo coniato un nuovo termine: “myth-alone”. La puntata White Tulip è un esempio perfetto: guardi una storia avvincente nello stile Fringe ma al tempo stesso seguiamo la storia di Walter che deve convivere con il segreto di Peter. La reazione a questo tipo di puntate è stata davvero travolgente.

JEFF PINKNER: Non si può costringere gli spettatori ad amare i personaggi. Deve avvenire in maniera naturale. Inizialmente la narrazione riguardava questi personaggi che provano a conoscersi a vicenda.
Fringe 3Successivamente abbiamo provato a svelare qualcosa in più sui protagonisti e questo ci ha permesso di raccontare la storia dal loro punto di vista. Sin dall’inizio sapevamo che stavamo realizzando uno show su di un universo alternativo, così come sapevamo che avremmo raccontato di Peter e del suo rapimento: ma queste non sono storie che puoi semplicemente raccontare già dall’inizio.
Ci riferivamo a questa situazione, per usare un linguaggio alla Lost, come a una botola: sapevamo che c’era una botola sulla nostra isola e ne conoscevamo il segreto, ma non potevamo svelarlo agli spettatori finchè in qualche modo non avremmo guadagnato la loro fiducia.
Una volta svelato il segreto si può raccontare delle conseguenze che ha causato.
[…] Con i myth-alones portiamo avanti il viaggio dei nostri personaggi mentre ogni episodio inizia, ha una storia e finisce. Quindi: se guardi un episodio su cinque puoi goderti il caso della settimana e saperne abbastanza sui personaggi da capire, in pochi minuti, dove sono “arrivati”. Per i fan più regolari la narrazione si evolve in maniera costante mentre essi guardano la storia della settimana..

J.H. WYMAN: Non saremmo degli ottimi narratori se non avessimo guardato a ciò che è venuto prima di Fringe e non avessimo esaminato cosa ha funzionato e cosa no. Quando ci chiedono di poterne sapere sempre di più sulla mitologia, pensiamo che la cosa non è facilmente realizzabile: è come voler aprire i regali prima di Natale. Bisogna aspettare.

JEFF PINKNER: Quello che facciamo è portare avanti il viaggio dei nostri personaggi mentre raccontiamo i casi della settimana, tutti posti sullo sfondo di questa pazza storia mitologica di un padre e suo figlio e di Olivia.

La sfida è quella di non rimanere sepolti dalla mitologia?
JEFF PINKNER: No, anche perchè la nostra mitologia è improntata in modo da non “seppellirti”. Prendiamo come esempio Alias: c’erano delle volte in cui in Alias si metteva la mitologia di fronte alla narrazione a discapito dei personaggi. Tramite i nostri errori nella narrazione, la mitologia divenne più grande dei personaggi stessi: imparrammo da questo e per la fine di Alias riportammo la narrazione ai nostri personaggi e al loro punto di vista.
Anche in Lost c’è stato lo stesso tira e molla: la mitologia è più grande dei personaggi? Quello che ci piace è creare dei mondi e dare consistenza a degli universi ma al tempo stesso la mitologia non è poi così complicata.
[…] Ruota tutto attorno all’amore di un padre per suo figlio e Olivia è profondamente legata a questo avendo subito esperimenti da bambina. Insieme sono determinati a indagare su questi casi che minacciano la nostra vita.

J.H. WYMAN: Quello che più ci interessa come scrittori è l’esplorazione della condizione umana. Questa è la sfida. Le questioni morali. Ciò che è giusto. Ciò che è sbagliato. Conoscenze pericolose. In che direzione stiamo andando come persone e società?

JEFF PINKNER: Salvando suo figlio, quello che Walter ha fatto veramente, nonostante la sua sia una scelta emotiva con la quale possiamo immedesimarci, è irrompere in un altro universo. Il fine giustifica i mezzi? E’ una grande tematica della serie. La scienza – peraltro neutrale, è l’uso che ne viene fatto che può essere buono o meno – e le azioni umane. Sono grandi tematiche della serie.

La terza stagione di Fringe è cominciata il 23 Settembre con il primo episodio intitolato OLIVIA: la serie verrà trasmessa negli Stati Uniti dalla FOX con un episodio a settimana.

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Fonte: comicbookovie.com