Vi riportiamo un ampio estratto di una lunga intervista in cui David Benioff e Dan Weiss, i due shorunner di Game of Thrones, parlano del loro operato nella serie targata HBO. Trovate l’articolo completo su MotherJones.com.

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Mother Jones: Cosa vi ha spinto a voler adattare il lavoro di Martin per il piccolo schermo?
David Benioff e Dan Weiss: Leggere quei libri è un’esperienza che dà dipendenza compulsiva. Eravamo convinti che un adattamento HBO poteva replicare quella sensazione.

MJ: Quanto vi sentite obbligati nei confronti del materiale originale?
B&W: Non abbiamo restrizioni da contratto, parlando della narrazione. Abbiamo inseguito questi libri – e abbiamo spinto e spinto per ottenere il via libera per lo show – per quasi quattro anni prima di aver girato il pilot. Abbiamo rinunciato ad altre opportunità perché amiamo questi libri. Quindi, per noi si tratta di adattare i libri secondo la nostra opinione di equità – che non è compatibile con il concetto fondamentalista dei fan dei libri.

MJ: Come hanno fatto due romanzieri-diventati-sceneggiatori a fare il salto e diventare showrunner?
B&W: “Provaci ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio:” questo descrive la nostra esperienza nell’apprendere il lavoro.

MJ: Potreste descrivere una giornata tipo?
B&W: Durante un giorno di produzione andiamo sul set a guardare la prima prova, per capire come verrà la scena e se c’è bisogno di fare qualche cambiamento. Per scene particolarmente complicate stiamo sul set tutto il giorno. Altrimenti trascorriamo un paio di ore a rivedere le pagine o a incontrare i registi dei prossimi episodi, per parlare delle sceneggiature, o ci sediamo con il team degli effetti speciali o la divisione artistica per rivedere le concept art, o andiamo alla divisione costumi con la disegnatrice dei costumi Michele Clapton per vedere le sue nuove creazioni.

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MJ: Perché pensate che il vostro show attragga pubblico non interessato solo al fantasy?
B&W: Gli show classici della HBO (The Sopranos, Deadwood, The Wire) avevano tutti preso dei generi logori e hanno trovato il modo di rinvigorirli. Non c’è mai stato un gangster tanto complesso quanto Tony Soprano, o un cattivo da western tanto compulsivo quanto Al Swearengen, o una stagione tanto bella quanto la quarta di The Wire. Con Game of Thrones, speravamo di poter attrarre persone che non avevano mai sentito di creature e warg, che non sapessero distinguere una cazzo di spada da un’alabarda. Alla fine, tutto è incentrato sui personaggi. Tyrion Lannister, Arya Stark  e i numerosi personaggi convincenti dei libri di George e il nostro show, non sono amati perché vivono in un mondo in cui esistono i draghi. Piacciono perché vivono le stesse cose che viviamo noi: si sentono come degli outsider. Amano persone che non li ricambiano. Temono il potere, bramano il potere, si ritrovano con il potere contro la loro volontà e il potere finisce per piacergli.

MJ: Le cose si semplificano con il passare delle stagioni?
B&W: Non si semplificano. Pensavamo che si semplificassero. Non è così.

MJ: Come si pone la terza stagione, rispetto alla prima due, in termini di portata?
B&W: E’ sicuramente la più ampia. Giriamo in cinque nazioni, con tre unità e un cast più grande rispetto a quello che avevamo prima.

MJ: Ci sono stati elementi che avete dovuto abbandonare perché erano troppo costosi o tecnicamente scoraggianti?
B&W: Abbiamo sviluppato un nostro senso di misura e sappiamo quanto è grande la scatola, per cui, scene o elementi che sono completamente fuori dalla nostra portata di solito non superano la fase di pre-scrittura.

MJ: Quali dei nuovi personaggi e attori siete ansiosi di far vedere agli spettatori?
B&W: Scelta difficile, ma se dovessimo scegliere qualcuno, diremmo Dama Diana Rigg nei panni di Olenna Tyrell. Ci aspettavamo che fosse grandiosa, ma è stata ancora meglio.

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MJ: Quali sono i pro e i contro dell’utilizzare registi diversi per episodi diversi?
B&W: Era fisicamente impossibile usare lo stesso regista per tutti gli episodi, perchè abbiamo due o tre unità che girano ogni giorno. Giriamo in Croazia e Marocco e contemporaneamente siamo in Irlanda del Nord. Se girassimo come per i film, con un solo regista, si raddoppierebbe la durata della stagione e la portata del nostro budget.

MJ: Tornati dall’Islanda, quali sono alcune delle difficoltà impreviste che avete dovuto affrontare?
B&W: C’è stata una volta in cui stavamo girando su un lago ghiacciato e abbiamo sentito un crack tremendo e tutta la crew si è messa a correre verso la riva. E’ stato divertente. Poi c’era il fatto che la nostra crew islandese ci ha costretti a mangiare squalo fermentato. Ma la sfida più grande è stata ricordarsi dei 37 capi di abbigliamento che dovevi indossare la mattina se non volevi rimanere congelato alla fine della giornata.

MJ: Okay, vorrei sapere la vostra opinione sulle scene di nudo. Davvero la gente presta attenzione alle trame intrigate esposte durante le scene di sesso?
Benioff: Personalmente, presto meno attenzione alle trame complicate durante le scene di sesso.
Weiss: Si, è un linea sottile davvero complicata. Il sesso attira l’attenzione della gente. Ma una volta catturata l’attenzione, tende a non lasciarlo andare più.

Fonte: MotherJones