Sam Simon, il co-creatore de I Simpson, sta lottando contro un cancro al colon in fase terminale ma ha deciso di compiere ugualmente un viaggio con destinazione Taiji, Giappone, dove ho rimasto 6 giorni per sostenere la protesta contro la caccia ai delfini, nonostante il parere negativo dei suoi medici.
Sam ha voluto infatti partecipare al progetto Operation Infinite Patience, della Shea Shepherd Conservation Society, che si impegna a testimoniare il massacro che si svolge ogni anno lontano dalla costa, raccontato nel documentario The Cove, vincitore nel 2010 di un premio Oscar.

Il regista, produttore e sceneggiatore è stato intervistato da The Hollywood Reporter e ha raccontato cosa l’ha spinto a partire e come sta affrontando la sua lotta personale:

  • Simon ha spiegato che ormai non parla ai suoi medici dei suoi viaggi per sostenere le cause in cui crede perché preferisce fare troppo piuttosto che non agire ed è sempre felice di poter saltare delle sedute di chemioterapia che lo fanno costantemente stare male.
  • Dopo la diagnosi avvenuta nel 2013, il co-creatore de I Simpson sta vivendo un periodo di alti e bassi, ma ha voluto partire per sostenere il progetto. Per fortuna Sam non ha assistito a nessun massacro di delfini e durante la sua permanenza non si è verificata nessuna “giornata rossa“, come viene chiamato l’evento del vedere la baia tingersi di rosso a causa del troppo sangue versato. I presenti hanno però potuto constatare la triste situazione dei delfini che nuotano in recinti poco spaziosi o sono affamati al punto tale da nutrirsi di pesci morti.
  • La campagna Operatin Infinite Patience ha il compito di interferire con la caccia ai delfini, anche se si può solo documentare quanto accade e mostrarlo al resto del mondo tramite uno streaming live. L’associazione chiede anche di boicottare gli show che utilizzano delfini. Simon ha sottolineato che la carne di delfino non si mangia quasi più quindi i giovani esemplari, soprattutto femmine di due-tre anni, vengono acquistati vivi per farli esibire in spettacoli di vario tipo. I delfini rimanenti vengono invece uccisi e venduti per qualche centinaio di dollari.
  • La popolazione giapponese difende la caccia ai delfini perché la considera una pratica culturale che fa parte di un contesto storico preciso. Il produttore ha però sottolineato:

    “Solo perché questi delfini migrando passano da quesa baia ogni anno non significa che siano di loro proprietà e possano farci quello che vogliono. E non c’è nessun aspetto storico in tutto questo. E’ una pratica iniziata nel 1969!”.

  • La lotta in difesa di questi splendidi animali ha già iniziato a dare dei frutti a livello internazionale e Caroline Kennedy, ambasciatrice degli Stati Uniti, ha recentemente chiesto che si blocchi questa attività. Il Giappone ha però risposto cercando di bloccare gli accessi alla baia e di impedire a chi si trova lungo la riva di vedere quello che avviene.

Fonte: The Hollywood Reporter