All Rise, con star Simone Missick, dovrà affrontare importanti cambiamenti in occasione della seconda stagione: cinque dei sette sceneggiatori al lavoro sul progetto della CBS hanno infatti abbandonato la serie.
The New York Times ha condiviso la notizia dichiarando che ci sono stati degli scontri nel dietro le quinte con lo showrunner Greg Spottiswood per quanto riguarda la rappresentazione delle tematiche razziali e di genere.

Shernold Edwards aveva già detto addio allo show a novembre dopo aver dichiarato che dietro le quinte si doveva lavorare duramente per impedire che gli script risultassero razzisti e offensivi. Edwards ha parlato di un episodio della seconda stagione scritto da Greg Nelson, uno sceneggiatore bianco, che parlava di una gang di teenager latinoamericani che vivevano a Los Angeles e terrorizzavano i cittadini essendo armati di machete. Un membro degli sceneggiatori si è opposto alla trama sostenendo che proponeva delle idee false legate all’origine etnica dei personaggi e Lindsay Mendez si era rifiutata di apparire nella puntata. Spottiswod, dopo essere stato informato dei timori dell’attrice, aveva quindi accettato di eliminare l’uso delle armi dalla puntata.
Sunil Nayar, ex showrunner di Revenge, se ne è andato dopo gli sforzi nel cercare di far dare spazio nella serie all’esperienza della comunità afroamericana e delle minoranze:

Mi è apparso chiaro, quando ho lasciato la serie, che fossi lì solo perchè ero il tizio ‘marrone’. Greg mi ha ingaggiato per una questione di immagine.

Spottiswood, dopo un’indagine condotta da Warner Bros, ha mantenuto il suo ruolo di showrunner venendo però affiancato da una consulente afroamericana.
Lo studio ha sottolineato di aver dato il via a un’indagine interna riguardante l’ambiente di lavoro non appena sono emerse le prime lamentele e preoccupazioni. Nonostante sia emersa la necessità di migliorare alcuni aspetti del lavoro non si è ritenuto necessario rimuovere il creatore di All Rise dal suo incarico.
Spottiswood ha invece dichiarato:

Ammetto di avere un tono retorico e un po’ da professore nella stanza e che può essere percepito da alcune persone come accondiscendente, e che posso essere sulla difensiva durante le conversazioni creative e i dibattiti. Rimango fortemente impegnato nel migliorare il mio stile di comunicazione e le mie capacità, e nell’essere un leader maggiormente inclusivo, assicurandomi che gli autori e gli artisti siano ascoltati, si sentano ascoltati, rispettati, al sicuro e valorizzati.

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Fonte: TVLine