E siamo giunti alla terza serata di questa 67esima edizione del Festival di Sanremo.

Una terza serata infinita. I tempi si dilatano, lo share si impenna, e il motivo è chiarissimo: il pubblico a casa, stramazzato sul divano per il sonno dopo ore e ore di diretta, non spegne la tv perché semplicemente sta dormendo.

Scherzi a parte, anche quest’anno, come sempre, dopo una partenza controllata, il Festival mostra quello che è il suo difetto maggiore e a quanto pare incorreggibile: l’estenuante lunghezza.

Dopo i primi due giorni incentrati sulla competizione vera e propria, ieri sera l’appuntamento era dedicato a una tradizione ormai consolidata, ovvero la serata delle cover, occasione in cui i big ancora in gara si esibiscono cantando brani che hanno fatto la storia della musica italiana. Ma tale impostazione può trasformarsi in un’arma a doppio taglio, perché se da un lato può essere piacevole vedere i cantanti in una veste differente, dall’altra è sempre inevitabile il confronto con il brano originale, ed è facile, per molti, uscirne sconfitti. Ieri, infatti, abbiamo assistito a tanti peccati di presunzione e prove non riuscite.

Prima però delle cover, in apertura di serata abbiamo potuto ascoltare le ultime quattro nuove proposte. Livello basso e canzoni brutte, ma alla fine sono passati Maldestro e Lele, così la finale giovane sarà al 100% maschile.

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Poi finalmente è iniziata la carrellata dei 16 big con la canzone da loro scelta per intrattenerci in questa terzo capitolo che potremmo definire di “pausa”. Il voto del pubblico e della sala stampa ha premiato “Amata terra mia” un omaggio al grande Modugno da parte di Ermal Meta, mentre al secondo posto si è classificata Paola Turci con “Un’emozione da poco” cantata con grande personalità e sensualità. Infine la medaglia di bronzo è andata a Marco Masini con una toccante versione di “Signor Tenente”, un brano che più di vent’anni fa emozionò la platea grazie alla struggente interpretazione del compianto Giorgio Faletti.

Nulla da eccepire su Fiorella Mannoia – ma d’altra parte non si potrebbe dire altrimenti perché trattasi, quest’anno, di un’artista intoccabile – e prova superata per Gabbani, che arrangiando in stile danzereccio il brano di Celentano “Susanna” ha riscaldato e divertito ancora una volta l’intera sala del teatro Ariston. Bravo anche Samuel che è riuscito a render attuale, senza stravolgerlo, il pezzo dei Nomadi “Ho difeso il mio amore”.

Sarebbe stata molto bella e vivace anche l’esibizione di Sergio Sylvestre, salito sul palco in compagnia dei Soul System – il gruppo vincitore dell’ultimo X Factor – per proporre una modernissima versione di “Vorrei la pelle nera”, ma purtroppo a causa di un problema tecnico il cantante ha perso il tempo e il risultato finale è stato seriamente compromesso.
Tra i peggiori, di sicuro possiamo nominare Alessio Bernabei che ha cantato Bennato come farebbe un qualsiasi avventore di locale per karaoke. La Comello, alle prese con “Le mille bolle blu “ di Mina, sebbene supportata da ballerini e da una coreografia pensata apposta per lei, continua ad esibirsi e a cantare come se fosse ancora in “Violetta”. Pessima anche Chiara che nonostante fosse accompagnata dal grandissimo maestro Mauro Pagani, e fosse animata dalle più buone intenzioni, ci ha fatto sentire una versione di “Diamante” esangue, senza riuscire a trasmettere alcuna emozione. Gigi D’Alessio invece è riuscito a trasformare in neomelodico un brano leggendario come ”L’immensità” di Don Backy, rovinandolo definitivamente.

A metà serata è sopraggiunto Mika, attesissimo ospite, e ha conquistato la platea. Il cantante è ormai un vero e proprio showman, in grado non solo di stare sul palco come pochi altri ma anche di reggere un intero programma (e infatti ha annunciato di essere stato confermato per la seconda edizione di “Stasera casa Mika”). Ieri sera ha cantato in modo impeccabile, proprio come un navigato performer ed è stato lui la vera star della puntata.

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Crozza, con la sua videocopertina si è stabilizzato sulla mediocrità e anche l’imitazione del Papa che ha proposto non ha sortito il miracolo sperato: il pubblico ride poco alle sue battute e il suo intervento non risulta affatto incisivo per la buona riuscita dello spettacolo. Ma dopo mezzanotte a risollevare gli animi sono arrivati Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu che, dissacranti come al solito, non si sono risparmiati divertenti e sagaci battute sugli ospiti delle serate precedenti, hanno scherzato con Carlo Conti e per poi concludere il loro intervento – con al fianco la De Filippi – con un monologo a due, un excursus tra il serio ed il faceto sulle paure dell’essere umani.

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Entrati nella quinta ora di trasmissione, quando le forze ci stavano ormai abbandonando, abbiamo dovuto assistere al torneo di eliminazione tra i 6 big meno votati: fuori Raige con Giulia Luzi e Alice Paba con Nesli, segno che a Sanremo, per ora, le coppie di sconosciuti non funzionano.
C’è chi perde, ma c’è anche chi ha già vinto, perché è fuori dubbio che invece la prima vera trionfatrice di questa 67esima edizione del Festival canoro sia proprio lei, Maria De Filippi, che dal primo momento ha messo d’accordo pubblico e critica. Piace a tutti, i telespettatori apprezzano il suo atteggiamento serioso, ma la vicinanza di Carlo Conti le ha permesso di mostrare un lato di sé ironico e scherzoso che di solito rimane in ombra. Maria è davvero padrona della scena e Carlo è un direttore artistico impareggiabile. Ma chiaramente sprovvisto di orologio.

Poiché però nel corso della serata non è accaduto nulla di elettrizzante, forse per masochismo, (vista l’ora) o alla ricerca di un guizzo di vitalità, abbiamo deciso di dare un’occhiata al Dopofestival scoprendo che lì ci si diverte davvero. La giocosità della Gialappa’s band e di Nicola Savino coinvolge gli ospiti che in un clima disteso e rilassato si lasciano andare tirando fuori il meglio ed il peggio di sé. Scopriamo così che Lele, la nuova proposta che ha passato il turno, è fidanzato con Elodie, Maldestro è antipatico e supponente come pochi e dice apertamente di non sapere chi sia Michele Bravi, nel frattempo sul palco dello studio si esibiscono Mark King dei Level 42 e Ubaldo Pantani, che in una riuscitissima imitazione di Roberto D’Agostino ci fa morire dal ridere.

Prima del Dopofestival vi consigliamo di non perdervi il collegamento in sala stampa con Rocco Tanica, un momento surreale ma che ormai è diventato un vero e proprio cult. E ora andiamo a prepararci un thermos di caffè perché qui va a finire che facciamo il giro completo dell’orologio in attesa che inizi la quarta serata del Festivàl. Con l’accento sulla a, come direbbe Pippo Baudo.